Di Mirko Rimessi – Redazione Ferrara Panathlon Area5
A Calgary si sono chiusi i Campionati Mondiali di pattinaggio di velocità su “pista lunga” su singole distanze. E in Canada si è registrato il trionfo del vicentino Davide Ghiotto, che si conferma iridato nei 10000, guida la staffetta azzurra alla conquista dell’oro e si prende anche l’argento nei 5000.
Quella di Davide è una storia speciale ma comune ad altri Azzurri (e non solo): la storia di chi è partito dalla “strada”, per inseguire il Sogno Olimpico, un sogno che fa scintillare gli occhi di tutti i bimbi che iniziano a praticare uno sport, ha dovuto arrivare su una superficie ghiacciata, passando così dalle ruote alle lame. Una storia che, purtroppo, non ha trovato il giusto spazio sui media sportivi tradizionali, offuscati come spesso capita dall’ennesima giornata spezzatino del Campionato di Calcio, forse lasciata in penultima pagina per difficoltà a raccontarla.
Per trovare il primo Azzurro a credere fermamente che si potesse bisogna tornare al 2006, a Torino e ad una edizione sotto il segno di Enrico Fabris che, se si fosse trattata di Atletica Leggera, sarebbe diventato Eroe Nazionale: primo italiano a vincere un Oro Olimpico nel pattinaggio di velocità sul ghiaccio, i 1500m, e in rapida successione colonna portante di una staffetta che gli consente di fare subito il bis, ricordando molto una storia che, nel 2021, ha incantato il mondo intero. Ma le staffette non si vincono mai da soli, con lui c’erano Matteo Anesi, Stefano Donagrandi e un certo Ippolito Sanfratello, uno avvezzo a stare sul tetto del mondo, 8 volte per la precisione, con le ruote sotto ai piedi. Gli viene negato l’onore di essere il primo a siglare questa combo solo dallo statunitense Chad Hedrick, che pochi giorni prima si era preso i 5000… dopo 50 titoli a rotelle!
La strada aperta da Ippo diventa quasi una chimera, quasi come quella di vedere finalmente il pattinaggio su strada ai Giochi. Il feeling riparte concretamente nel 2014 a Soči, quando tocca a Mirko Giacomo Nenzi e alla prima donna, Francesca Lollobrigida, far sognare i rotellisti, ma quella Russa é in edizione sottotono per tutto l’Italia Team. Quattro anni dopo la pattuglia della strada raddoppia, e in Corea del Sud a Nenzi e la Lollo sono raggiunti da Ghiotto e dalla Bettrone, con prestazioni in crescita che però non trovano l’acuto che porti ai metalli.
Poi la pandemia, uno dei momenti più bui per il nostro pianeta dal quale esce straordinariamente un biennio immenso per lo sport italiano e a Pechino il pattinaggio di velocità sul ghiaccio non fa eccezione, con una romana “di Roma”, Francesca Lollobrigida, che dopo aver consumato kilometri sui pattini come in autostrada, conquista un argento e un bronzo a coronare il sogno di una vita e il bronzo di Davide Ghiotto, arrivato dopo la pericolosa “beffa” di un legno. Due “ragazzi della strada”, riaprono il medagliere Azzurro in questa disciplina (da Torino solo Nicola Tumolero, a Pyeongchang, aveva raccolto un bronzo).
L’occasione per chiudere definitivamente il cerchio sarà ancora in Italia, vent’anni dopo, nel 2026, ma intanto ci godiamo i successi Mondiali, un Ghiotto, come detto in apertura, strepitoso, i giovani come Laura Peveri, Laura Lorenzato e Daniele Di Stefano che crescono e Francesca Lollobrigida, che con maturità personale oltre che sportiva, scegliendo il timing in modo opportuno per ricalcare le imprese di alcune grandi del passato, tra una edizione e l’altra è diventata mamma. Sarebbe però poco rispettoso chiudere una riflessione così, che voleva essere soprattutto di cuore ma è diventata una ricostruzione storica di come questi ragazzi hanno regalato un Sogno Olimpico a chi, purtroppo, viene ancora proibito, senza ricorda che sul Ghiaccio, per andare veloci, i pattini si usano anche nello Short Track, dove troviamo l’Azzurra più vincente di sempre, almeno in termini di medaglie olimpiche, con 11 centri: Arianna Fontana, lei “bambina” della strada, avendo intrapreso prima, anche per motivi logistici (di Sondrio) la scelta del ghiaccio.