di Alessandra Rutili -Redazione Panathlon Verona 1954
Non basta scrivere per essere un giornalista, anche se spesso ci troviamo a leggere tante informazioni “messe in rete” da chi non ha verificato le fonti, non ha fatto la giusta selezione e le opportune riflessioni. E’ la comunicazione di oggi, veloce e talvolta superficiale. E’ forse per anche per questo motivo che la scomparsa di Rino Tommasi lascia un senso di tristezza profondo in ognuno di noi. Ci ha lasciato un maestro del giornalismo, un uomo che dal 1953 ha fatto di questa, ormai bistrattata, professione la ragione della propria vita. Partendo da Verona si è fatto strada raccontando di boxe e tennis come solo lui sapeva fare. Chi non ricorda la sua voce? Insieme all’amico e collega Gianni Clerici ha appassionato milioni di italiani al tennis. Di lui si diceva che fosse pignolo e meticoloso. Ogni sua telecronaca era studiata e preparata nei minimi dettagli. A lui si devono anche dei neologismi, perché a Tommasi piaceva dar voce a quanti dalle loro case seguivano lo sport, immaginando di essere sugli spalti. Quegli spettacoli Rino li aveva anche organizzati, erano incontri di boxe. Mancherà a tutti il suo fare garbato, il suo modo di portarci dentro l’evento, quel commentare senza giudicare l’atleta. Quel rimanere fuori dalla “storia” raccontandola. In un mondo dove tutti vogliono essere personaggi, giornalisti compresi, Rino Tommasi rimane uno dei Maestri di un giornalismo che non potrà più tornare.