–Da Lecce, Ludovico Malorgio-
La storia di Daniele Greco, 31 anni, triplista, punta di diamante della Nazionale azzurra di atletica leggera, é di quelle in cui l’interesse per la vicenda umana dell’atleta prevale di gran lunga sulle sue imprese sportive. Nel 2012 alle Olimpiadi di Londra, l’atleta di Galatone, in provincia di Lecce, ha vissuto il suo momento magico con il quarto posto nel salto triplo con 17,48, dietro gli statunitensi Christian Taylor (17,81), Will Claye (17,62) e il compagno di nazionale Fabrizio Donato. Daniele era arrivato a Londra con un palmares di tutto rispetto: medaglia di bronzo alle Gymnasiadi di Salonicco nel 2006, terzo posto ai Giochi del Mediterraneo del 2009, Campione Europeo ‘Under 23′ in Lituania nel 2009. Aveva, dunque, le carte in regola per un ulteriore salto di qualità, magari per una medaglia olimpica. La sfortuna aveva fatto capolino già a Londra, dove, a causa dei crampi, Daniele in finale non pote’ effettuare il terzo salto. L’anno dopo si rifece con due titoli europei, ai campionati “Indoor’ di Göteborg (17,70, record personale, seconda prestazione indoor di tutti i tempi) ed ai Giochi del Mediterraneo di Mersin. Sono stati gli ultimi lampi di una sontuosa carriera drammaticamente interrotta. Ai ‘Mondiali’ di Mosca del 2013, infatti, si fermò in finale per un infortunio e ai Campionati Europei di atletica leggera del 2014 di Zurigo, durante il riscaldamento, gli saltò il tendine d’Achille della gamba sinistra. Quel maledetto agosto di sette anni fa segnò l’inizio del suo lungo e doloroso calvario. Per due anni ha fatto la spola tra ospedali , studi medici e fisioterapisti. Oggi insegue con grande forza d’animo la condizione fisico-atletica, che gli permetta di tornare ai suoi livelli. E lavora sodo sulla pista di Taviano con il prof. Raimondo Orsini, il docente di educazione fisica che tanti anni fa, nel corso di una manifestazione provinciale dei Giochi della Gioventù, ne intuì le qualità straordinarie e lo prese in carico, avviandolo al salto triplo.
L’INTERVISTA
Daniele, si può dire davvero che la sfortuna si sia accanita contro di lei!
– Certo, pensate che 25 giorni dopo il primo intervento al tendine d’Achille, al Policlinico di Pavia, mi recai dal fisioterapista per iniziare il lavoro di recupero, appena entrato nel suo studio scivolai sul pavimento bagnato e mi ruppi il tendine operato. Fu un colpo terribile, mi sentì cadere il mondo addosso. Faticai molto per riprendermi dal punto di vista psicologico.
Ma i guai non erano finiti!
– Purtroppo è così, ho subìto altri tre interventi; dopo il secondo al tendine sinistro, fu necessario intervenire anche su quello destro, ma nei momenti in cui mi sembrava di poter riprendere la preparazione per un totale recupero, mi succedeva sempre qualcosa, che mi temeva lontano dalla pista. Questo calvario è durato cinque anni, però non mi sono mai arreso.
Ha dovuto, quindi, rinunciare ad appuntamenti importanti?
– Sì, dapprima alle Olimpiadi del 2016 su cui avevo proiettato le mie aspettative . I due anni successivi sono stati terribili per problemi al tendine destro. Per guarire mi sono sottoposto anche a tre ‘fattori di crescita’, ho fatto un lavoro specifico a Formia, correndo sulla segatura e in bicicletta . Ma i guai non erano finiti, nell’aprile del 2019 prima dei campionati italiani fui bloccato da una lesione muscolare. Nell’ottobre successivo ho dato forfait anche ai mondiali di Doha, per il solito tendine destro, che faceva le bizze.
Queste continue traversie, però, non hanno intaccato la sua grande forza d’animo. Ha saputo mettersi tutto alle spalle ed ha ripreso a lavorare con il suo allenatore Raimondo Orsini sulla pista di Taviano!
– Ho sofferto tanto, ho vissuto momenti molto difficili sul piano fisico e morale, ma non è mai venuta meno la fiducia. Nel 2020 puntavo molto sulle Olimpiadi di Tokio, rinviate di un anno per la pandemia. Nonostante tutto ho fatto alcune gare, a Molfetta, Napoli e ai Campionati italiani in cui ho ottenuto il quarto posto.
A che punto é con la condizione?
Dal punto di vista fisico sto bene, ma devo perfezionare la tecnica, ritrovare la coordinazione dei movimenti, che in tanti anni di ridotta attività ho un poco smarrito. Il 23 gennaio scorso ho partecipato ad un meeting indoor di Ancona, dove ha fatto m 16.04, una misura lontana dal mio limite personale, che, però, é un punto fermo da cui ripartire. Ad Ancora tornerò il 21 febbraio prossimo per i Campionati Italiani ‘indoor’, spero di fare meglio. Il mio obiettivo immediato é la misura minima (17,14) da fare entro il prossimo 23 giugno per poter scendere in pista ai Giochi giapponesi il prossimo luglio.
Daniele Greco, tesserato con le Fiamme Oro, si rimette in gioco a 31 anni per cancellare un passato di malanni e sofferenze. Ha il coraggio dei forti e l’orgoglio dei campioni, anche una grande fede in Dio e non ha mai ha mai abbassato la guardia. Metterà tutto la servizio di un sogno, la medaglia olimpica. Quella della sfortuna l’ha già ‘conquistata’.