Primo storico vincitore fu P. Peraatikos su FIAT nel 1951. Il percorso, sterrato ed accidentato di montagna attorno Atene, è lungo km. 376
RUOTE D’ORO – Gold Wheels – Capitolo n. 33
Di Roberto Gerosa – Verona Area1 Veneto Trentino/AA
Siamo nella metà degli anni ’60 e nonno Aurelio era ancora con noi. Semplice artigiano meccanico, ma con una mente fine e tanta fantasia, inventò diversi articoli brevettati e poi utilizzati in ambito lavorativo. Mi raccontava con emozione le sue esperienze di vita e, data la sua passione per la storia, di quanto memorizzato leggendo libri e guardando cartine geografiche, mentre io lo ascoltavo fantasticando. Aveva il suo bel caratterino, della serie: “Vi ascolto anche volentieri, tanto poi decido io!”. Mi voleva un bene dell’anima, affetto che ricambiavo ma, da furbetto quale ero, ne approfittavo. Come quella volta in cui, dopo aver preso di nascosto la Fiat 1100 di mio padre per divertirmi nelle vicine colline come se partecipassi a un rally, mettendomi alla prova tra curve e controcurve, salite e discese e strade sterrate per fare “il figo” con gli amici, dovettero venirmi a prendere con il carro attrezzi. Me la cavai con pochi graffi, la 1100 con molti di più…. Grazie al nonno evitai il castigo cioè la riduzione per alcuni mesi della paghetta settimanale ma, non schivai un “salutare” ceffone. I miei genitori non amavano, fortunatamente, quel tipo di istruzione, evidenziando però il termine “salutare” perché da grande realizzai che quei pochi ceffoni servirono a farmi comprendere la differenza tra bene e male, tra cose da fare e da evitare. Oltre al fatto che non ci sarebbe sempre stato un nonno a proteggermi e difendermi.
Prima di entrare nello specifico di questo rally dell’Acropoli, occorre immedesimarsi nello spirito di quegli anni quando si affermavano la cultura pop e la minigonna, facendo emergere una figura femminile che, gradualmente, abbandonava le “privazioni” di una ormai arcaica società patriarcale a favore di una nuova libertà. La scienza e la ricerca ottenevano importanti risultati come quello del dr. Christian Barnard (1922/2001), medico sudafricano che nel 1967 eseguì per primo un trapianto di cuore. Tutto si svolse in una notte di dicembre presso l’ospedale Groote Schuur di Città del Capo, quando una giovane donna vi giunse ormai in condizioni gravissime. I medici non poterono che constatarne poi la morte decidendo di espiantarne gli organi. La mattina successiva, iniziò l’intervento per sostituire il cuore di una persona di 54 anni. L’iniziale euforia venne raffreddata dalla morte del paziente dopo soli 18 giorni, ma la strada era ormai percorsa e, nel gennaio del 1968, un nuovo trapianto di cuore sul signor Philip Blaiberg, ne prolungò la vita di ben 19 mesi e 15 giorni.
Qualcuno si chiederà quale nesso ci possa essere tra l’espressione di libertà, la ricerca, il rischio, la professionalità e i rally. Nei rally si avverte una sensazione di libertà grazie alle strade libere e spesso immerse in luoghi incontaminati. La ricerca è necessaria per rielaborare i motori, gli ammortizzatori, l’aderenza col suolo. Il rischio è di casa e come un chirurgo non puoi esitare o sbagliare perché l’errore nei rally si paga caro. La professionalità, dopo le prime gare da autodidatta, necessita di un attento studio del percorso, di una oculata conoscenza del mezzo, di una preparazione psicofisica e di una specifica equipe per l’assistenza. Eccolo il nesso e quanto necessario per ambire al risultato finale.
Eccoci ora a uno dei Rally dell’Acropoli che in quegli anni fu definito disastroso per i mezzi, in quanto le strade greche a quei tempi erano assai peggio delle nostre (battutina ironica). Tra i vari Marchi era presente con i suoi piloti la Daimler-Benz (Mercedes), che faceva affidamento sulla robustezza delle sue auto. Eugen Bohringer, con la sua potente 300SE, ottenne i tempi migliori finché rimase in gara in quanto si dovette ritirare a causa di un guasto al ventilatore di raffreddamento. L’altro pilota, Dieter Glemser, con una 230SL fu invece penalizzato per un errore di percorso. Anche la Mini Cooper 1300, guidata dal pilota Timo Makimen, si fermò al posto di assistenza per problemi causati dalle asperità delle strade. I meccanici, per accelerare i tempi, ribaltarono sul fianco la vettura (una pratica usata) ma, forse per la fretta, non controllarono tutto attentamente e la vettura prese fuoco. L’incendio venne prontamente domato, però il circuito elettrico ne rimase danneggiato al punto che Makimen dovette ritirarsi nonostante si trovasse nelle prime posizioni.
Anche alle tre Rover 2000 della squadra ufficiale le strade causarono problemi, come pure alla vettura Saab, guidata dalla signora Patricia “Pat” Moss sorella del pilota Stirling Moss di cui abbiamo parlato nel capitolo n. 18 di gennaio 2021, che danneggiò il selettore del cambio. Molti furono i ritiri dovuti a guasti o uscite di strada (circa l’80%) come quello della Citroen di Luciano Bianchi e della Volvo di Tom Trana. Le Lancia resistettero discretamente terminando al terzo posto con l’auto guidata da Rene Trautmann mentre l’altra, del pilota Giorgio Pianta, dopo essere uscita di strada giunse al traguardo con il parabrezza rotto e una sola marcia efficiente.
Una rivelazione fu la piccola Steyr-Puch (tipo Fiat 500) di soli 650cc classificatasi al settimo posto mentre il vincitore, su Volvo 122S, fu lo svedese C. M. Skogh.
“Se senti l’auto perfettamente sotto controllo, significa che non stai andando abbastanza forte” -Colin McRae-
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2 Comments
Angelo
Grazie Roberto riesci sempre a parlare del passato, presente ,futuro aspetto il prossimo racconto
Luca Veloso
Sempre attento a riempire il foglio bianco con interessanti informazioni sportive condite da notizie storiche e aneddoti personali. Il giusto mix per leggere con piacere i tuoi racconti