
Il Calcio di Romano Mattè – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Nel calcio, come in tutte le discipline sportive, vi sono dei principi, delle massime fondamentali, sia a livello tattico che psicologico. A livello tattico una di queste, ad esempio, recita così: “Nessuna difesa, per quanto possa essere forte, può reggere agli attacchi avversari se non è adeguatamente protetta da un puntuale filtro-drenaggio nel suo avanterra”.
“Conosci te stesso”, così affermavano i filosofi dell’antica Grecia. Questa massima sta a significare che la serena consapevolezza dei propri limiti (sia a livello individuale che di gruppo) è una formidabile forza perché si fanno solo cose che si sanno fare correttamente limitando così’ gli errori. Ebbene, questi due principi, uno tattico e l’altro psicologico, sono quelli che l’Hellas attuale ha metabolizzato e fatto propri ritrovando un’identità tattica e idee che hanno consentito di riprendere un più sereno cammino sulla via della salvezza.
Quando la difesa scaligera collassava subendo gol a raffica (ben 58 reti incassate finora il 29 gare, record negativo assoluto nell’attuale torneo) molti pseudocritici invocavano un mercato di riparazione volto soprattutto a rafforzare la linea difensiva. È bastato che si attuasse nella nostra trequarti un pressing puntuale, ringhioso, un tantino sporco e cattivo e l’Hellas non ha più subito avvilenti imbarcate difensive. Quindi il problema non era creato dalla debolezza della linea difensiva in senso stretto ma stava nella mancanza di un filtro-drenaggio adeguato da parte del reparto di centrocampo. Stando corti e compatti si è consentito a Duda, unico vero play, di dare più qualità sottraendogli quantità.
Cosa si intende per qualità in un play? Questo è un ruolo fondamentale perché il play è l’equilibratore, il metronomo, il centro di gravità permanente, praticamente è l’allenatore in campo. Il play deve dare i tempi di gioco (accelerare-decelerare) i tempi di uscita degli esterni bassi (i vecchi terzini) e i tempi di rientro-accorciamento degli attaccanti (i primi difensori sulla perdita di palla), deve farsi trovare sempre smarcato allorché la squadra riconquista palla e deve saper leggere la situazione prima di ricevere palla e indicare sempre la migliore soluzione a colui al quale deve indirizzarla. Il play deve avere una battuta di servizio pulita, nitida, precisa, secca e semitesa per verticalizzare e per operare cambi rapidi sul fronte d’attacco, che smuovano le difese avversarie e battano pressing, marcature a scalare e raddoppi.
Sulla riconquista di palla il play si può immediatamente abbassare tra i due centrali difensivi della linea a quattro (ma questo vale anche per la linea a tre) mentre gli esterni bassi si allargano dando ampiezza e gli interni si smarcano per dare alternative di scarico, creando in quel preciso istante tattico superiorità numerica sugli attaccanti avversari con più libertà e più ampiezza di visione di campo. Questo movimento-accorgimento tattico, chiamato “remuntada lavolpiana” (l’ha attuato per primo Domenico La Volpe, ex-d.t. di Argentina e Messico) può essere effettuato sia con la difesa a quattro che con la difesa a tre. L’Hellas gioca prevalentemente di costruzione lunga (o lancio-assist) a scavalcare il centrocampo ma là davanti le difese avversarie sono (quasi) sempre dominanti nell’interdizione aerea cosicché gli interni gialloblù devono andare a “mordere” le seconde palle (Djuric non c’è più…) con grande dispendio psico-energetico e con giocatori più portati a costruire che a interdire. Anche per questo limite tattico si impone nel mezzo un centrocampo più muscolare e fisico con ai lati di Duda due mastini (Serdar e Kastanos, ad esempio) che sappiano azzannare le seconde palle e ripartire affondando essi stessi in verticale per la battuta da fuori area (ricordate le bordate sul medio-lungo di Serdar e Kastanos?)
Là davanti manca una punta fisica forte nel gioco aereo che dia senso tattico alla costruzione lunga, agli assist-cross dal fondo largo o dalla trequarti laterale, che inchiodi palla là davanti consentendo alla squadra di prendere campo e lavorando spalle alla porta palle d’incontro per le seconde linee in proiezione verticale. Sogliano, formidabile uomo-mercato, conosce il problema ma gli sono mancate probabilmente le risorse economiche per colmare questa lacuna.
Il danese Tengstedt, felice sorpresa, è solo un ottimo partner tattico di una punta centrale fisica che purtroppo manca. Il giovane talentuoso Suslov è per ora un trequartista che sa rifinire e anche finalizzare (battuta secca e precisa sul medio-lungo) ma deve essere impiegato più in fase offensiva (o nella formula “1+2” o in quella “a 2” nel “3-5-1-1”) per non spremerlo e averlo più lucido e creativo sottomisura.
Concludendo: questo Hellas più cosciente dei propri limiti rimanendo sempre corto e compatto nelle due fasi, con un pressing difensivo puntuale e feroce (sostenuto da una buona condizione fisico-atletica collettiva) mantenendo quasi sempre gli equilibri tattici – mentre si attacca si è già pronti a difendersi- supportato anche da una ritrovata empatia (formidabile forza nascosta di un gruppo) può aspirare a una certa pure se sempre sofferta salvezza.
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