di Ludovico Malorgio – Redazione Panathlon Lecce
L’eliminazione degli ‘azzurri’ dal Campionato Mondiale ha destato tanta delusione soprattutto per come è maturata, cioè per una prestazione senza gioco, dissennata e senza cuore, in una parola ‘sconcertante’. Abbiamo preso atto, con grande amarezza e giustificata rabbia, della resa totale e incondizionata della squadra di Spalletti contro la Svizzera. Sono convinto che questa Nazionale non avrebbe avuto vita lunga nel torneo mondiale per gli evidenti limiti tecnici dei suoi calciatori. A parte tre, al massimo quattro elementi più bravi, diciamo Donnarumma, Chiesa, Barella e mettiamoci anche il giovane Calafiori, tutti gli altri ‘azzurri’ rientrano nella media tecnica generale espressa dal campionato di serie A italiano. Troppo poco per competere con i campioni di livello internazionale di altre ‘nazionali’. Di fuoriclasse, tanto per intenderci, dei Baggio, Rossi, Scirea, Conti, Bergomi, Tardelli, Baresi, Del Piero, Pirlo, Totti, non c’era nemmeno l’ombra. Nonostante tutto la figuraccia rimediata contro la Svizzera si poteva e doveva evitare. E’ stata a dir poco vergognosa, anche se non unica nella storia del calcio azzurro. Pari delusione, rabbia e vergogna, infatti, fu provata nel 1966 dai tifosi italiani per l’eliminazione nel girone eliminatorio del Campionato Mondiale’ d’Inghilterra. Il 19 luglio di quell’anno l’Italia fu sconfitta a Middlesburg per 1-0 dalla Corea del Nord, una squadra di semiprofessionisti, Il gol vittoria, infatti, fu segnato . da Pak Doo Ik, passato alla storia come dentista anche se in realtà faceva il professore di educazione fisica e aveva un diploma da tipografo. Questa premessa mi è servita per sgomberare il campo dal sospetto di critiche preconcette nei confronti di Luciano Spalletti, allenatore di successo ed esperienza, ma sfortunato timoniere della barca azzurra e responsabile del suo naufragio tecnico, tattico e mentale contro la Svizzera. L’ho detto e lo ripeto, il ’materiale’ umano a sua disposizione era piuttosto scarso, ma nonostante tutto ci si aspettava qualcosa di più. Spalletti, questo va detto, ci ha messo anche del suo, schierando giocatori fuori ruolo e in alcuni casi fuori condizione.
LA DICHIARAZIONE – Devo confessare che mi ha molto impressionato questa dichiarazione di Spalletti “Ho bisogno di tempo per conoscere i giocatori”, perché, secondo me, dimostra che il CT azzurro non ha ben capito quale deve essere il ruolo del Selezionatore di una rappresentativa Nazionale di calcio. E siccome, per quel che si sa, dovrebbe rimanere al timone della Nazionale, qualcuno gli deve spiegare che il lavoro del CT è molto diverso da quello dell’allenatore di una squadra di Club. Il Commissario Tecnico non può e non deve pianificare una preparazione in cui valutare le qualità tecniche, tattiche e fisiche dei singoli calciatori e svilupparle o modificarle in funzione delle sue idee tattiche e delle esigenze del collettivo. Questo è un lavoro da allenatore che prevede tempi medio lunghi non concessi ad un Commissario Tecnico, al quale si chiede di selezionare i migliori calciatori espressi dal calcio italiano, di assemblarli, farne un gruppo coeso, trasmettergli (poche) chiare ed efficaci idee di gioco e mandarlo in campo con una grande carica agonistica. In poche parole il CT deve essere soprattutto abile guida, ispiratore di comportamenti tattici e soprattutto un grande motivatore del gruppo a sua disposizione. A Spalletti avrebbero dovuto chiarire che in sporadici e brevi raduni della Nazionale, nel breve periodo di preparazione ai Campionati internazionali, il CT non ha la possibilità di dare alla rappresentativa azzurra una precisa identità tecnico/tattica e farla diventare squadra nel senso più compiuto del termine. A questi limiti di operatività il timoniere azzurro deve supplire motivando i suoi ragazzi, dando loro una mentalità vincente ed istillando la consapevolezza di rappresentare un popolo con la maglia azzurra addosso. Spalletti non vi è riuscito. Contro la Svizzera ha mandato in campo una squadra di ‘conigli’ spaesati e dopo la bruciante sconfitta, invece di recitare il ‘mea culpa’ e farsi da parte, ha continuato imperterrito a piagnucolare reclamando tempo per ‘conoscere’ i giocatori. Nessuno ha raccontato a Spalletti (ma lo saprà), che Bearzot e Lippi hanno vinto il mondiale (1982 e 2006) , che Sacchi in Usa (1994) ha perso la finalissima ai rigori, che Vicini ha portato l’Italia al 3° terzo posto (Italia ’90) , che Mancini ha vinto un ‘Europeo’ nel 2021, che nel Conte ha fatto faville con una squadra mediocre. Tutti, esperti allenatori, si sono adattati con successo al ruolo di Commissario Tecnico, traendo il meglio dai calciatori selezionati pur avendoli a disposizione per poco tempo. Andando ancora più indietro nel tempo troviamo Vittorio Pozzo, che non era allenatore, ma giornalista di professione, che da CT azzurro vinse 2 mondiali ( 1934 e 1938) e l’Olimpiade di Berlino del “36, Ferruccio Valcareggi, allenatore di seconda fascia, che guidò la Nazionale Italiana al successo agli “Europei” del 1968, disputati in Italia, e al titolo di vice campione del mondo a Mexico 1970. Per quanto detto, ribadisco che Spalletti abbia capito poco del suo ruolo di CT della Nazionale e che, per questa valida ragione, debba essere rimosso. Attenzione, non ho dubbi nel riconoscergli i grandi meriti acquisti da allenatore. Col suo Napoli ha deliziato i tifosi italiani, non solo napoletani, per la qualità e la bellezza del gioco espresso. Ma da CT ha clamorosamente fallito!
GRAVINA – Detto di Spalletti e delle sue evidenti colpe, mi sembra doveroso aggiungere qualcosa sul Presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio Gabriele Gravina. Con una sorprendente solerzia, a caldo, ha provveduto a confermare Spalletti, in nome di una conclamata (quanto sciagurata) continuità di lavoro. Con questa mossa, evidentemente, ha inteso ribadire la bontà della scelta da lui operata. Del suo futuro sappiamo poco. Cosa accadrà il 4 novembre prossimo, all’Assemblea Federale convocata per l’elezione del nuovo presidente e del nuovo Consiglio Federale? L’assemblea era prevista per il marzo del 2025.Si è parlato di una sua abile mossa strategica compiuta per garantirsi una riconferma, considerando che in poco più di tre mesi estivi, sia piuttosto complicato ai suoi oppositori individuare e a una valida alternativa per la presidenza. Non si può dire che sia questo il motivo. Certo, il Ministro delle sport Andrea Abodi ha dichiarato senza mezzi termini che la situazione impone una netta e totale inversione di rotta con assunzione diretta di responsabilità e il cambio dei vertici federali. Si dice che l’anticipo dell’Assemblea elettiva di cinque mesi sia stato imposto da lui. Vediamo cosa accadrà il 4 novembre. Spifferi, più o meno attendibili, riferiscono di un possibile ritorno sulla scena del calcio nazionale di Giancarlo Abete (il ‘nuovo’ che avanza!), che ha ricoperto la stessa carica dal 2007 al 2014. Comunque vadano le cose il primo problema del presidente federale sarà la riconferma, già decisa da Gravina, o la rimozione di Spalletti. Non dispiacerebbe a molti se il Tecnico livornese, con uno scatto di dignità, si facesse da parte, lasciando liberi i nuovi dirigenti di scegliere il nuovo CT. Le alternative non mancano, una potrebbe essere Claudio Ranieri, che per qualità umane e tecniche, equilibrio e abilità nel tessere rapporti con i giocatori, sarebbe l’ideale.