Un campione, il migliore con Pelé, rispetto al quale ha fatto cose straordinarie in Europa. Ha portato Napoli davanti al Nord, e non solo sul piano sportivo. Ha regalato un titolo mondiale al suo paese nell’86 e una finale nel 90 alla guida di una nazionale rabberciata con 4 disoccupati. Messi non lo vale, in nazionale è un pigmeo rispetto al Pibe de Oro. È morto di eccessi, Diego, soprattutto di droga. Ma sul piano umano è stato di una generosità pazzesca, sempre pronto ad aiutare chi gli stava attorno. I suoi compagni gliel’hanno sempre riconosciuto. Per quanto possa apparire strano, non ha mai derogato da una forte etica, personale e oggettiva insieme. E anche da una intima spiritualità con il Signore. Ha combattuto l’arroganza e la corruzione del potere. E solo queste sfide ha perso con la prepotente oligarchia della FIFA. Caro Diego, hai vissuto molte vite. Intensamente. Sii orgoglioso di te stesso. Noi ti rimpiangeremo. Il Panathlon Club Milano si riunirà, presto spero, nel tuo ricordo.
*Filippo Grassia, giornalista RAI e Presidente del Panathlon Club Milano.