Una storia da Panathlon: Sparwasser un goal per la vittoria – 47 anni dopo torna a scambiare la maglia con Marco Tardelli – Un calcio alle dittature
Di Tonino Raffa – Redazione Panathlon Reggio Calabria
Ci siamo lasciati alle spalle il Natale, ma sotto l’albero abbiamo trovato una di quelle storie che ci riconciliano con i valori dello sport, accarezzano l’anima e fanno bene al cuore. Una storia da…Panathlon. Ce l’hanno regalata il collega di Tuttosport Giovanni Tosco e la Minerva di Bologna, una casa editrice che ha lo sport nel suo Dna imprenditoriale. Protagonisti : Jurgen Sparwasser e Marco Tardelli. Di quest’ultimo sappiamo tutto : pilastro della Juventus e della nazionale per un lungo periodo, cinque scudetti, campione del mondo nell’82 in Spagna con l’Italia di Bearzot e oggi autorevole opinionista televisivo. Ma i più giovani si chiederanno : chi è Sparwasser? E’ il giocatore che ha segnato il gol storicamente più importante del secondo novecento. Necessario un passo indietro : mondiali di calcio del 1974: E’ il 22 giugno e allo stadio di Amburgo si sfidano per la prima e ultima volta le nazionali delle due Germanie, quella occidentale e quella orientale. .Non è solo una partita delicata : è il confronto tra due realtà che, per mezzo secolo, rappresenteranno le facce tragicamente opposte di una stessa medaglia. I tedeschi dell’ovest sono i grandi favoriti, giocano in casa e hanno un organico sontuoso con Beckenbauer, Overath, Gerd Muller e alla fine conquisteranno il titolo battendo in finale l’Olanda di Neeskens e Crujiff. Ma quella sera il Dio del calcio si prende gioco di tutto e decreta l’imprevisto. Malgrado una pressione massiccia gli uomini di Helmut Schoen non riescono a sfondare. A tredici minuti dalla fine la mezzala avversaria Jurgen Sparwasser riceve la palla su un traversone dalla destra, controlla di petto, salta due avversari e batte il portiere Maier con un tiro forte e preciso. Sullo stadio cala un silenzio tombale. Il risultato non cambierà. Quella sera, quel minuto e quel gol resteranno nella storia per la loro forte valenza politica. Sparwasser diventa un eroe per chi crede negli ideali del socialismo reale. Ma in quegli ideali il giocatore non si riconosce, avverte un forte travaglio interiore e la sua diventa un’esistenza tormentata. Tre anni dopo nella partita di Coppa Uefa tra Magdeburgo e Juventus (vinta dai bianconeri), succede che dopo il fischio finale Jurgen e Tardelli si scambiano cavallerescamente la maglia. Il gesto viene ripreso dalla Tv e cominciano i guai; Sparwasser viene redarguito dal suo capo delegazione, minacciato di processo e di radiazione dalla nazionale della DDR, per aver scambiato la maglia con il giocatore di una squadra “capitalista”. Se la caverà con una multa salata, resiste a tutto l’ostracismo decretato nei suoi confronti fino a quando si rende conto che, per il bene suo e della famiglia, c’è soltanto una soluzione : la fuga. Ma sulla via per la libertà c’è di mezzo il muro di Berlino (con i controlli spietati della Stasi) e dovrà aspettare ben 14 anni. All’inizio del 1988 viene invitato a giocare una partita a Saarbrucken, nella Germania occidentale. Nella stessa settimana la moglie ottiene il permesso di andare a trovare alcuni parenti ad Hannover. Il piano riesce e si ritrovano a Francoforte. Lasciano nell’est quasi tutto a cominciare dalla figlia, Silke. che è incinta e per lei sarebbe rischioso seguire i genitori. Vengono accusati di tradimento, ma possomo cominciare una nuova vita. Fino a quando, nel novembre dell’89, non cade il Muro di Berlino e la famiglia si può ricomporre. La storia è ben riassunta nel libro di Giovanni Tosco. Un’opera che, per il suo valore etico, possiamo considerare una vera strenna : in essa la bellezza dello sport , il valore della libertà contro le ottusità della dittatura, si incrociano sul sentiero della storia con un effetto affascinante. E per la presentazione del libro, Sparwasser è venuto in Italia.: tre tappe a Milano, Bologna e Roma dove ha voluto incontrare Marco Tardelli. Si sono riabbracciati e scambiati ancora la maglia in un clima di fraterno rispetto. Di questo evento ho personalmente parlato con Tardelli qualche giorno fa nel corso di una trasmissione radiofonica. Mi ha confermato tutta la sua emozione. Sono trascorsi quasi 48 anni. Ma che importa? Del tempo che passa a noi piace la gente che resta.