“I Personaggi dell’Urbe”, le interviste (Im)Possibili di Lorenzo D’Ilario
Dino Zoff: “La porta è sacra, non potevo abbandonarla”
Dino Zoff, leggenda del calcio italiano e mondiale, si è concesso ai microfoni del Panathlon Distretto Italia e del Panathlon Club di Roma. Nella sua infinita e monumentale carriera ha unito Nord e Sud giocando per il Napoli e la Juventus, ma soprattutto perché è stato il portiere della Nazionale Campione d’Europa nel 1968 ed il capitano dell’Italia Mundial quattordici anni dopo, quando con le sue braccia che alzavano la coppa al cielo di Madrid diventò un francobollo. Quest’ultima vittoria lo ha reso, all’età di quarant’anni, il vincitore più anziano nella storia dei Mondiali di calcio, nonché l’unico giocatore italiano ad aver ottenuto il titolo sia di campione d’Europa che del mondo a livello di nazionale. Sempre in azzurro detiene il record mondiale d’imbattibilità per squadre nazionali, non avendo subito reti per 1142 minuti consecutivi. Uomo di sport per antonomasia ed esempio di vita per la sua pacata risolutezza, si è distinto anche come alto dirigente sportivo ed allenatore.
È uno dei pochi sportivi al mondo a cui è stato dedicato un francobollo. Si è sentito onorato?
Il francobollo rappresenta la vittoria dei Mondiali di Spagna 1982. Ancora oggi quando lo rivedo mi ritorna in mente tutta la soddisfazione di aver alzato la coppa davanti al Re di Spagna Juan Carlos e a tutto il calcio mondiale che ci guardava. Rimarrà sempre una parte indimenticabile della mia vita, un ricordo più che piacevole.
Negli ultimi anni l’interpretazione del ruolo del portiere si è evoluta enormemente fino a diventare quasi il primo attaccante della squadra. Oggi, infatti, l’estremo difensore deve avere un’ottima tecnica con i piedi oltre a saper difendere i pali della porta. Cosa ne pensa di questa evoluzione?
In prima battuta mi verrebbe da dire che non sia una buona cosa perché c’è il rischio che a forza di pensare a giocare con i piedi ci si dimentichi di parare. Naturalmente il fatto di saper giocare con i piedi per un portiere è un qualcosa in più che può essere senza dubbio positivo. Ma non dobbiamo mai dimenticare che i fondamentali e la tecnica di base di un portiere riguardano la parata. È questo il gesto tecnico che caratterizza la figura del portiere.
Per caso ricorda una situazione di gioco in cui ha contribuito in maniera decisiva all’azione d’attacco dei suoi compagni o di essere andato vicino alla segnatura di una rete?
Sinceramente posso dire con orgoglio di aver evitato tante reti degli avversari. Certe parate valgono molto più di una rete segnata. Non mi sono mai portato nell’area di rigore avversaria neanche alla fine della partita. Oggi va molto di moda ma per me la porta è sacra, non potevo abbandonarla.
Oltre alla tattica, il calcio è cambiato tanto dai suoi tempi anche grazie alle recenti innovazioni tecnologiche. Qual è la sua opinione sulla VAR?
La VAR è un’innovazione utile e doverosa per le situazioni oggettive, come ad esempio il fuorigioco o per verificare se un fallo è avvenuto dentro o fuori l’area di rigore. Ma quando ci si vuole spingere oltre e si comincia ad interpretare troppo, a mio avviso, la macchina non sempre ha ragione. Sull’intensità della spinta e sull’entità del contatto è giusto che l’interpretazione dell’arbitro in mezzo al campo rimanga tale, eccezion fatta per le sviste più eclatanti. Certo, quando durante la partita la VAR interviene in continuazione diventa peggio che non averla e questo vale sia che si tifi una squadra o l’altra perché il calcio viene snaturato.
Mai espulso né squalificato in tutta la sua carriera, qual è stato il suo rapporto con la figura dell’arbitro?
Ho sempre avuto un buon rapporto con tutti i direttori di gara, forse anche perché a differenza di altri calciatori ero in grado di mettermi nei loro panni e di considerare tutte le difficoltà che incontrano nel dirigere una partita di calcio. A memoria ricordo di aver preso soltanto un’ammonizione per perdita di tempo, quindi anche giusta. In generale non mi piacciono i comportamenti non adeguati nell’ambito dello sport.
Potrebbe farci qualche esempio?
Basta vedere tutte le proteste che si verificano oggi durante le partite. Certamente, quando occorre, il capitano ha diritto a chiedere chiarimenti all’arbitro. Ma tutto il resto è inaccettabile. Personalmente sarei severissimo e sanzionerei con tre giornate di squalifica le sceneggiate che si vedono di frequente quando i calciatori cadono a terra e non la finiscono più di lamentarsi senza essere neanche stati toccati.
Vuole lasciare un saluto ai Soci del Panathlon Club di Roma?
Sono lieto di porgere i miei auguri a tutti i Soci del Panathlon Club di Roma, soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo attraversando. Il Panathlon è importante perché riflette i valori dello sport, per la cui importanza ho il massimo rispetto. Proprio per questo, al di là delle mie vittorie e dei miei record, sono contento di essermi comportato sempre come Dio comanda. Lo sport è vita e serve prima di tutto a migliorare l’uomo.
Le foto ed i video presenti su PANATHLON PLANET sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà segnalarlo alla Segreteria di redazione: segreteria.redazione@panathlondistrettoitalia.it, che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate. Si ringrazia comunque l’autore.