Striscia Gialloblu di Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
Tamburi di guerra suonano in quel 1914, e tutto fa presagire al peggio. E così sarà.
Il 24 maggio 1918 infatti inizia per l’Italia la “Grande Guerra”, che si protrarrà sino al 4 novembre 1918. Il campionato di calcio, come tutte le altre attività sportive, viene sospeso.
Molti dei giovani calciatori dell’Hellas vanno al fronte, fronte che è anche a ridosso della città, avendo la nostra provincia i confini con l’Austria in Val d’Adige e sui monti della Lessinia.
Di quel periodo bellico restano solo i ricordi di partite giocate sei contro sei in Arena, ma che comunque fanno sempre parte della nostra storia calcistica cittadina.
UNO STADIO TUTTO SUO
Ma facciamo un passo indietro e torniamo al campionato 1914-1915, anno in cui l’Hellas, a causa dei dissapori con la Bentegodi, venne sfrattata dallo Stadium, e che solo grazie all’intervento dell’ingegner Tosadori, che aveva un’impresa di costruzioni e aveva messo a disposizione un proprio terreno fuori Porta Palio, poté avere un nuovo terreno di gioco in barba all’istituzione comunale Marc’Antonio Bentegodi. (Società oggi ultracentenaria)
Quel giorno, era il 15 novembre 1915, s’inaugurò il nuovo campo con una grande cerimonia, madrina dell’atteso evento la nobildonna Marciani. Quel giorno il Verona batté il Padova per 7 a 2.
Terminato il conflitto bisogna però attendere un paio d’anni prima che la Federazione Calcio si riorganizzi e riproponga finalmente un nuovo campionato.
C’E’ L’ASSEMBLEA, MA MANCA L’HELLAS
Le società venete si riuniscono in assemblea a Padova per discutere il nuovo assetto regionale che purtroppo in quel momento non vede la partecipazione dell’Hellas, decimata com’è dalle numerose morti dei suoi atleti, e privata anche di quel suo terreno di gioco inaugurato il 15 novembre 1915, che è stato requisito. Ma tutto questo dura poco, perché l’entusiasmo di sempre non manca, e la voglia di ricominciare è tanta. Alcuni vecchi giocatori, che si danno da fare per ripartire, nominano una commissione per identificare un’area su cui fare il nuovo campo.
NASCE UNA REALTA’
La Bentegodi, forte della sua posizione comunale, che può giocare allo Stadium, fa pressione perché ci si fondi, ma sotto il proprio nome, cosa che fa “incazzare” i blu-gialli dell’Hellas.
Ed ancora una volta la risposta è un “niet”.
Una fusione ci sarà, ma sarà quella con il Verona Football Club, che prima del conflitto bellico aveva vinto il campionato di Prima Categoria.
Nasce così l’Hellas Verona Football Club. L’area per giocare è individuata in Borgo Venezia, ed il Conte Carlo Fratta Pasini, uno dei fondatori, garantisce la banca che anticiperà i denari con la propria firma. Ci si dà un gran da fare perché tutto ritorni alla normalità il più presto possibile.
Il professor Negri, proprietario del terreno, intuendo l’importanza sportiva della richiesta fattagli, cede l’area ad un prezzo abbordabile per le tasche degli appassionati.
Nell’”affair” interviene anche il generale Ricci Armani che dà disposizione al generale Zoppi, altro appassionato di football, d’intervenire per i lavori con un plotone di genieri.
E così il campo è costruito e recintato a dovere, in barba di chi aveva cercato di mettere il bastone tra le ruote.
E così si giunge al campionato 1920-1921, ed ironia della sorte, dopo una fase di qualificazione le due squadre veronesi, Hellas Verona e Bentegodi, s’incontrano i due infuocati derby, prima dei big match con le due rivali padovane Padova e Petrarca.
Il primo dei due derby stracittadini è giocato sul campo di Borgo Venezia, e si chiude con un salomonico 1 –1. Al vantaggio dell’Hellas Verona, maturato nei primi 45 minuti di gioco con la rete di Ferrais, risponde il pareggio della Bentegodi per opera di Moranti su un contestato calcio di rigore.
IN QUEL TEMPO A VERONA
Il 10 Agosto 1913, c’è la prima volta di Aida in Arena. L’anno seguente Francesco Ferdinando d’Asburgo, pochi mesi dopo sarà assassinato a Sarajevo. L’Italia è spaccata tra interventisti e non. Il nostro Paese fa parte della Triplice Alleanza con Germania ed Austria. L’Italia vi aveva aderito, dopo che Francia ed Inghilterra si erano spartite il Mediterraneo ignorando volutamente gli interessi del regno sabaudo. E’ tempo di cambiare, ed anche la nostra città è dunque divisa: guerra Sì, guerra No. Arrivano, per perorare la causa dell’intervento, Cesare Battisti prima e Benito Mussolini dopo. Contraria è l’importante Camera del Lavoro. Nell’acceso clima si arriva anche alle botte. Il 24 Maggio è guerra, si legge infatti “…..il Regio Governo è in stato di guerra con l’Austria-Ungheria”. Un’ordinanza comunale impone il senso di marcia a sinistra, mentre “non se paga più palanche par passar al de là de l’Adese”, cioè non si deve alcunché per transitare dal Ponte degli Stracchi (oggi Garibaldi). Campane a festa è terminata la guerra. Il Paese è comunque in subbuglio, se le danno di santa ragione “rossi e neri”. Nasce il primo “Fascio Veronese da Combattimento”, la sede è presso il ristorante “Tre Corone”, in via Valerio Catullo. La Giunta socialista del sindaco Tullio Zanella rifiuta la Croce di Guerra, alla fine suo mal grado l’accetta. Non si paga più il Dazio, l’odiosa gabella era esatta sin dal medio-evo. Nella centralissima via Mazzini e nelle vie adiacenti le peripatetiche offrono spettacolo. Una di loro camminando per via Nuova, ed aprendosi la veste di continuo, andava gridando, “guardate qua”, tra la finta irritazione dei passanti uomini “che i tirava i oci in basso, par vedar mejo”.