–L’Editoriale di Massimo Rosa–
La diatriba
Il CIO aveva preso un forte posizione verso l’Italia, rea a suo dire di non rispettare l’articolo 27 della Carta Olimpica, dove si legge che i Comitati Olimpici Nazionali, nel nostro caso il CONI, debbano essere autonomi. Da lì il braccio di ferro circa l’indipendenza del Comitato presieduto da Giovanni Malagò che, se negativa alla fine, avrebbe di fatto esautorato l’Italia dai prossimi Giochi di Tokyo 2021, costringendo i nostri atleti ad una presenza anonima senza Tricolore né Inno.
La conclusione
Degno del miglior film di Hitchcock la suspense che ha caratterizzato la vicenda Italia – CIO degli ultimi giorni che, come si conviene ai film del maestro, ha tenuto col fiato sospeso l’intera Italia dello sport: Tricolore si Tricolore no; Inno sì Inno no. Poi “le coup de theatre”, pochi secondi prima che scorressero i titoli di coda, la soluzione del giallo: l’Italia andrà a Tokyo con Tricolore, accompagnato dal nostro Inno, ed organizzerà l’Olimpiade di Milano Cortina. Miracolo?, Buon senso?. L’uno e l’altro.
Dunque all’ultimo minuto il premier Conte, prima di salire al Quirinale a rassegnare le proprie dimissioni, ha sciolto il nodo relativo alla richiesta da parte del CIO di rispettare la Carta Olimpica, approvando il decreto legge che garantisce al CONI l’autonomia necessaria per svolgere le proprie funzioni.
Il decreto legge, operativo da subito, dovrà ora essere convertito in legge entro 60 giorni. Nel contesto dei diversi punti scritti si prevede che 165 dipendenti e 10 dirigenti siano di ritorno al Coni, come si prevede una spartizione immobiliare. Al CONI andranno il centri sportivi di Tirrenia, Formia ed Acquacetosa della capitale; Sport e Salute, invece, fa suoi il Foro Italico, l’Olimpico, l’Istituto di Medicina dello Sport, la Scuola e la Biblioteca.
I due soggetti, cioè Sport e Salute e CONI, avranno compiti diversi: il primo sarà società erogatrice dei fondi assegnati dal governo per promuovere l’attività sportiva sociale, destinando parte d’essi al CONI, per il 2020 sono stati 280 milioni di euro, delegato, quest’ultimo, a tutto ciò che abbia come finalità lo sport agonistico ed olimpico.
Scongiurato dunque il pericolo in extremis, si spera che tra i contendenti tutto torni alla normalità nell’interesse di tutti, e che l’Italia possa rivedere il Sol dell’avvenire…dello sport.
Noi del Panathlon non possiamo che rallegrarci ricorrendo al nostro motto “Ludis Iungit”, lo sport unisce ancora una volta.