-di Fabrizio Pasquali–
Il ’58 porta ancora innovazioni determinanti; citiamo le principali: viene fissato per regolamento l’obbligo di un carburante “tipo”, ovvero la benzina ad alto numero di ottano (130), mettendo così al bando le miscele “casalinghe” a base di alcool ed altro, mentre i G.P. vengono ridotti da 500 a 300 Km. e la durata a due ore (praticamente la formula attuale); nasce anche un secondo prestigioso titolo: il Campionato del Mondo Costruttori, a premiare quelle Marche che collezioneranno totalmente più punti con la Squadra ufficiale.
L’annata conferma lo sviluppo delle vetture inglesi che, seguendo Cooper, hanno adottato il “tutto dietro” rendendo in tal modo la vettura più piccola e compatta e straordinariamente più maneggevole.
I primi due G.P. (Argentina e Monaco) sembrano confermare tale filosofia dato che Moss e Trintignant, entrambi su Cooper, vincono meritatamente tali gare, malgrado dovessero cedere un mezzo di litro in cilindrata alla concorrenza e di conseguenza una buona fetta di “cavalleria”.
Sulla carta, Cooper a parte, Vanwall sembra possedere più “chanches” di Ferrari grazie anche al motore ad iniezione ed all’uso dei dischi anteriori, mentre Maranello rimarrà ancora affezionata a carburatori e tamburi con ceppi.
L’ottima vettura inglese andrà a cogliere il primo iride dei Costruttori, ciò grazie ad un numero di vittorie decisamente superiore al primo avversario, le “Rosse” di Maranello.
Ma Brooks e Moss si ruberanno i punti fra loro, vincendo alternativamente (Moss in Argentina con la Cooper, poi in Vanwall primo in Olanda, Portogallo e Marocco; Brooks a sua volta primo in Belgio, Germania, Italia), sì da favorire alla fine Hawthorn (una sola vittoria in Francia , cinque secondi posti e punti in nove gare su dieci) che befferà per un solo punto Moss, eternamente secondo.
Malgrado l’ottima stagione, Tony Vanderwall decide di ritirarsi dall’attività agonistica senza apparenti, particolari motivazioni.
Chi scrive ricorda perfettamente, in quanto presente, la vittoria a dir poco rocambolesca di Brooks ( bella questa figura di Medico dentista pilota per “diletto” a tali livelli) a Monza con una vettura sì innovativa nella meccanica, ma dal disegno decisamente superato e vecchia nella telaistica in generale; proprio l’opposto della nuova scuola inglese inaugurata dalle Cooper.
Azzardo pertanto l’ipotesi che Tony Vanderwall, già avanti negli anni, provenendo dalla scuola motoristica e forse non altrettanto competente in quello che vedeva essere il futuro “design” della F.1, non si sentisse di affrontare quello che, dal 1959 in poi, fu un vero salto di qualità nell’automobilismo agonistico.
Anno di gravi lutti ancora in casa Ferrari per la scomparsa di Collins nella telaistica in generale; proprio l’opposto della nuova scuola inglese inaugurata dalle Cooper.
Chiudiamo la stagione annotando il curioso e nostalgico tentativo di Fangio di vincere ancora qualcosa partecipando al G.P. d’Argentina (terzo posto) e Francia (quarto) nonché alla 500 Miglia di Indianapolis. Niente male per un quarantottenne decisamente sovrappeso.
Classifica 1958 (valide le sei migliori prestazioni)
1.Hawthorn; 2. Moss; 3. Brooks; 4. Salvadori; 5. Collins
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