L’estate non è solo vacanza,ma è un momento in cui si può riflettere e si possono approfondire degli argomenti che, presi dal tourbillion della vita lavorativa e dagli impegni quotidiani , spesso non vengono affrontati con il giusto peso.
La possibilità di essere padroni del proprio tempo , esacerba in molti di noi la fame del leggere e sviluppa il senso critico,anche stimolato dalla facilità di incontri conviviali. Quest’estate,tranne ormai la situazione pandemica che purtroppo ci accompagna da circa due anni e ci condiziona,due eventi umanitari gravi il terremoto di Haiti e l’Afghanistan,hanno scosso l’opinione pubblica.
Fortunatamente ,per gli amanti dello Sport,gli Europei di calcio e le Olimpiadi ci hanno accompagnato in queste giornate spesso rese pesanti dalla enorme calura.
Ora avremo la possibilità di seguire le Paralimpiadi di Tokyo ed a settembre gli Europei di calcio Amputati ,che si svolgeranno in Polonia. A questo punto,rifacendomi ad un interessantissimo articolo di Massimo Rosa, direttore di Panathlon Planet , che invito a leggere o per chi l’avesse fatto a rileggere: “Para(o)limpiadi ,chiamiamole Olimpiadi.
Una sola passione da accendere sotto la stessa fiamma,una proposta che il Panathlon vuole abbracciare ……….”, una domanda sorge spontanea: perché non fare le gare in contemporanea?
Perché non creare un unico villaggio olimpico?
Oggi fortunatamente si va alla globalizzazione senza nessun discernimento. Negli articoli che trattano questo argomento Paralimpico,si rammenta sempre che le gare per i disabili sono state create da Sir Ludwig Guttman nel 1948. In un recentissimo articolo di Gianpaolo Mattei ,pubblicato sull’Osservatore Romano del 21 Agosto,viene rilevato che ben 40 anni prima in Vaticano si svolgessero gare per disabili.
Riporto uno stralcio dell’articolo:”-la notizia- non è che in Vaticano si svolgessero tra il 1905 e il 1908 campionati “mondiali “di atletica …………. La – notizia – è che,all’inizio del 900, in Vaticano gareggiavano atleti con disabilità.
Quarant’anni prima dell’avvio del movimento Paralimpico ,che ha preso le mosse dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale …………”.
A questo punto ,rifacendoci anche al nostro motto “ Ludis iungit” non sarebbe forse ,molto più bello avere un unico spazio temporale per le gare ed un unico medagliere?
Anche perché,unica è la Bandiera e unico è l’inno nazionale . Ricordiamoci che nel passato remoto le Olimpiadi erano vietate alle donne….. Per noi sportivi ,il sacrificio degli atleti ha “ par valore “.
Francesco Schilliró