di Alberto Capilupi – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Il razzismo è un’ideologia politica purtroppo radicata in molti bianchi di origine europea: sia in quelli viventi nel Vecchio Continente, sia nei discendenti di quelli che emigrarono in America.
Si basa sulla presunta superiorità della razza cosiddetta bianca.
Lo fa notare l’ex calciatore francese campione del mondo nel 1998 (che ben ricordano i tifosi della Juventus, del Parma e del Barcellona) Lilian Thuram, autore del libro “Il pensiero bianco. Non si nasce bianchi, si diventa”.
Ne presentiamo una sintesi. Il bambino di pelle chiara non ha pregiudizi inizialmente, ma ad un certo momento qualcuno (secondo noi “l’ambiente”) gli fa notare che i suoi compagni di pelle scura appaiono diversi da lui. A quel punto quei suoi compagni diventano, ai suoi occhi, soprattutto dei neri. Dopo di che lui, sentendosi diverso, si percepisce come bianco e diventa bianco. Proprio questo, probabilmente, è il meccanismo psicologico che crea il razzismo basato sul colore della pelle.
“Bianco” per modo di dire, osserva Thuram riferendosi ad un foglio da stampa. In realtà le persone di origine europea non sono affatto di pelle bianca, ma semplicemente di pelle più chiara rispetto ai neri (come molti africani della costa mediterranea).
Inoltre – aggiungiamo noi -, in base ad uno studio presentato all’84esimo congresso dell’American Association of Physical Anthropologists, e ripreso dalla rivista Science, tutti gli europei avevamo la pelle scura fino ad ottomila anni fa: quindi è recentissimo il cambiamento del colore della pelle, considerando che la storia di Homo Sapiens si è sviluppata in duecentocinquantamila anni.
La battaglia contro il razzismo, conclude Thuram, è una battaglia di civiltà: c’era ai suoi tempi più di quindici anni fa, ma è attuale anche oggi, come viene confermato da un episodio vergognoso accaduto recentemente nella partita Fiorentina – Napoli, nel corso della quale Koulibaly è stato insultato unicamente per il colore della sua pelle.
Che fare con gente che si comporta in modo così assurdo ed incivile? Come prevenire questo triste fenomeno e come punire adeguatamente i responsabili?
Esprimo il mio parere, dichiarando fermamente che il mio disprezzo verso il razzismo è infinito.
Paradossalmente potrei essere accusato di essere razzista nei confronti dei razzisti.
Ma sarebbe un’accusa priva di fondamento, perché il razzismo é una vile forma di discriminazione nei confronti di soggetti portatori di caratteristiche umane in gran parte immodificabili.
Al contrario i razzisti, se cominciassero ad usare il cervello, potrebbero modificarsi.
Quindi ha pienamente ragione Thuram: “E’ una questione di civiltà”.
E di viltà, aggiungiamo noi, perché i razzisti sono dei meschini che si nascondono nella folla.
Ma chi sta vicino a loro non è in parte corresponsabile se sceglie di stare zitto e non collabora per identificarli?