In attesa forse dei Giochi di Tokio continuiamo con la costruzione dell’enciclopedia dei Giochi del Panathlon ….
di Adriana Balzarini
Il movimento olimpico si rimette in moto con riunioni e decisioni dopo la Seconda guerra mondiale, guerra che vide circa 170 vincitori di medaglie olimpiche morire oltre ad alcuni membri del CIO. Archiviate le due edizioni non disputate rimangono comunque numerate perché i Giochi vengono dichiarati sospesi, come del resto come per la Prima Guerra Mondiale. Al vertice del C.I.O. dopo la morte per infarto nel 1942 del belga Henri de Baillet-Latour, successore del padre dei Giochi moderni Pierre de Coubertin, Sigfrid Edstrom già vice presidente prese in mano la situazione. Fu proprio lui a pronunciaredopo poche settimane dalla fine del conflitto il concetto della rinascita: “ La guerra è finita. È naturalmente una catastrofe che centinaia di migliaia di vite siano state sacrificate, palazzi storici distrutti, monumenti unici spariti per sempre. Speriamo che attraverso un’unità di sforzi si possa riparare e ricostruire un mondo migliore. E lasciatemi sperare che in questo sforzo vitale il Movimento Olimpico possa avere un importate ruolo da svolgere a beneficio dell’umanità. Possa la fiamma olimpica una volta ancora ardere, aiutando le future generazioni a recuperare la voglia e la felicità di vivere, e la volontà di lavorare duramente…”.
Nonostante fossero giunte richieste di candidatura da città oltre Oceano Sigfrid Edstrom con altri due membri dell’esecutivo lanciò l’idea dei XVI Giochi a Londra, pur sapendo che la città era stremata dalla conseguenze della guerra come tante altre città dell’Europa ma capì per èrimo che sarebbe stato difficile una trasferta oltreoceano per gli atleti del vecchio continente e che per Londra una ventata di festa e di rinascita gioiosa attravero un l’avvenimento sportivo più importante sarebbe stato per la città una boccata di ossigeno , proprio perchè una città così particolarmente colpita. I Giochi così ripresero dopo 12 anni e la città di Londra La scelta di Londra come sede della prima edizione olimpica postbellica ebbe un forte carattere simbolico. La Gran Bretagna era stata avversaria del nazismo e Londra era stata la città che più di ogni altra Hitler avrebbe voluto distruggere.I valori olimpici nonostante gli scossoni delle due guerre sopravvissero, la “ creatura” del barone De Coubertin, irriso all’inizio della sua avventura , apparve invece solida e radicata nel cuore dei popoli che attraverso lo sport avevano voglia di risorgere dalla catastrofe in cui la guerra li aveva fatti sprofondare. I Giochi Olimpici furono capaci di offrire speranza nel riprendere il cammino di pace, giorni ricchi d’incontri e non di scontri, il ritorno ad una vita di rinascita che avrebbe potuto essere rapida se sospinta anche dall’esempio dei campioni.
L’architetto Ralph Lavers fu scelto per progettare la fiaccola che doveva avere un aspetto piacevole e un buon esempio di artigianato britannico senza eccedere nel costo per i materiali, il carburante e il peso.
Nelle inevitabili ristrettezze del dopoguerra gli impianti sportivi furono in pratica gli stessi che erano stati utilizzati per i Giochi del 1908, parzialmente ristrutturati e anche le medaglie furono di latta e non del più del più nobile metallo; anche la fiaccola venne commissionata con regole rigide che prescrivevano materiale di poco costo. Per la prima volta nella storia la fiaccola passerà sul territorio italiano e il tragitto fu di 1080 chilometri, da Bari ad Iselle , ultima frazione italiana del Comune di Crevoladossola , per poi essere consegnata agli Svizzeri. A Wembley, nel grande stadio del calcio, venne allestita una pista atletica, utilizzata solo per il periodo dei Giochi e altre competizioni, dalla ginnastica al basket, vennero svolte in saloni costruiti per l’Esposizione Imperiale del 1924.
Germania e Giappone non vennero inviate a partecipare ai Giochi. Nuove nazioni furono presenti a Londra: Cile, Danimarca, Islanda, Sud Corea e Libano. 59 paesi risposero all’invito del CIO, dieci in più dell’ultima edizione, quella di Berlino 1936, e il programma comprese 20 discipline per un totale di 136 competizioni. La partecipazione numerica più alta del pubblico fu durante le prove di atletica segnando circa 80.000 spettatori ogni giorno
John Mark, atleta britannico porta la torcia olimpica facendo un giro di pista nello Stadio di Wembley
La squadra italiana fu composta da 183 atleti di cui 19 erano donne; fu accompagnata da 86 dirigenti. I maschi alloggiarono presso un prefabbricato in Richmond Park, le donne invece furono sistemate in un College di Wimbledon.
Un gruppo di azzurri all’uscita dall’hotel Gallia prima della partenza per Londra. Da sinistra: Gianni Rocca, Baldassare Porto, Salvatore Cascino, Carlo Monti, Anna Maria Cantù, Giuseppe Tosi, Gabre Gabric, Ottavio Missoni, Marcella Jeandeau, Silvana Pierucci, Francesco Pretti.
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