-di Cesare Sagrestani–
Il tennis giocato sul tavolo inizialmente inteso come passatempo ha compiuto i primi passi in Inghilterra e in USA nell’ultimo quarto del 1800, mentre il tennis dall’antico Real tennis e Jeu de Paume che si giocavano al coperto già nel medioevo diventava popolare come Lawn Tennis giocato all’aperto con regole definite nella prima edizione dei Campionati di Wimbledon nel 1877.
Definire pertanto il tennistavolo come un derivato del tennis forse non è propriamente corretto, preferisco pensare come ipotesi più verosimile che la sua nascita e evoluzione si sia sviluppata come comune parente, real or royal tennis, all’incirca nello stesso periodo secondo il pensiero di Ivor Montagu, primo Presidente ITTF.
Che fosse considerato un gioco ne è dimostrazione che in quegli anni furono registrati in Inghilterra e in USA vari brevetti, per interessi puramente commerciali, il primo nel 1883 da Slazenger sulla retina per il gioco del tennis sul tavolo nel 1883, da James Devonshire nel 1885 sul Table Tennis, poi acquistato da Jacques e registrato nel 1891 come “Il nuovo gioco da tavolo del ping pong o gossima” con allegate regole e poi da David Foster registrato in Inghilterra nel 1890. FOTO 1 2 E 3
Agli inizi, le dimensioni della pallina di 50 mm di diametro di sughero ricoperto di tela o di gomma con un rimbalzo difficile da controllare sul tavolo, erano un problema per la diffusione del gioco.
Con l’introduzione nel 1900 della pallina di celluloide, il gioco del tennis sul tavolo diventò un successo. E nacquero due associazioni, una denominata Table Tennis l’altra Ping Pong finche non si riunirono in un unica Federazione Internazionale, ITTF, in occasione dei primi Campionati del mondo del 1926 svoltisi a Londra, dove si definirono anche le prime regole.
Fino agli anni ’50 ci sarà il predominio dell’Europa poi subentreranno gli Asiatici con Giappone, Cina e Corea del Sud insieme all’Ungheria e Yugoslavia e con anche la Svezia grande protagonista dagli anni ’70.
In Italia già in epoca fascista il tennistavolo si praticava in Toscana e Lombardia. Le prime notizie in un lungo articolo comparso su Il Littoriale del 3.4 novembre 1928 in cui l’allenatore assunto dal Bologna per il nuoto l’ungherese Paolo Domonkos oltre a dilettarsi a far conoscere anche il tennistavolo negli ampi spazi sotto le gradinate del nuovo stadio riuscì a contattare il campione del mondo Zoltan Mechlovits per una intervista sulla storia e sui mondiali vinti dall’Ungheria.
Purtroppo dopo una rapida diffusione nei GUF e nei dopolavoro il regime non lo reputò adatto ai canoni sportivi del tempo e l’attività proseguì negli oratori in modo quasi clandestino perchè anche loro subirono restrizioni delle attività.
La Fitet nasce nel 1945 a Genova senza alcun riconoscimento ufficiale e l’attività spesso si praticava sotto l’egida dell’ENAL. Nel 1947 cambia la denominazione in Gitet (Gruppo Italiano tennistavolo), condizione per il riconoscimento Coni come gruppo aderente alla FIT e infine diventa Federazione effettiva del Coni nel 1979 riprendendo il nome originario di Fitet.
Molti sono stati i passi in avanti del tennistavolo a livello internazionale con ben 226 Federazioni affiliate all’ITTF, uno degli sport tra i più diffusi al mondo riconosciuto dal CIO.
Per la prima volta il tennistavolo entra nel programma olimpico di Seoul 1988 e l’Italia partecipa con l’atleta Massimo Costantini, il tecnico Cai Zhenhua, ora Presidente della Federazione Cinese di calcio, e il sottoscritto come Deputy Referee.
Massimo Costantini è stato uno dei migliori giocatori italiani di tutti i tempi insieme ad alcuni dei promotori del tennistavolo in Italia Adolfo Herskovic, Piero Schlensinger, poi famoso giurista e banchiere, Lucio Sturani, Luciano Winderling, poi Stefano Bosi, Giovanni Bisi, Valentino Piacentini e Massimiliano Mondello.
Purtroppo in Italia si parla di tennistavolo solo in particolari occasioni come quando nel 1971 la diplomazia del ping pong con il disgelo delle relazioni tra Cina e Usa portò l’anno successivo la Cina a giocare con l’Italia con il Palazzetto dello Sport di Roma strapieno con ingresso a pagamento.
Ma questa è un’altra storia.