Calcio femminile : gli esordi femminili in Italia raccontati da Federica Seneghini.
Adriana Balzarini
Siamo arrivati alla data che ci conferma l’’inizio della stagione calcistica femminile 2020/2021, stagione che vedrà dodici squadre affrontarsi ma in questo clima di festa a metà causa Covid ,che vedrà assente il pubblico ai tornei, dobbiamo ricordare che la prima squadra italiana femminile di calcio che si costituì fu il “Gruppo femminile calciatrici milanese” . La squadra che si formò negli anni trenta in quella Italia dove era al potere il Partito fascista, attraverso Mussolini, puntava al riconoscimento del calcio ma esclusivamente al maschile . Mussolini era impegnato verso questo nuovo sport portando i suoi figli a vedere la Roma e a girovagare per l’Italia ad inaugurare nuovi stadi, dirigendo così ’attenzione degli italiani non solo verso lo sport del ciclismo, ma a qualche cosa che avrebbe visto in seguito i tifosi gioire per le vittorie nazionali: Mondiali del 1934 e titolo olimpico del 1936 ai Giochi di Berlino.
Il libro di Federica Seneghini, giornalista del Corriere della Sera, non ci racconta di queste vittorie maschili ma di un calcio voluto da donne per le donne soffermandosi su quella “squadra coraggiosa” milanese che si era formata da un gruppo di amiche che osò per la prima volta sfidare le regole sociali del tempo. In un’Italia fascista dove negli anni trenta le donne non dovevano fare sport ma essere delle buone madri di famiglia, delle buone mogli e padrone esclusivamente del focolare domestico questo gruppo di donne invece si prese anche la libertà di giocare a calcio.( Le donne avevano già tentato questa strada in Inghilterra già nel 1881, ma furono interrotte da uomini preoccupati di veder mettere in discussione le basi della loro dominazione maschile) Ragazze , quelle milanesi, diverse fra di loro ma impegnate ad assecondare a tutti i costi la loro passione pur sapendo di mettere a repentaglio la loro reputazione. L’idea nasce e cresce in loro in modo diverso: c’è chi ama il gioco del calcio, chi vede nell’avventura di questo gioco proibito alle donne un gesto politico di ribellione, chi si espone per combattere per i diritti delle donne. Tutte però impegnate a non scimmiottare gli uomini: si diedero delle regole proprie con tempi di gioco più brevi, regole semplici e snelle e, per non offendere la morale, giocarono con calzettoni e gonne nere. Ma sono donne e lo sport come il calcio è esclusivamente maschile! Persino i mariti e i fidanzati finirono nei guai per star vicino ed assecondare queste “ragazze-pioniere” del calcio italiano. La loro tenacia ed amicizia le accompagnò sempre in questa avventura, ben raccontata dalla scrittrice, che le vide impegnate ma che vide la squadra sciogliersi aihmè perché non in linea con i valori trasmessi da Mussolini e dal regime perché ritenuto uno sport sovversivo, intuendo che si sarebbe diretto verso il raggiungimento dell’ uguaglianza di genere.
Come fermare tutto questo? Il regime una domenica mattina mandò presso il loro campo degli allenatori di atletica, che misero in piedi il Gruppo Sportivo Giovinezza. In sostanza, furono convinte, sicuramente coercitivamente, a praticare l’atletica leggera: alcune di loro ebbero in seguito una discreta carriera negli anni a seguire a livello regionale, Maria Lucchese ottenne in seguito soddisfazioni a livello nazionale nel mezzofondo e nella corsa campestre e la cannoniera Rosetta Boccalini, la migliore della squadra divenne cestista dell’Ambrosiana, squadra con cui vinse ben tre volte il titolo nazionale.
Il libro molto interessante risveglia le coscienze attraverso le ansie ma anche la passione di queste donne attraverso aneddoti e le umilianti battute d’arresto che le ragazze subirono. “Le Giovinette”, le calciatrici che sfidarono il duce, è uno spaccato di vita reale del tempo , un tempo che ci racconta disuguaglianze insieme a tanti luoghi comuni che purtroppo ancora oggi è giusto ricordare ma nello stesso tempo ci portano ad una riflessione sulle ingiustizie che ancora oggi pericolosamente continuano a vivere nel nostro mondo sportivo contemporaneo.
E un libro che consiglio alle giovani che affrontano lo sport oggi per conoscere cosa le loro antenate hanno dovuto subire per una loro personale scelta sportiva, un libro per chi come noi che stiamo lavorando per un sport attento alle donne anche in chiave dirigenziale, e perchè no, anche un libro adatto agli uomini per aiutarli a riflettere e a non perpetrare errori e vivere con convinzioni che purtroppo talvolta ancora si annidano nei loro pensieri profondi.
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