di Mirko Rimessi – Redazione Ferrara Area5 Emilia Romagna Marche
Quando parliamo di sport Paralimpico spesso raccontiamo come questo sia un mezzo, facendo nostri gli intendimenti dei due grandi padri di questa attività, Ludwig Guttmann (“Voglio trasformare mielolesi privi di speranza in contribuenti del fisco”, una frase provocatoria di una forza inaudita per l’epoca) e Antonio Maglio (come diceva la moglie “non esisteva il concetto di riabilitazione mentre lui parlava già di presa in carico dei pazienti, di terapia occupazionale, di reinserimento socio-lavorativo, di ausili, di importanza dell’affettività e della sessualità, di ricerca scientifica, di uguaglianza pur nel rispetto delle diverse condizioni. Inoltre dava molta importanza alla sfera psicofisica, allo spirito di comunità e al recupero dell’autostima”).
Un mezzo per cosa? Per creare la cultura Paralimpica, che non é solo “sport” ma é proprio il fulcro dell’idea de medico italiano. E la pratica sportiva non é l’unica via, ci sono le arti, la scienza,
…e a ricordarcelo ci sarà sempre Sammy Basso, vero esempio di queste altre strade.
Come diceva “La vita vale sempre la pena di essere vissuta”. Ecco, é sbagliato dire che oggi é morto, é più giusto dire che “fino ad oggi é vissuto (più lui di tanti altri in molto più tempo) Sammy Basso, esempio pieno di cosa sia la cultura paralimpica”.
#sammybasso (foto dal suo profilo FB)