-Di Enrico Brigi–
“Cambieranno i giocatori, il presidente, l’allenator, ma il Verona resterà sempre nel mio cuor” è il ritornello che risuona spesso sugli spalti della curva Sud del Bentegodi, dove risiede da sempre la frangia più appassionata della tifoseria dell’Hellas. Un vero e proprio mantra che sta a significare quanto prevalga l’amore verso i propri colori, indipendentemente da chi li rappresenta dentro e fuori dal campo.
In questi cento e oltre anni di storia, tanti ne sono passati in riva all’Adige tra Presidenti, allenatori e giocatori. Molti di loro hanno scritto pagine indelebili, altri sono stati di passaggio, alcuni sono finiti addirittura nel dimenticatoio. Tra gli allenatori, a sedersi sulla panchina gialloblù sono stati diversi ma solo in pochi hanno legato il loro nome alla storia del club. Stilare un’ipotetica classifica non è così semplice, soprattutto se si mettono a confronto epoche diverse dove il calcio, inteso come idea di gioco ma anche come rapporti con giocatori, pubblico e media, non era lo stesso tra un periodo e un altro.
Ci sono tuttavia tre figure, non così lontane tra di loro, che consentono di essere messe a confronto. Allenatori tra loro uguali ma allo stesso tempo differenti. Parliamo, in questo caso, di Osvaldo Bagnoli, Andrea Mandorlini e Ivan Juric, colui che siede tuttora sulla panchina gialloblù. I primi due si sono già ritagliati uno spazio importante nella storia del club mentre l’altro, accolto con diffidenza al suo arrivo, non si sta dimostrando da meno rispetto ai suoi predecessori. Nel suo caso i presupposti per lasciare un segno ci sono già tutti.
Osvaldo Bagnoli rappresenta, senza possibilità di essere smentiti, la figura più importante, legata indissolubilmente alla conquista dello scudetto tricolore. Schivo, di poche parole davanti a taccuini e telecamere e nei confronti dei propri giocatori, ma diretto ed efficace quanto basta tanto da farsi capire con un semplice sguardo. Il suo credo era: «il merito è tutto dei giocatori, il mio compito è solamente quello di metterli nel ruolo più adatto alle loro caratteristiche». L’unico neo del “Mago della Bovisa” è sempre stato, forse, quello di dare poco spazio ai giovani. Anzi, all’inizio di ogni stagione, il suo primo pensiero era comunicare alla squadra quale sarebbe stata nella sua testa la formazione titolare. Un comportamento magari non condivisibile ma che non lasciava spazio a errate interpretazioni.
Completamente diverso ma altrettanto amato dal popolo gialloblù è stato, ed è tuttora, Andrea Mandorlini. Giunto un po’ “spaesato” sulla panchina gialloblù, con la squadra che navigava nei bassifondi della serie C, ha saputo conquistare una doppia promozione in tre stagioni, riportando in A la squadra dopo undici anni, e sfiorando l’anno dopo la qualificazione in Europa. Bravo a individuare e far crescere un poco alla volta i giovani – tecnica insegnatagli da Giovanni Trapattoni, suo grande Maestro all’Inter – è stato protagonista di alcune uscite “mediatiche” che se da un lato lo hanno reso inviso a certa stampa e a tante tifoserie avversarie, dall’altro gli hanno consentito di creare un forte legame con il popolo gialloblù che ne ha fatto un vero e proprio “capopopolo”. Unica pecca, forse, il rapporto, mai decollato fino in fondo, con Maurizio Setti, rimasto comunque vivo soprattutto grazie ai risultati ottenuti. Venuti a mancare quelli, infatti, le strade si sono inevitabilmente separate. Come succede spesso nel calcio quando i punti li fanno gli altri.
L’ultimo arrivato in casa Hellas, infine, lo slavo Ivan Juric sembra incarnare le migliori qualità di entrambi. Accolto in riva all’Adige con estrema e ingiustificata diffidenza, figlia degli esoneri maturati sulla panchina del Genoa, in pochi mesi ha saputo guadagnarsi la stima e l’affetto di tutto l’ambiente. Diverso da Bagnoli per quanto riguarda la loquacità ma estremamente diretto e franco, nei confronti di tutto e di tutti, ha messo sul tavolo una trasparenza e un’onesta intellettuale alla quale, francamente, nessuno era più abituato. La dote più grande, dimostrata in questi mesi sulla panchina dell’Hellas, è stata sicuramente la grande capacità di accrescere il valore degli uomini a propria disposizione, molti dei quali da illustri sconosciuti sono diventati oggetto del desiderio di diversi club. Non solo, è riuscito ad attirare verso di sè anche l’amore della tifoseria che, in questo momento, sarebbe pronta a una vera insurrezione in caso di una sua dipartita. Sì, perché, qualcuno ci ha già fatto un pensierino e anche se Setti lo ha blindato con un contratto triennale, visti i risultati, trattenerlo potrebbe nel futuro risultare molto difficile.
Tre condottieri legati tra di loro da un importante filo conduttore: l’amore incondizionato della propria tifoseria. E di questi tempi, scusate se è poco.