“Storie di sport“
di Aldo Messina/Redazione Gianni Brera
Nella vita di ogni sportivo ci sono “Momenti di Gloria” e lunghe pause farcite di illusioni e di speranze. Nella mia modesta carriera agonistica ho avuto una partenza a razzo e una lenta ma inesorabile discesa verso la mediocrità.
Dopo un secondo posto ai Campionati Italiani Allievi (1978) sognavo le Olimpiadi. Il sesto posto dell’anno successivo riportò i confini dei miei sogni al suolo italico; gli anni da juniores relegarono i miei sogni alla pozza sotto casa, e fu allora che subii una delle delusioni più cocenti.
Il mio allenatore di allora, probabilmente non vedendo in me future sue soddisfazioni personali, un bel giorno venne al campo e mi disse più o meno così: “non posso più seguirti, preferisco concentrarmi su “X”, atleta in quel momento in forte ascesa. Mi ritrovai a 18 anni senza un tecnico, nel pieno del periodo della maturazione, e cercai di sopravvivere (atleticamente parlando) iniziando a leggere pubblicazioni tecniche, italiane ed estere e ad allenarmi da solo.
Fino ad allora avevo osservato Angelo Tagliapietra da lontano perché, lo devo confessare, ad un timido adolescente faceva un po’ timore, sia per l’aura di leggenda che lo circondava, sia per i suoi modi un po’ burberi.
Fui lentamente attratto verso di lui, con un approccio timido. e Iniziai ad allenarmi con i suoi ragazzi, e lui iniziò a prendermi i tempi sulle ripetute e a darmi rapiti e secchi suggerimenti. La transizione verso la sua sfera di influenza si concluse in pochi mesi, inesorabilmente, e dalla sua orbita non uscii più fino al mio ritiro, avvenuto una quindicina di anni dopo.
Capii subito che Angelo non avrebbe mai abbandonato un atleta. La sua presenza al campo era a prescindere. A prescindere dal tuo talento, dai tuoi risultati, dal tuo futuro. Il suo credo era quello di allenare per il gusto di allenare, di vedere e godere di ogni singolo e minuscolo miglioramento. L’ho visto allenare grandi talenti e casi disperati, ma sempre con la stessa voglia e la stessa determinazione, cose che ti trasmetteva in modo diretto ed immediato.
Nella sua finta semplicità il suo modo di allenare nascondeva invece un approccio e un ragionamento continuo che si basava sul ruolino degli ultimi giorni, sulle tue condizioni psicofisiche, sulla voglia o meni di affrontare determinati lavori. Il tutto si andava ad incastrare in una programmazione che ovviamente teneva conto degli impegni futuri e di un minimo di ciclicità, ma il risultato era che andavi al campo sempre con la giusta voglia e determinazione, e anche i lavori più duri venivano affrontati con grande serenità.
La parte più succulenta dell’allenamento era però quella che si svolgeva a bordo campo, quando Angelo metteva sul menù della discussione il suo immenso repertorio di aneddoti, storie, freddure e giudizi spietati (ma simpaticamente rispettosi) sulla miriade di personaggi che a quel tempo giravano al Campo Consolini di Verona. Tutti al “Coni” ebbero un soprannome coniato da Angelo, e a distanza di anni, quando ci si incontra, alcuni compagni di campo vengono ancora ricordati con quello storico nomignolo. E per quanto riguarda le atlete….siamo al limite della leggenda!
Momenti talmente gioiosi che noi atleti passavamo volentieri dal campo per un saluto e due chiacchere, anche se infortunati o dopo aver smesso l’attività agonistica. Due parole con “el Taia” avevano la capacità taumaturgica di riportare tutto alla sua reale consistenza, alla sua clamorosa semplicità grazie al vero e solido linguaggio del campo.
Il mio sarà un giudizio di parte, ma Angelo Tagliapietra è stato il miglior tecnico che abbia mai frequentato i campi di atletica veronesi per qualità e quantità di atleti che ha portato ad alto livello. Se si iniziano a contare i lunghisti oltre i sette metri che sono passati sotto il suo sguardo attento si rischia di non finire più. Personalmente mi sento un miracolato per come seppe farmi migliorare in pochi mesi nel salto in alto da 1,80 a 1,98, specialità sulla quale venni temporaneamente dirottato per esigenze di squadra.
L’immagine esuberante, pungente, dissacrante e talvolta sopra le righe che il Taia si è creato nel settore dell’atletica veronese non è riuscita a scalfire le qualità che solo chi gli è stato particolarmente vicino ha saputo apprezzare, e parliamo di umiltà, onestà e generosità. Sulla competenza, poi, non si discute.
E non è poco.
Grazie Angelo.
Le foto, i video, le caricature, i ritratti, presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate, segnalando prontamente il nome del fotografo. Si ringrazia comunque l’autore.