Di Massimo Rosa
Tutti i numeri che ruotano attorno al più famoso torneo di tennis su erba
L’abitudine è quella di vedere Wimbledon attraverso gli occhi della televisione, a meno che non si sia tra i fortunati che abbiano assistito di persona. I momenti televisivi sono senza alcun dubbio ricchi di fascino per le immagini che ci sono regalate di bel gioco, di splendide ragazze tra gli spettatori, di slow motion esaltanti il plastico gesto sportivo, di forti emozioni come solo Wimbledon sa regalare.
Wimbledon è il sogno di tutti coloro che amano la racchetta da tennis al di sopra del Rolland Garros, degli Internazionali d’Australia o di Flushing Medow, in parole The Championships non ha rivali.
Le due settimane di svolgimento hanno la capacità di un tale coinvolgimento emotivo che ti da la sensazione di essere al contempo spettatore che player. Così si sa tutto sui protagonisti che di volta in volta scendono in una della 19 court del complesso.
Ma dietro la prestigiosa facciata cosa c’è ? Panathlon Planet ha pensato bene di dedicare all’argomento la propria attenzione.
GLI SPETTATORI & MEDIA & CHALLENGE & PALLE
Circa mezzo milione sono i fortunati che vedono il torneo dal vivo; 200 sono i Paesi collegati per una audience di 1 miliardo al giorno. La finale maschile della scorsa edizione fu seguita in tv da 1 miliardo 894 mila persone, quella femminile da 2 miliardi 456 mila. Forse le ragazze hanno più appeal.
Chi non ha il ticket per i campi può seguire gli incontri sul megaschermo da 40 mq.
Ma numeri da capogiro son forniti da social network: pagine web consultate 473milioni (+9 % rispetto al 2013); App 63milioni; FB,Tw, Google 4,5milioni.
3.250 è la stampa accreditata, di questi 600 sono giornalisti; 2.450 tecnici delle televisioni e 200 sono fotografi.
Nel 2013 i challenge richiesti dai giocatori furono 428, di questi 120 risultarono corretti. Le ragazze, invece, lo richiesero 191 volte, ma solo 49 ebbero ragione.
Le palle utilizzate sono 54.250. Quelle usate, al termine delle partite, sono messe in vendita tre per volta al costo di 2 sterline e 50 centesimi.
I CAMPI
Come abbiamo accennato i campi dell’All England Tennis and Croquet Club, 19 in tutto, sono a disposizione dei soci tutti i giorni eccetto questo periodo. La cura dell’erba, il Loietto inglese ( a ricrescita veloce), che deve essere alta 8 millimetri, è affidata alle cure di 15 giardinieri altamente specializzati, ai quali se ne aggiungono altri tre durante il periodo dell’evento. L’erba è bagnata, tagliata e passata con il rullo tutti i giorni. Il Campo Centrale ed il numero uno sono solo attivi durante i quindici giorni di gare.
FOOD & BEVERAGE
Ladies and Gentlemen acquistano 350 mila cup of tea, al di là delle canoniche e storiche 5 p.m. (Le nostre 5 del pomeriggio); 150 mila sono invece le bottiglie di acqua minerale. Ma quello che molti di voi non conoscono è il Pimm’s, rossa amarotica e gradevole bevanda poco alcolica, che sta tra l’Aperol ed il Campari, di questo drink i British gentlemen ne sono fortemente innamorati, tanto da consumarne nella quindicina tennistica qualcosa come 230 mila bicchierini, tra un cheers (brindisi) e l’altro alla salute delle vittorie dei propri beniamini o magari delle scommesse vinte.
Ma numeri da capogiro sono anche le quantità del celebre piatto nazionale “Fish & Chips” 32 mila, uniti a 60 mila panini con salsiccia e ad altri 160 mila generici; 40 mila sono le appetitose grigliate di carne supportate da 10 mila pinte di birra, a cui si aggiungano 12 mila chili di salmone. I meno spartani, 207 mila, siedono comodamente ai tavoli dei diversi punti di ristoro, brindando a fiumi di Champagne, 28mila bottiglie di ottimo Lanson. In quei giorni si consumano anche montagne di fragole, delle quali, gli inglesi, sono ghiotti. Last but not least chi beve il caffè deve sorseggiare il nostro Lavazza, esclusivista del torneo.
Ma non dimentichiamo che sono mangiate 15 mila banane; 7 mila chili di panna; 6 mila pizze; 60 mila gelati e bevuti 30 mila litri di latte.
E qui ci fermiamo con il solito slogan “God save The Queen” ma, soprattutto, God save the British dall’indigestione.
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