” Storie di Fair Play “
Qui Lecce – Ludovico Malorgio – Area8
Se i comportamenti individuali e collettivi fossero ispirati da lealtà e rispetto per il prossimo, nello sport come nelle vita, non ci sarebbe bisogno di parlare di fair play e di applicarsi per promuoverlo. Siccome non accade, il Panathlon ha fatto del fair play nello sport un cavallo di battaglia e per questa sua ‘mission’ ha trovato, nel tempo, imitatori più o meno convinti in varie discipline sportive. Da parte di molti dirigenti federali ed operatori sportivi, a vari livelli, infatti, é stato avvertito il bisogno di fare qualcosa per combattere la violenza, le scorrettezze e i comportamenti sleali che ‘sporcano’ il confronto sportivo tra competitori. La Lega Calcio, prendendo spunto dal rugby, nel 2007 istituì e impose il ‘terzo tempo’, che, per la verità, aveva poco a che vedere con il tradizionale incontro conviviale dei rugbisti nel dopo-gara, ma consisteva soltanto in un saluto tra le squadre schierate a centrocampo, con la terna arbitrale, dopo il 90′. Si può dire che questa iniziativa, almeno nella forma, sia miseramente fallita perché, in realtà, dirigenti, calciatori ed arbitri, non ci hanno mai creduto seriamente. Stessa storia pero il ‘cartellino viola per il fair play’ ideato nello stesso periodo dalla Fiorentina, che veniva assegnato ogni mese ad un giocatore segnalato da una speciale giuria e dai tifosi. Detto questo, bisogna anche ammettere che i gesti di fair play nel calcio non sono mai mancati.
E’ molto noto quello compiuto da De Canio il 16 dicembre 2000 nella partita Everton-West Ham. Al 90′, sull’1 a 1, il calciatore italiano, che militava nel West Ham, si trovava al centro dell’area di rigore e in condizione di segnare il gol della vittoria, ma non calciò e prese il pallone con le mani perché il portiere avversario Sinclair era a terra infortunato. Per questo gesto De Canio ricevette il Premio Fair Play dell’Anno 2000 dalla Fifa, che gli fu consegnato dal presidente, il colonnello Joseph Blatter, notoriamente antitaliano. Il Panathlon Club Lecce ha premiato a più riprese alcuni comportamenti di fair play compiuti sui campi di calcio. E’ accaduto per Fabio Bazzani (2004) della Sampdoria, Guglielmo Giacomazzi (2005) del Lecce e per l’allenatore Pillon (2009) dell’Ascoli. Nelle partite di campionato in cui scesero al ‘via del mare’ con la loro squadra, ai tre sportivi fu conferita la Targa ‘Fair Play ‘ intitolata al ‘mitico’ Mario Stasi fondatore del Club di Lecce nel 1956. Le cerimonie di consegna si svolsero sempre sul terreno di gioco dello stadio di Lecce, prima del fischio d’inizio. Alla premiazione di Pillon é legato un mio ricordo molto particolare, in quanto, da presidente del Panathlon consegnai la Targa al tecnico ascolano (Pagina del Corriere dello sport del 13.12. 2009, ndr), ma subito dopo ripresi il mio lavoro in tribuna stampa e firmai l’articolo della partita. L’episodio di cui fu protagonista Fabio Bazzani si svolse in Sampdoria-Atalanta nel novembre 2004; l’attaccante blucerchiato, dopo uno scontro di gioco in cui il suo avversario rimase a terra dolorante, attese 12′ minuti perché si riprendesse totalmente e rientrò in campo insieme con lui. Più complesso e lodevole il gesto di Giacomazzi in Lecce-Messina del 27 febbraio 2005. Quando l’arbitro Rizzoli fischio un calcio di rigore in favore del Lecce per un presunto fallo in area su Giacomazzi, fu lo stesso giocatore uruguaiano a riferire al direttore di gara di essere caduto da solo.
Rizzoli annullò la sua decisione e ammonì Giacomazzi per simulazione. Il terzo episodio si riferisce ad un episodio accaduto in Ascoli-Reggina nel 2009. L’Ascoli segnò con Antenucci la rete dell’1 a 0, mentre il difensore reggino Valdez infortunato chiedeva l’interruzione del gioco per uscire dal campo. Pillon dopo le proteste degli avversari ordinò ai suoi giocatori di concedere l’1-1 e il reggino Pagano depose il pallone in rete tra gli immobili giocatori marchigiani. La Reggina dopo il pareggio segnò altri due gol e vinse la partita per 3 a 1.
Pillon fu aspramente contestato con la squadra. “Non so se lo rifarei – commentò il tecnico – mi è sembrata la cosa giusta da fare, ma siamo rimasti due ore negli spogliatoio per la contestazione dei tifosi. Il nostro é un calcio malato”. La stessa sorte toccò a De Canio e Giacomazzi. L’allenatore del West Ham, infatti, al giornalista che gli diceva che doveva essere fiero del gesto del suo giocatore, rispose ” Beh, sì é meraviglioso, in realtà in campo noi volevamo ucciderlo”. Anche Giacomazzi fu aspramente criticato negli spogliatoi, perché la partita finì o a 0, e probabilmente il Lecce ci rimise due punti. De Canio, Bazzani, Pillon e Giacomazzi sono degli ammirevoli esempi di uomini di sport, che hanno saputo anteporre i valori assoluti di lealtà e rispetto agli interessi propri e della loro squadra. Gli episodi dimostrano, quindi, che il fair play non s’impone come nel caso il ‘terzo tempo’ del calcio, né si chiede come per il ‘cartellino viola’, ma si sente.
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