–di Adriana Balzarini-
Shaul Ladany nasce nel 1936 e oggi, 4 aprile 2020, compie 84 anni; è un atleta ebreo sopravvissuto del dramma che si consumò ai Giochi di Monaco nel 1972 ma è anche l’atleta che è stato sempre rincorso dalla morte prima dalla furia del nazismo in quanto ebreo.
Ladany è nato a Belgrado il 4 aprile 1936, figlio genitori benestanti di origine ebrea, Dionys Ladany e Sofia Kassovitz. A cinque anni dovette intraprendere la sua prima marcia seguendo la sua famiglia per arrivare nella campagna intorno a Belgrado per salvarsi dalle bombe dei tedeschi che con le bombe avevano colpito lo scantinato della loro casa e quindi non era più un rifugio sicuro. Due settimane più tardi scapparono ancora, questa volta in Ungheria ma qui il padre venne arrestato con tutta la famiglia e furono deportati a Bergen- Belsen (campo di concentramento dove morirà Anna Frank).
Un periodo terribile nella memoria del giovane Shaul che gli rimase sempre impresso nella sua memoria. Dopo sei mesi la famiglia Ladany riesce a raggiungere la Svizzera con il “Trasporto Kasztner” (dal nome del dottore ebreo ungherese Rudolf Kasztner che salvò la vita a migliaia di ebrei dell’Europa orientale trattando con i nazisti); i nonni materni invece morirono nelle camere a gas ad Auschwitz. Nel 1948 la famiglia Ladany si stabilì in Israele dove Shaul iniziò gli studi per laurearsi in ingegneria. Nel 1956 nell’esercito israeliano, con i gradi di capitano d’artiglieria, combatté la guerra contro l’Egitto e quella dei “Sei giorni” nel 1967. Si trasferì in seguito negli Stati Uniti dove a New York vive il ’68 da studente della Columbia University (e qui consegue un dottorato); rientra in Israele nel 1973 per schierarsi a fianco della sua nazione nel conflitto dello “Yom Kippur”. Shaul Ladany, si sposò in seguito con una compagna d’Università e rappresentò Israele anche in campo sportivo: 28 volte fu campione nazionale di marcia partecipando alle Olimpiadi del 1968 di Città del Messico. Il 16 aprile 1972 realizza la miglior prestazione mondiale sulle 50 miglia e nello stesso anno partecipa alle Olimpiadi di Monaco di Baviera, Shaul a 36 anni era in quei Giochi l’unico componente della squadra israeliana sopravvissuto ai campi di concentramento.
Dopo 27 anni dalla Shoah, il trentaseienne marciatore conclude la sua gara al diciannovesimo posto in 4 ore e 24 minuti ma il destino lo mette ancora di fronte ad una prova di vicinanza con la morte ancora in territorio tedesco. Infatti la mattina del 5 settembre 1972 riesce a scampare al commando di terroristi palestinesi appartenenti a “Settembre Nero” che fanno irruzione negli alloggi dove lui con la squadra israeliana alloggiano. La sua camera fu risparmiata, perché il suo compagno di camera era un ottimo tiratore con il fucile e i terroristi che sapevano benissimo chi fossero e come fossero dislocati gli atleti avevano preferito evitare l’irruzione in quella camera. La polizia tedesca tentò un blitz che si concluse con la morte di 17 persone, tra cui 11 atleti israeliani, 5 terroristi e un poliziotto tedesco. Due mesi dopo ha rinunciato a partecipare alla Londra-Brighton ma non si è voluto sottrarre alla “Cento” di Lugano, sorvegliato, fin dal suo arrivo in Svizzera, a vista da una guardia del corpo con una pistola in mano e una legata alla caviglia sotto i pantaloni. Consapevole del pericolo di un attentato nonostante il diniego della Federazione israeliana è partito a spese sue perché doveva dimostrare che nessuno poteva fermare la sua voglia di vivere e sopravvivere: vinse il titolo mondiale di marcia nella 100 Km., con il tempo di 19 ore e 38 minuti.
Marciare ormai per lui diventerà per lui un esercizio di memoria e rappresenta al mondo intero la sua forza di volontà. Shaul Ladany, professore emerito alla Ben Gurion University del Negev in pensione, continua a marciare e ad ogni suo compleanno percorre i km corrispondenti alla sua età .Ha combattuto anche contro il cancro ma la sua vita è stata una sequenza continua di chilometri, lasciandoci un segno indelebile . “Puoi percorrere migliaia di chilometri, ma certe esperienze non le puoi sudare via. Stanno lì, sono la tua ombra proiettata sull’asfalto. Distorta e spaventosa, ma in movimento. A ricordarti che sei vivo”
Auguri Shaul , continua a marciare !!!
(P.S.Consiglio a chi ne volesse sapere di più su di lui il libro di Andrea Shiavon “Cinque cerchi e una stella” Add editore)
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