– Di Andrea Buonaiuto –
Ne aveva parlato qualche giorno fa – in qualità di esempio di straordinaria correttezza e professionalità – il Dott. Ferretti (Resp. sanitario di tutte le nazionali di calcio), in chiusura del dibattito “Social” organizzato da Panathlon Milano e diretto dal Presidente Filippo Grassia. “Un uomo che ammiro, che sia di esempio per i professionisti di oggi!”. Un monito scolpito in statua figurante le ‘grazie atletiche’ di Franco Baresi. Concentrate in quel viso scavato ‘dalla dedizione’, in quella falcata ‘palla al piede’ d’ispirazione, rielaborata quest oggi col beneficio dell’improvvisazione.
“Un simbolo, forse anche più che un esempio: un metodo”
Il “Kaiser” oggi fa sessanta. Come i metri del campo che ‘ridimensionava’ a fortino rossonero, in cui esercitava silenzioso lo “status” di Generale al comando. La strategia nella sua testa, l’eleganza nel portamento, l’attitudine al comando nella mimica di postura. Un genio prestato alla difesa, un tattico reindirizzato ai compiti di regia in un contesto di squadra – il Milan di Sacchi – che ha raggiunto picchi eccelsi in giro per il mondo. Inutile sviscerare in versi il palmares, più empatico il ricordo in prosa del suo ‘calcio’.
Che era armonioso, al contempo redditizio. Rude nella corsa ‘spalla a spalla’, arcigno nella chiusura del tackle, accurato nell’impostazione da ‘mento alto e busto fuori’. La scelta del tempo d’intervento quale ‘estremo’ di un’equazione che vedeva nei ‘medi’ il totale controllo della sfera; la lettura del gioco quale chiusura di un cerchio perfetto applicato al calcio. ‘Scientifico’ e ‘Classico’, difensore e organizzatore. ‘Santo’ nei modi silenziosi, ‘Diavolo’ nei cuori rossoneri. Per tutti Franco, un Uomo sincero.