di Claudio Beccalossi – Redazione Panathlon Verona 1954
Milano – “La Domenica Sportiva” è il più longevo programma televisivo del settore prodotto dalla Rai ed improntato soprattutto sul calcio. La puntata d’esordio andò in onda la sera dell’11 ottobre 1953 dagli studi di Milano, precedendo l’avvio ufficiale delle trasmissioni del servizio della televisione italiana, il 3 gennaio 1954 (con “La Domenica Sportiva” già alla tredicesima edizione).
Al suo debutto, prima del telegiornale della notte, vennero diffuse brevi registrazioni della partita di calcio di Serie A Inter-Fiorentina, della 50 chilometri di marcia di Abbiategrasso e della competizione ciclistica “Tre Valli Varesine”.
La vera “rivoluzione” dell’assetto-standard avvenne quando, dal 1965 al 1969, il rotocalco fu affidato al conduttore Enzo Tortora che, in diretta, ne fece “un brillante programma d’intrattenimento” (stando al giornalista e critico televisivo Aldo Grasso) per la regia di Gianni Serra (Montichiari, Brescia, 14 dicembre 1933 – Roma, 3 settembre 2020), con opinioni, analisi, interventi di ospiti, invitati in studio.
L’introduzione della moviola, nella messa in onda del 28 febbraio 1965, costituì un salto tecnologico efficace che fece effetto perché permise un esame a lenta velocità di filmati riguardanti azioni di gioco dubbie o particolarmente interessanti, secondo metodologie tuttora valide ed evolute.
Tortora, nel presentare al pubblico lo strumento innovativo, spiegò che era “una tecnica nuova che servirà quando succederà qualche questione spinosa e potremo eventualmente ripassarcela qui, tra amici, con calma e decidere se del caso”. Situazioni polemiche che, in quella domenica, non si verificarono nei campi di calcio. Si rimediò con la visione rallentata del goal del 2 a 0 nella partita Milan-Messina segnato da Gianni Rivera.
Si dovette aspettare fino al 22 gennaio 1967 ed all’incontro Lazio-Juventus per saggiare le potenzialità della moviola in un vero caso. Dell’arbitro, cioè, che non s’accorse del pallone calciato dallo juventino Virginio De Paoli entrato del tutto in rete.
Le ceneri del conduttore di “Portobello” nella “colonna spezzata”
In un angolo dell’Edicola F di Levante Superiore (con cellette per ceneri o resti esumati di “cittadini noti e benemeriti”) del Famedio del Cimitero monumentale di Milano s’impone la particolare “colonna spezzata” marmorea (terminante con un capitello corinzio) che custodisce le ceneri di Enzo Tortora (dai nomi aggiuntivi Claudio e Marcello, Genova, 30 novembre 1928 – Milano, 18 maggio 1988), giornalista, conduttore ed autore televisivo e radiofonico, attore e politico, vittima di malagiustizia all’italiana con magistrati/inquisitori che, addirittura, poi hanno fatto ulteriori salti di carriera.
Il delirio di Stato del “caso Tortora” costituisce ancora un indegno marchio a fuoco negli annali del diritto e della giustizia in ambito nazionale.
Anche per l’esempio umano e morale dimostrato dal ritenuto colpevole.
Infatti, dopo il plateale arresto da parte dei carabinieri alle 4 di mattina del 17 giugno 1983 (con l’accusa di traffico di stupefacenti ed associazione di stampo camorristico) e la sua elezione ad europarlamentare nelle liste del Partito Radicale il 17 giugno 1984 (con 414.514 preferenze) e, quindi, tornato libero il 20 luglio successivo, Tortora, il 13 dicembre 1985 volle dimettersi rinunciando all’immunità parlamentare. Dal 29 dicembre fu messo agli arresti domiciliari, continuando ad affrontare a testa alta l’iter giudiziario contro di lui che già l’aveva condannato in primo grado, il 17 settembre 1985, a dieci anni di reclusione. Venne assolto con formula piena, il 15 settembre 1986, dalla Corte d’appello di Napoli e, il 17 giugno 1987, la Cassazione confermò la sentenza assolutoria ponendo fine al calvario giudiziario che, purtroppo, minò la sua salute stroncata da un tumore polmonare.
Tortora viene tuttora considerato tra i precursori/fondatori della televisione in Italia e, tra molto altro, geniale cocreativo e conduttore del programma televisivo di successo “Portobello” (“Mercatino del venerdì”).
Nelle sue volontà testamentarie, lasciò scritto di deporre le proprie ceneri, a cremazione avvenuta, in una custodia in legno con una copia di un’edizione di “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni con prefazione di Leonardo Sciascia (Racalmuto, Agrigento, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989). Nel libro viene ripercorsa quella che fu una delle prime vicende di giustizia ingiusta in Italia.
Il contenitore è stato inserito nella parte centrale in vetro della “colonna spezzata” che riporta una significativa frase dello stesso Sciascia: “Che non sia un’illusione”…