-di Adriana Balzarini –
Fondamentale per l’assegnazione dei Giochi di Parigi nel 1924, a distanza di vent’anni dall’ultima nella stessa città, fu il padre dei Giochi Olimpici moderni, il parigino Pierre de Coubertin. Nel 1921 infatti inviò una lettera aperta ai membri del CIO, chiedendo che l’ultima edizione della sua presidenza si disputasse nella sua città, anche per cercare di riscattare la pessima figura del 1900 che aveva visto le gare effettuarsi in modo poco razionale all’interno dell’Expo. Per rafforzare la candidatura di Parigi intervenne anche il delegato francese Alfred Megroz, che propose la creazione di una settimana di “sport invernali”, naturalmente sempre sotto il controllo del CIO. La sua idea venne accolta con grande entusiasmo, eccetto dai delegati del nord Europa; fu così che il Comitato Olimpico si ritrovò a scegliere in una sola riunione e per la prima volta, una doppia sede: Parigi, per l’ottava Olimpiade dell’era moderna e Chamonix, per la prima storica edizione della “Settimana dei giochi invernali”( I° Giochi Olimpici Invernali che solo in seguito vennero riconosciuti come Giochi Invernali Olimpici )
La macchina organizzativa una volta conosciuta la decisione iniziò i lavori per la costruzione degli impianti necessari. C’era da risolvere anzitutto la questione stadio; sotto il controllo di Franz Reichel si decise di accantonare il “Pershing” (usato per i Giochi Interalleati del 1919 ma ormai inadeguato) e di spostarsi su “Colombes” già usato nel 1900. Venne rifatta la pista, aggiunto un campo da rugby, campi da tennis e un nuovo impianto per il nuoto. Meno bello fu invece il disegno del villaggio olimpico che consistette nella realizzazione di baracche , un ristorante , una libreria è un ufficio postale. Fu anche costruita una ferrovia per collegare là Gare St. Lazare vicino alla Senna alla Gare Olympique.
Gli inviti per i Giochi vennero diramati nel 1923 e La Germania fu esclusa ancora a causa della Prima Guerra Mondiale . Aderirono 44 paesi. Venne deciso dal Comitato organizzatore in accordo con il CIO l’abolizione dei vari premi accessori, ci fu per la prima volta la persona addetta ad essere lo speaker per il pubblico , debuttò la radio per le notizie e si allestì anche un sistema di trasmissione telegrafico per giornalisti.
I nostri atleti presenti furono 202 trai quali tre donne e due atleti dell’Eritrea, allora colonia italiana),le donne furono impegnate nel tennis : Bologna Paola nel singolare femminile ,Gagliardi Rosetta e Perelli Giulia ( singolare e doppio). Fra gli atleti solo i calciatori andarono in albergo, pur essendo sotto la guida del severo Vittorio Pozzo , (già tecnico della Nazionale nei Giochi del 1912 a Stoccolma) alcune sere scapparono per raggiungere locali di divertimento.
L’apertura fu fissata per il 4 maggio (con il torneo di rugby), anche se l’inaugurazione ebbe luogo un mese dopo, la chiusura il 27, con l’idea di concentrare il tutto in tre settimane. Per l’atletica venne codificarla la maratona fissando la distanza di km.42,195 ( 26 miglia e 385 yard ) che fu la distanza effettuata nel1908 a Londra.; Venne definito il numero di Sei rappresentanti per nazione.
Il fuoriclasse dei Giochi di Parigi 1924, fu senza dubbio quello dell’uomo dagli occhi ghiaccio, il finlandese Pavvo Nurmi. Ragazzo dall’infanzia difficile a causa della perdita del padre stroncato con le due sorelle dal colera si spinse a correre per trovare la pace interiore. Partecipo alla sua prima gara a unidici anni percorrendo i 1500 metri con un tempo di 5’02” e dopo i complimenti ricevuti si concentrò sulla corsa che divento a questo la sua passione, una passione che coltivò anche mentre faceva il portantino alla stazione di Torku. “Per ragioni di economia correvo scalzo dietro ai tram, nelle sere oscure cadevo spesso sulle strade scivolose e mi facevo male ai piedi…. correvo perché dovevo correre,”
Fu nell’esercito che notarono le sue doti e i suoi superiori lo lanciarono nel mondo dell’atletica.Prima dei Giochi vinse 20 titoli sulle distanze del mezzofondo che valsero la sua qualificazione già ai Giochi di Anversa a Parigi fu il favorito forte anche di due titoli mondiali realizzati.
Dominatore assoluto nelle corse campestri, oro individuale e a squadre, il 10 luglio piazzò la storica doppietta vincendo i 1500 mt. E un’ora dopo i 5000 mt. davanti ad una folla che faceva la fila per assistere alle sue gesta. Due giorni dopo vince il cross sia individuale che in squadra, in una gara dove su 38 partenti arrivarono solo in quindici per il caldo asfissiante e il percorso difficilissimo, gara che gli regalò l’ottava medaglia d’oro in due Olimpiadi. Ne vinse un’altra sui 10.000 ai Giochi del 1928.
Lo si rivedrà nel 1952 come ultimo decoro ai Giochi di Helsinki e la Finlandia gli ha dedicato una statua, un’opera lirica e un aereo della compagnia di bandiera .
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