–Da Trieste, Mattia Contessa–
Alla fine Prada ha vinto la battaglia contro tutti che negli ultimi giorni si è combattuta ad Auckland. E così dopodomani si torna in acqua per completare le finali di Prada Cup entro la data ultima (24 febbraio, e se quel giorno la competizione non potesse essere chiusa regolarmente, la vittoria andrebbe a chi in quel momento è in vantaggio) stabilita nel calendario originario, lasciando inalterate anche le date della successiva America’s Cup (6-21 marzo) fra il Defender Team New Zealand e la vincitrice della Prada Cup, appunto.
Il problema era nato nello scorso weekend, quando ad Auckland erano stati riscontrati 3 casi di positività al Covid 19 e il Governo neozelandese aveva subito imposto il lockdown duro (livello 3, il massimo) fino al 17 febbraio, ma rinnovabile. Paventandone un prolungamento America’s Cup Events (la società che commercializza l’evento) ha colto la palla al balzo e insieme al Governo stesso si è messo a lavorare per cambiare in corsa le regole e far slittare tutto fino a quando la situazione Covid non si fosse normalizzata. Per questo, era intenzionata a far slittare appena al 26 febbraio la ripresa delle finali di Prada Cup e di conseguenza spostare anche la Coppa America al 13 marzo, comprimendola in una settimana di regate (per finire comunque entro la deadline originaria del 21 marzo) invece delle due previste. Uno scavalcamento netto del Regolamento dell’evento (scritto a 4 mani dal Defender Team New Zealand e dallo sfidante ufficiale Team Prada e accettato anche dagli altri sfidanti) che invece aveva già previsto, in caso di emergenza da Covid 19 come l’attuale, la “bolla” di sicurezza sanitaria per i Team e lo svolgimento delle regate a porte chiuse.
Questi gli argomenti della contesa. Che Prada-Luna Rossa ha dovuto combattere contro America’s Cup Events, Ineos UK, la stampa neozelandese, l’opinione pubblica. Mentre apparentemente se ne è restata fuori Team New Zealand, Defender della Coppa delle Cento Ghinee, che ben sapeva di avere molto da guadagnare se fosse passato il tentativo di ACE e Governo. Ma sapeva bene anche che sarebbe stato un oltraggio troppo marchiano ed evidente alle regole e per questo ha preferito fare il gioco delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.
Ci sono montagne di soldi investiti in questa giostra, interessi diversi. E allora ognuno fa il suo gioco, si capisce. Non ci sono gigli immacolati. ACE vuole regate aperte al pubblico e massima visibilità per lo spettacolo, gli elementi necessari per il suo tornaconto d’immagine e finanziario. E dunque ha provato a fare melina, d’accordo con il Governo kiwi. Ben sapendo che, in aggiunta, questa situazione avrebbe avvantaggiato nettamente la barca di casa. Ineos UK avrebbe avuto piacere di avere giorni in più, sperando che intanto si raffreddasse lo stato di grazia di Luna Rossa (che conduce 4-0) e al contempo per provare qualcosa di nuovo che la rendesse più competitiva per tentare la difficilissima rimonta sugli italiani. Stampa e opinione pubblica hanno fatto e stanno facendo da “agenti provocatori” per far saltare i nervi a Team Prada, soprattutto in previsione della sfida a New Zealand per la Coppa America che ormai appare la più probabile.
Dall’altra parte, Luna Rossa non c’è stata a farsi mettere in mezzo e ha reagito con durezza. Aveva il Regolamento dalla sua parte e ha mostrato i denti per farlo rispettare. Ci è riuscita (e non poteva essere altrimenti), ma naturalmente si è presa e si sta prendendo palate di insulti dalla stampa e dall’opinione pubblica locali. Si è completamente alienata l’aura di simpatia che aveva (se mai l’avesse avuta…) e in Nuova Zelanda da oggi sarà nemica, non più avversaria. Dovrà essere autosufficiente, perché se mai dovesse avere bisogno, di certo nessuno l’aiuterà. Anzi, cercheranno di metterle i bastoni fra le ruote.
Ma Prada non è ad Auckland per ballare minuetti o per operazioni d’immagine. Ci è andata per provare a strappare la Coppa ai padroni di casa, ha investito nella campagna un pozzo di denari e anch’essa fa il suo gioco. Vuole che sia rispettato il Regolamento per chiudere subito il discorso con Ineos UK e avere qualche giorno di tempo per migliorare ulteriormente barca e manovre, ma anche per poter far riposare l’equipaggio: sa bene che la sfida contro New Zealand Fly Emirates, già difficilissima così, diventerebbe improba se affrontata in pochissimi giorni e con uomini e barca logori contro avversari freschi di testa e di fisico e con una barca intonsa.
A la guerre comme à la guerre…