MELBOURNE i Giochi in due continenti (prima parte )
-di Adriana Balzarini–
Le XVI Olimpiadi iniziarono, nonostante la sede dei Giochi fu Melbourne, a Stoccolma perché le prove di equitazione si disputarono dal 10 al 17 giugno a causa della legge australiana che prevede una quarantena di sei mesi per i cavalli provenienti dall’estero e per la prima volta nel concorso ippico fu previsto una gara olimpica si salto (in squadra mista). Fu la prima e al momento unica volta in cui le gare olimpiche si svolsero sul suolo di due nazioni differenti, addirittura in due continenti diversi. Come sede delle gare gli organizzatori scelsero lo “Stockholm Stadium”, costruito per ospitare le Olimpiadi svedesi del 1912, nelle sue vicinanze furono edificate le scuderie. In uno stadio Olimpico gremito in ogni ordine di posti ci fu la vittoria per la Nazionale italiana grazie a due fratelli Piero e Raimondo D’Inzeo. Raimondo, il più giovane, classe 1925, vinse in sella al suo Merano la medaglia d’argento precedendo proprio il fratello maggiore Piero, classe 1923, che montava Uruguay.
L’inglese Pat Smyte e la belga Brigitte Schockaert furono le prime donne a prendere parte ai Giochi in questa specialità. Pat Smythe fu la prima donna a vincere una medaglia, quello di bronzo, in questa specialità.
Nonostante molte perplessità durante i lavori per l’assegnazione della sede il Comitato del CIO decretò l’assegnazione a Melbourne che vinse contro la citta di Buenos Aires per 1 solo voto ma nello stesso tempo, visto un numero eccessivo di città che parteciparono, il CIO decise che da quel momento in poi non potessero più esserci più citta della stessa nazione a concorrere.Per la prima volta i Giochi si svolsero in una latitudine mai raggiunta prima e quindi il periodo di svolgimento delle gare avvenne in un periodo che andò dal 22 novembre all’8 dicembre. Il numero delle Nazioni partecipanti fu di 72 con un numero di atleti uguale a 3314 fra i quali 376 donne. Il numero atleti italiani fu di 134 atleti comprese le 15 donne presenti.
In questi Giochi si registrano i primi casi di boicottaggio a causa dei gravi fatti avvenuti in quell’anno: la guerra di Suez e l’invasione dell’Ungheria da parte dell’esercito sovietico. Il clima tesissimo per questo ultimo evento si presentò in occasione della finale di pallanuoto tra Ungheria e Urss, vinta dai magiari per 4-0; la partita venne addirittura interrotta più volte a causa delle risse tra i contendenti, anche se già durante l’inaugurazione dei Giochi si era sfiorata la rissa nonostante i ripetuti appelli di Bruntage , presidente del C.I.O. :” In un mondo imperfetto come il nostro se lo sport dovesse fermarsi ogni volta che i leader politici violano le leggi dell’umanità non ci sarebbero mai né Olimpiadi né altri eventi del genere. Non è forse meglio estendere lo spirito sportivo agli altri campi?”
L’odio fra i giocatori della pallanuoto fu compensato da una storia d’amore sbocciata tra lo statunitense Hal Connolly, vincitore dell’oro del lancio del martello, e la cecoslovacca Olga Fikotova, prima nel lancio del disco: i due si innamorarono nel villaggio olimpico e la loro unione provocò varie difficoltà visto l’ordine impartito agli atleti dell’Est di non avere contatti con quelli dell’Ovest. Scatenarono problematiche diplomatiche ma riuscirono nell’intento di sposarsi l’anno seguente nel marzo 1957. Il lanciatore Connoly, pur essendo medaglia d’oro nel lancio del martello, aveva una malformazione al braccio sinistro e proprio per tonificare le braccia si era avvicinato ai lanci negli anni del college.
Il nuoto venne seguito dagli australiani con l’attenzione e la passione dovuta a uno sport nazionale e proprio i loro atleti si aggiudicarono: Jon Henricks vinse l’oro nei 100 mt. ma sul podio salirono altri due australiani John Devitt e Gary Chapman . Murray Rose vinse i 400 mt e i 1500 mt migliorando addirittura il record mondiale. La medaglia d’oro non sfuggi all’Australia nella staffetta 4 x 200. Vincitore della prima edizione dei 200 mt farfalla fu l’americano William Yorzyk e il giapponese vinse la gara con stile rana ( per la prima volta si distinguono le gare anche se l’interpretazione causò molte squalifiche) Il giapponese venne definito “il nuotatore invisibile” visto che per evitare squalifiche escogitò il sistema di rimanere sott’acqua il più possibile.
Indiscussa star diventò Dawn Fraser, giovane australiana personaggio fuori dalle convenzioni e donna dallo spirito libero; nonostante questo vinse l’oro nei 100 mt, oro che vinse per ben tre Giochi consecutivi, e segnò il record mondiale con il tempo di 1.02 , permise inoltre alla staffetta 4 x 200 di vincere l’oro. Un’altra giovane australiana, Lorraine Crapp ,vinse sui 400 mt , questo la portò ad essere la prima donna a scendere sotto i 5 minuti su questa distanza. Una americana invece si aggiudicò i 100 mt. farfalla, Shelly Mann, che si avvicinò al nuoto in seguito alla poliomielite che l’aveva colpita.
L’Australia oltre che al nuoto era molto forte anche in atletica e si presentò con una squadra femminile fortissima: Betty Cuthbert, vinse la finale dei 100 m e quella dei 200 m. Vinse poi una terza medaglia d’oro con la 4×100 m. Shirley Strickland de la Hunty , rivinse sugli 80 m ostacoli, vittoria già segnata ai Giochi di Helsinki nel 1952 e si aggiudicò dopo la vittoria nella staffetta, il numero di sette medaglie vinte nei Giochi : tre d’oro, una d’argento e due di bronzo. Le afroamericane furono otto e fra di loro Mildred McDaniel che vinse il suo secondo oro olimpico nel salto in alto dove fece registrare il nuovo record del mondo con 1,76.
In campo maschile Bobby Morrow, ultimo grande velocista bianco degli Stati Uniti, diventò campione olimpico dei 100 e nei 200 m., il suo tempo nei 200 mt. 20”,6 migliorò di un decimo quello olimpico, stabilito vent’anni prima da Jesse Owens. In queste due gare tra i finilasti si presentò Mike Agosyini che seppur sordo riuscì a far convivere la sua passione per la corsa con la sua sordità cercando addirittura di trarne vantaggio rispetto agli udenti. ” il suo udito alquanto difettoso lo costringeva spesso ad anticipare con il pensiero il colpo di pistola” (Querciani 1968 pag. 48)
Nel basket la squadra americana non ebbe rivali e i giocatori che militarono nella squadra ,Bill Russell e Kenneth Jones, diventarono in seguito “stelle della NBA”. Bill Russell fu uno dei primi grandi cestiti statunitensi ma ai Giochi si schierò contro la sua presenza il Presidente del CIO Avery Bruntage con la solita accusa di non essere un dilettante anche se il giocatore non aveva firmato nessun contratto fino ad allora. in seguito dovette affrontare altre problematiche causate dalla sua adesione al movimento per i diritti civili, al fatto che nonostante fosse un campione non fu lasciato entrare in un “ristorante per soli bianchi” fino a ritrovarsi la casa vandalizzata a Boston quando giocava per la squadra del Boston Celtics.
La comitiva italiana è turbata dalla morte del canottiere Arrigo Menicocci, deceduto in un incidente stradale il 1° dicembre, durante i Giochi.
Nell’atletica leggera si ricordano i successi del franco-algerino Alain Mimoun che, dopo due Olimpiadi, riesce, al terzo tentativo, a battere il grande Zatopek aggiudicandosi la maratona. Nella velocità maschile trionfa il “fulmine del Texas” Robert Morrow che conquista tre medaglie d’oro (100 metri, 200 metri, staffetta 4×100). Grande è anche la prova dell’ucraino Vladimir Kuts: a soli tre giorni dalle Olimpiadi è vittima di un incidente automobilistico che gli causa varie contusioni, ma riesce a gareggiare vincendo i 5.000 e 10.000 metri. Nella velocità femminile si distingue l’atleta di casa Betty Cuthbert, dominatrice di 100 metri, 200 metri e staffetta 4×100, mentre negli ostacoli si registra l’ennesimo trionfo dell’altra australiana Shirley Strickland. Nel pugilato spicca il terzo oro consecutivo dell’ungherese Laszlo Papp, da molti considerato il più grande dilettante di tutti i tempi. Nel nuoto dominio degli australiani Murray Rose (oro nei 400 stile libero, 1500 stile libero e staffetta 4×200 stile libero) e Dawn Fraser (oro nei 100 stile e 4×100 stile). Tra le vittorie italiane è da ricordare quella del ciclista Ercole Bandini nella prova su strada: al momento della cerimonia di premiazione manca il disco dell’inno italiano e, dopo un attimo di imbarazzo, dirigenti, atleti e giornalisti intonano in coro l’inno di Mameli concludendo poi tra lacrime di gioia e abbracci.
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