Cari Panathleti, Cari futuri Panathleti,
tutto è cominciato, circa due secoli fa, a Much Wenlock su un immenso prato nel cuore dell’Inghilterra della rivoluzione industriale. E’successo perchè un ragazzo aveva le spalle strette e presto sarebbe morto di polmonite insieme ad altri bambini che lavoravano nelle cave. E’successo perchè molti giovani erano alcolizzati e destinati a farsi portare via dalla cirrosi. Perchè i ragazzi che fondevano il ferro avevano i denti neri e i polmoni pieni di catrame. E’ successo perchè a Much Wenlock è arrivato un giovane dottore — William Penny Brookes — che ha detto basta a quella strage silenziosa. E la rivoluzione l’ha fatta lui, convincendo imprenditori e autorità, che era necessario aiutare le classe deboli permettendo loro di sopravvivere.
Lo ha fatto con l’educazione fisica, con lo sport, con il divertimento. Due secoli fa il dottore si è messo a girare per la campagne e le scuole, nelle fonderie e nelle miniere, insegnando piegamenti e flessioni e organizzando corse e passeggiate. Nell’ ottobre del 1850 si sono dati appuntamento tutti gli atleti della contea. Era la prima giornata dei Giochi Olimpici di Much Wenlock. Due giorni di corse, salti, sollevamento pesi, tiro alla fune, bocce, football, cricket, lancio di pietre. E ancora, gare di disegno, poesia, storia e di lettura, perchè anche d’animo va allenato. I Giochi ebbero un tale successo che alcuni anni dopo vennero ospitati anche al Crystal Palace di Londra davanti a diecimila spettatori.
Fino a quando al villaggio delle Midlands fede capolino un nobile francese, incuriosito da quella storia, il barone Pierre de Couberten che nel 1896 avrebbe poi organizzato le prime Olimpiadi di Atene. Ma forse potremmo chiamarli i Giochi del dottor Brookes. Da allora la storia l’hanno raccontata Dorando Petri e Jesse Owens, Cassino Clay e Livio Berruti, Nadia Comaneci e Mark Spitz, i fratelli Abbagnale e Valentina Vezzali, Carl Lewis e Usain Bolt.
Ed ora si torna a Tokyo che aveva ospitato le Olimpiadi nel 1964. Non era mai successo nella storia olimpica lo slittamento di un anno. Solo le guerre avevano fermato l’evento olimpico nel 1916, 1940 e 1944. In tempo di pace è successo oggi per la pandemia. Non si scherza con il virus ed il Giappone si è adeguato. Per la prima volta, forse, hanno vinto gli atleti che hanno chiesto condizioni sicure ed uguali per tutti. Il rinvio è una scelta senza precedenti, quindi non esiste un vero e proprio protocollo. Tutto è da risistemate e rinegoziare, dai costi, alle penali, ai rimborsi.
Il CIO vede in Tokyo una edizione sperimentale. Approderanno nuovi sport: skateboard, karate, arrampicata, surf oltre al reintegro del baseball e softball. Si moltiplicheranno le staffette miste: nuoto e atletica ne avranno una 4×400 in pista e una 4×100 in vasca, oltre al tiro con l’arco, judo, tennistavolo, triathlon. In vasca 1500 metri stile libero per le donne, 800 metri aperti agli uomini, mentre la scherza recupera tutte le gare a squadre, senza rotazione e ci fa sperare di incrementare il già ricco medagliere. La boxe delle ragazze guadagna due categorie, il basket si arricchisce del tre contro tre, gioco di strada portato sul podio.
In tutto 339 gare, 33 discipline sportive, oltre 11.000 atleti dei quali 384 azzurri.
La nostra AREA è rappresentata da grandi campioni che ci fanno sperare per il medagliere a cominciare dal ciclismo con il verbanese Ganna, 1′ ossolana Longo Borghini e la cuneese Elisa Balsamo, già titolare di una borsa di studio Attilio Bravi nel 2017. E poi la schermitrice vercellese Federica Isola e nell’atletica la novarese Linda Olivieri, l’alessandrino Paolo Dal Molin, il valsesiano Stefano Sottile, il ciglianese e ora torinese Brayan Lopez e la valdostana Eleonora Marchiando. La provincia di Asti cala due assi. nel pentathlon femminile Alice Sotero e nella pallavolo maschile, alla quale sfugge da alcune edizioni la medaglia d’oro, Matteo Piano. Nel nuoto la sorpresa alessandrina nella rana Federico Poggio. E poi il tennista torinese in strepitosa cresciuta tecnica Lorenzo Sonego. Ma per luogo di nascita o origini parentali “Sportweek” il magazine dalla Gazzetta dello Sport, attribuisce alla Regione Piemonte ben 22 atleti.
Tokyo ad un anno di distanza ci riprova, anche per smentire e per esorcizzare il breve annuncio comparso lo scorso anno su un giornale giapponese che titolava “ Vendesi torcia olimpica usata pochissimo. Ottimo stato. Astenersi perditempo”. E adesso cari Amici Giochi… vi amo!!!
Lo Sport e le Olimpiadi al centro.
Maurizio Nasi