-di Massimo Rosa-
Da Filippide ai giorni nostri: 42 km e 195* metri di fatica e sudore
Era una calda giornata d’agosto, molto presumibilmente il giorno 10, di 2492 (490 A.c.) anni or sono quando l’esercito Persiano invadeva la Grecia sbarcando nella piana di Maratona. Non era che l’inizio di una cruenta e sanguinosa battaglia tra i persiani e gli ateniesi. I persiani avevano mosso guerra per vendicare un torto subito una decina d’anni prima, avendo le città di Atene ed Eretria aiutato la città di Mileto, rea di aver osato ribellarsi al dominio persiano del re Dario I°.
Gli ateniesi, avendo capito il pericolo incombente, chiesero aiuto a Sparta e Platea. Ma la prima indugiò, mentre la seconda inviò un contingente di mille soldati. Il 10 agosto, il generale Milziade, di sorpresa, fa la prima mossa, dopo aver studiato a lungo l’avversario, come si fa in una partita di scacchi, lanciando un furibondo attacco. Vista la mal parata i persiani, che nel frattempo avevano lasciato sul terreno 6.ooo morti, si diedero alla fuga imbarcandosi sulle loro navi.
Ma facciamo un passo indietro.
Il villaggio di Maratona era ed è un piccolo villaggio, situato nella pianura dell’Attica, a circa una quarantina di chilometri da Atene.
Qualche giorno prima, mentre infuriava la battaglia, che sembrava volgere al peggio per gli ateniesi, venne chiamato il soldato Filippide, che di professione era un “ emerodromo”, cioè un uomo capace di correre anche per un giorno intero, se non di più. Alcuni di loro potevano addirittura raggiungere anche 200 chilometri in 15 ore!
Bene, il nostro Filippide fu incaricato di raggiungere la città di Sparta, che distava 250 chilometri da Atene, per chiedere rinforzi. Una volta raggiunta la sua importante meta, ed aver assolto al compito affidatogli, fece subito ritorno nella piana di Maratona, riprendendo a combattere, senza fare una piega.
Poi il 10 agosto, una volta sbaragliato l’esercito persiano, gli fu comandato di portare la lieta novella ad Atene.cosa che fece “senza battere ciglia”. Tra le urla dei vincitori, la calura estiva, il sudore, la polvere che si appiccicava alla pelle, il soldato Filippide riprese a correre, e tutto d’un fiato coprì i 42 chilometri che lo separavano dalla città del Partenone, dove una volta giunto, ed aver urlato, ai cittadini in trepida attesa, la vittoria, stramazzò al suolo morto stecchito, probabilmente colto da infarto.
Nessuno poteva immaginare che quel giorno sarebbe nata “ la leggendaria corsa della Maratona “.
Dopo di allora dovettero trascorrere 2386 anni prima di riparlare di Maratona!
Ed è il barone francese Pièrre de Coubertin, padre delle moderne olimpiadi, che la riscopre, inserendola nel suo programma, dandole il titolo, che giustamente le spetta, di “ Regina delle Olimpiadi “. Alla prima edizione del 1896 ad Atene vi parteciparono 13 nazioni con 311 atleti, ma tra questi nessun italiano.
Primo vincitore della maratona delle moderne olimpiadi fu il ventitreenne greco Spiridion Luis, che entrò nello stadio Panatinaikon accolto da 80.000 spettatori in delirio, dando così inizio alla nuova ed inossidabile leggenda.
*Quei 125metri in più li si devono al palco reale dei reali di Gran Bretagna, in occasione delle Olimpiadi del 1908 che si svolsero a Londra, posizionato appunto 125 metri più in là degli storici 42 km. Da allora la moderna Maratona ha adottato la nuova distanza.