

Di Claudio Beccalossi – Redazione Panathlon Verona
Difficile, se non impossibile, restargli indifferente, soprattutto ai suoi “tempi d’oro”, quelli dalla sua massima celebrazione mediatica in quanto tifoso in saio originale, schietto, vulcanico.
Lui, padre Fedele, al secolo Francesco Bisceglia…
Me l’ero visto davanti il 24 febbraio 2016 (ben nove anni fa!) appena entrato nel RistoBar 1 Binario DLF, lungo la pensilina del primo binario della stazione ferroviaria di Vicenza, in cui dovevo brevemente incontrare il contitolare, Marco Brusarosco. Subito non l’avevo riconosciuto, anche se qualcosa mi suggeriva una sua conoscenza visiva o, meglio… televisiva.
Poi… l’illuminazione: «Ma è il “folcloristico” cappuccino super supporter di non so quale squadra del meridione, intervistato ed invitato a più riprese in programmi sportivi!». Padre Fedele, infatti, era sempre stato un tifoso del Cosenza Calcio con licenza di eccessi ultras, esagitato allo stadio con tanto di sciarpa rossoblù e megafono per incitare al meglio la sua squadra del cuore in campo.
Ci siamo presentati a vicenda, lasciandomi letteralmente travolgere dalla sua appiccicosa affabilità e dal suo logorroico ed invadente entusiasmo. E, per “ufficializzare” la circostanza, avevamo scattato un paio di foto: la prima assieme e la seconda con il frate tra Marco e la moglie Nancy Catalano. Poi, c’eravamo messi a parlottare un po’ della sua “questua” ovunque per raggranellare soldi utili alla sua onlus “Il paradiso dei poveri” (per progetti di solidarietà sociale in Congo, Costa d’Avorio, Etiopia ed in Italia), a Cosenza.
E m’aveva regalato un paio di “santini”, uno con lui assieme a Giovanni Paolo II e l’altro quasi “mistico”, mentre celebra messa e con il riferimento al suo cinquantesimo di sacerdozio, il 14 marzo 2014. Nel retro di quest’ultima immaginetta il testo accennava a sue note vicende con la giustizia durate anni: “Il bene trionferà sul male, la luce brillerà sulle tenebre”. E la successiva frase salvifica: “Padre Fedele perdona tutti! Prega per la conversione di coloro che lo hanno calunniato, assassinato! Solo i grandi sono capaci di alti gesti!”

Francesco/Fedele era nato il 6 novembre 1937 a Laurignano, frazione di Dipignano (Cosenza), primogenito di quattro fratelli purtroppo destinati, quando lui aveva solo 5 anni, a rimanere orfani della madre, deceduta per una polmonite. Il piccolo entrava e cresceva in un orfanotrofio fino a quando decideva per il suo futuro un convento dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini (appartenente alla famiglia francescana). Una scelta quasi contro… natura, dato che, come sottolineavano articoli datati con toni romanzeschi o da gossip che lo riguardavano, il giovane Bisceglia era dotato di “occhi magnetici, bella presenza” ed in grado di suscitare “un fascino straordinario sulle donne e saranno sempre le donne a stargli vicino e a sostenerlo in tutte le sue battaglie”.
Completati gli studi di Teologia a Napoli, il 14 marzo 1964 veniva ordinato sacerdote. La sua prima designazione come parroco era Montagnola, frazione di Acri (Cosenza). Nei sette anni di permanenza riusciva a realizzarvi un campo sportivo, un asilo ed una chiesa, lasciati in eredità al successore dopo la sua nomina a superiore del convento di Acri che faceva emergere “le sue innate capacità di grande comunicatore”.
Nel 1980 padre Fedele obbediva al trasferimento a Cosenza in qualità di segretario delle missioni estere e faceva poi le valigie per India, Etiopia, Eritrea, Madagascar, Camerun, Centrafrica, nazioni in cui allestì un centro per bambini portatori d’handicap, un ospedale, otto chiese e strutture sanitarie per malati di lebbra (o “morbo di Hansen”). Nel maggio 1985 fondava l’associazione di volontariato “Qui si ama – Futura”, artefice del primo “Cenacolo Francescano” con una mensa per i poveri. L’organismo veniva chiuso nell’aprile 1995 per costituire l’odierna “Oasi Francescana”, dotata di letti, pasti e poliambulatorio per gli indigenti.
In parallelo a tanto zelo umanitario, padre Fedele coltivava una smodata passione per il calcio, soprattutto quello riguardante il Cosenza, compagine calcistica prediletta (ed il Cosenza Calcio 1914 lo ebbe addirittura come suo presidente nel 2004-2005). Un “monaco ultras”, insomma, con lauree in Sacra Teologia, Lettere e Filosofia, Medicina in tasca, tra l’altro simpatizzante per i no global e sensibile alla sua maniera al fascino femminile, specie quello più “scandaloso”.
Come quello di Luana Borgia (nome d’“arte” di Luana Perdon, pornostar, cantante e showgirl), conosciuta a Lecco nel 1994, nel corso d’una manifestazione contro la violenza negli stadi e (si dice) da lui “redenta”. Nel 1995, durante l’Erotica Tour di Bologna, dopo essere stato convinto a parteciparvi dalla stessa Luana, il frate contava sul sex appeal della donna per raccogliere fondi necessari all’acquisto di un’autoambulanza da inviare in Ruanda e per sostenere l’“Oasi Francescana”. Il fine giustifica i mezzi?
A chi gli rinfacciava questa sua ostentata “amicizia particolare” (alla domenica assisteva insieme a Luana alle partite di calcio), il cappuccino replicava deciso: «Più si va all’inferno più si trova la strada per il paradiso!» E nell’inferno (delle aule di tribunale) era finito lui stesso, venendo infine assolto definitivamente dalla Corte suprema di cassazione, nel giugno 2016, dopo un lungo e tormentato procedimento da imputato di violenza carnale nei confronti d’una… suora. Il pieno proscioglimento giudiziario, però, non l’aveva riabilitato dalla pena canonica della sospensione a divinis che si porta tuttora sul groppone da circa 19 anni, privandolo dei diritti di sacerdozio, come l’officiare messa, impartire sacramenti ecc.
Viso rubicondo e paonazzo in saio bianco (bianco come i suoi capelli e la sua barba), assolto anche, verrebbe da ipotizzare, “per grazia ricevuta”, aveva confessato i due più grandi ed urgenti desideri: «Ritornare a dire messa, altrimenti quest’assoluzione non ha senso e incontrare la mia accusatrice. Con lei vorrei fare una lunga passeggiata, mano nella mano». O, si suggerisce, andare allo stadio assieme. A tifare, ovviamente, per il Cosenza…