Visto il Congresso che si svolgerà il 16 ottobre prossimo al Panathlon dii Arezzo, dedicato al giornalismo sportivo radiofonico, ci è sembrato simpatico ricordare Nicolò Carosio, padre indiscusso della categoria.
Di Claudio Beccalossi – Redazione Panathlon Verona 1954
Forse ai più giovani e disinformati od agli anzianotti “smemorati”, nominare un “certo” Nicolò Carosio (giornalista, radiocronista e telecronista sportivo, scomparso a Milano il 27 settembre 1984) può far arricciare il naso o motivare spallucce semplicemente… perché non sanno o non ricordano chi possa essere stato. Beata ignoranza, direbbe qualcuno, anche se per gli annali del calcio storico quell’identità è ancora ben scandita e lucida, come gli altri tempi che la sua memoria rievoca con una vena di nostalgia.
Nato a Palermo il 15 marzo 1907 da padre genovese funzionario di dogana e da madre maltese (Josy Holland), pianista, Carosio fu il capostipite, il pioniere, la “nave rompighiaccio” delle radiocronache calcistiche.
Nicolò, in ogni caso, non Niccolò, come viene citato talvolta ancora adesso.
Da giornalista e radiocronista dotato d’una voce inimitabilmente lineare e “nobile” (capace, però, di cedere ai sussulti degli eventi in campo), costituì per tanti anni la “colonna sonora” delle partite di campionato e della nazionale italiane e delle internazionali di clubs, il “tramite” con gli ascoltatori lontani, dall’orecchio incollato alle radio per “vivere” a distanza le stesse emozioni del loro informatore “sul posto”.
Laureatosi in Giurisprudenza a Genova, Nicolò Carosio debuttò a Bologna come radiocronista in occasione dell’amichevole Italia-Germania (terminata 3 a 1) del 1° gennaio 1933 e, poi, ebbe l’importante compito d’inaugurare per l’allora Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche) le radiocronache del Campionato mondiale di calcio 1934 (o Coppa del mondo “Jules Rimet” 1934), seconda edizione per squadre nazionali maggiori maschili, organizzato dalla Fifa (Fédération Internationale de Football Association ogni quattro anni). Quel campionato venne disputato in Italia, dal 27 maggio al 10 giugno e prevalse proprio la squadra tricolore che sconfisse in finale la Cecoslovacchia per 2 a 1.
In seguito, Carosio fu il “narratore” della vittoria della nazionale italiana di calcio ai Giochi della XI Olimpiade (che ebbero luogo a Berlino dal 1° al 16 agosto 1936) e delle partite italiane al Campionato mondiale di calcio 1938, giocato dal 4 al 19 giugno in Francia e che vide ancora la supremazia in finale dell’Italia per 4 a 2 sull’Ungheria.
Dalla radio alla televisione il passo fu quasi d’obbligo per il cronista Nicolò Carosio.
E dal 1954, anno dell’avvio ufficiale delle trasmissioni televisive della Rai (Radio Televisione Italiana), i suoi “quasi goal” in commento al calcio d’un pallone che lambiva lo specchio della porta assunsero la fama ed i connotati d’un aforisma. Come tante altre sue tipiche “esternazioni” in diretta…
Quindi, commentò le partite italiane del Campionato mondiale di calcio 1966, svoltosi dall’11 al 30 luglio in Inghilterra e nel quale l’Italia non superò le eliminatorie. Il torneo, infine, venne vinto dall’Inghilterra che sconfisse la Germania Ovest per 4 a 2.
Dopo la “staffetta” con il sempre più emergente collega Nando Martellini (Piperno, Latina, 7 agosto 1921 – Roma, 5 maggio 2004) nelle telecronache delle due finali del Campionato europeo di calcio 1968 (gareggiato in Italia dal 5 al 10 giugno e con i padroni di casa vincitori sulla Jugoslavia per 2 a 0 dopo la prima partita terminata 1 a 1), Carosio raccontò le partite d’esordio dell’Italia al Campionato mondiale di calcio 1970 (in Messico, dal 31 maggio al 21 giugno, con il Brasile che primeggiò per 4 a 1 in finale proprio con l’Italia).
Qui lo smaliziato cronista incappò in una gaffe (o gli venne abilmente attribuita) nel corso del suo lavoro durante Italia-Israele (dell’11 giugno, finita 0 a 0), nel girone eliminatorio, per certe sue ventilate espressioni («Ma cosa vuole quel negraccio?» o «Quel negraccio del guardalinee etiope!») ritenute offensive nei confronti del guardalinee appunto etiope Seyoum Tarekegn, le cui segnalazioni all’arbitro brasiliano Vieira De Moraes fecero annullare addirittura due goals della nazionale italiana in apparenza regolari.
Per ammorbidire le polemiche innescate per quella presunta frase (poi smentita dalla videoregistrazione), la telecronaca della partita dei quarti di finale Italia-Messico (finita 4 a 1) del 14 giugno successivo venne affidata a Martellini.
Andato in pensione dalla Rai nel 1971, Nicolò Carosio collaborò con televisioni locali sopraggiunte dopo seguendo eventi calcistici, recitò se stesso nel film “L’arbitro” (del 1974, per la regia di Luigi Filippo D’Amico, con Lando Buzzanca e Joan Collins) nel quale apparve, nello stesso ruolo “autocelebrativo”, l’amico-rivale Nando Martellini. E divenne titolare d’una rubrica sul settimanale a fumetti “Topolino”, intitolata “Vi parla Nicolò Carosio”, scrivendo pure per la stessa testata (all’epoca della “Mondadori”) una serie di pezzi su personaggi dello sport, dello spettacolo e dell’arte (“I grandi amici di Topolino”).
E di quel periodo di Nicolò Carosio alla “corte Disney” conservo due sue brevi lettere autografe, datate 15 novembre 1973 e 25 giugno 1974, in risposta a miei spunti. Venutimi dei dubbi sull’autenticità delle firme sui fogli intestati (ipotizzando che qualche suo collaboratore, al posto di Carosio, avesse potuto vergare a nome suo per agevolare lo smaltimento della corrispondenza), ho svolto una ricerca su Internet rintracciando, con un sospiro di sollievo, suoi autografi del tutto uguali a quelli in calce alle lettere custodite in archivio.
Un… colpo grosso?
Ricoverato a lungo in clinica per disturbi polmonari, Nicolò cedette ad un aggravamento respiratorio, lasciando la moglie Eugenia Zinelli ed i due figli Paolo e Giovanna. Riposa in un colombario del Cimitero monumentale di Milano.
Nel centenario della sua nascita le Poste Italiane emisero un francobollo a lui dedicato.
“…VI PARLA NICOLO’ CAROSIO”