Riproposta al Liceo Scientifico Belfiore di Mantova la figura di uno scrittore indimenticabile- La “scommessa didattica” di un progetto che mira a collegare il mondo della letteratura e quello dello sport
di Adalberto Scemma
Darwin Pastorin è intervenuto come tutor d’eccezione, al Liceo Scientifico Belfiore di Mantova, per riproporre alla sua maniera, con un racconto cadenzato e coinvolgente, carico di pathos, la figura di un indimenticabile e tuttavia (quasi) dimenticato protagonista della nostra letteratura, uno dei più grandi in assoluto: Giovanni Arpino. Lo ha fatto nell’ambito di un progetto-pilota triennale del ministero dell’Istruzione, destinato ai licei a indirizzo sportivo, che ha come obiettivo la creazione di un collegamento tra il mondo letterario e quello dello sport. Una “scommessa didattica”, se così si può dire, gratificata dai risultati che gli studenti del Liceo Belfiore hanno ottenuto nei primi due anni di attività: il Premio Coni “Scuola e Sport” assegnato alla Quarta G nel 2022 e la presenza al primo e al terzo posto di due ragazzi mantovani, Vittoria Gogna e Francesco Rigatelli, nel concorso nazionale di letteratura sportiva “Città di Verona”.
Dopo Dino Buzzati, illustrato da Alberto Brambilla, e Osvaldo Soriano, raccontato da Furio Zara, è toccato a Darwin Pastorin – che di Arpino è stato l’allievo prediletto – illustrare ai ragazzi del Liceo Belfiore la figura di un autore di culto capace di lasciare un segno indelebile anche nella letteratura sportiva. Basterebbe citare “Azzurro tenebra”, il più bel romanzo mai scritto sul calcio (o meglio ancora: “nel calcio”, come Darwin ama specificare) per non parlare dei tanti articoli scritti da inviato speciale per La Stampa e Il Giornale, quando i tromboni della cosiddetta letteratura alta, già schieratisi compatti al fianco di Umberto Eco nel tentativo di etichettare l’inafferrabile Gianni Brera, avevano assistito con malcelato imbarazzo all’intrusione (sic!) di Arpino nel “mondo fatuo dei mutandieri pallonari”.
Darwin Pastorin, lungo la scia di Arpino, ha saputo ritagliarsi uno spazio significativo nella moderna letteratura sportiva attraverso best sellers come “Avenida del Sol” e “L’ultima parata di Moacyr Barbosa”, “Lettera a mio figlio sul calcio”, tutti editi da Mondadori, “Le partite non finiscono mai” e “Tempi supplementari”, entrambi per Feltrinelli, e “I portieri del sogno” (Einaudi). In più l’intensa attività giornalistica nella carta stampata e sugli schermi televisivi.
«Di Giovanni Arpino – ha raccontato Darwin parlando “a braccio” ai ragazzi del Liceo Belfiore – sono stato un ammiratore sin da quando ero ragazzo, ai tempi dell’Università. Ricordo quando su consiglio di Giorgio Barberi Squarotti portai in Aula magna i tre romanzi del primo ciclo torinese: “Una nuvola d’ira”, “Anima persa” e “La suora giovane”, quest’ultimo davvero uno dei capolavori del Novecento, scritto nel ‘59, elogiato da Montale, la storia di una suora novizia, Serena, e di un quarantenne annoiato dalla vita, Antonio Mathis. Un amore fatto di sguardi, di attese, nel contesto di una Torino invernale che nessuno ha mai saputo raccontare così bene. E poi, ovviamente, Arpino era per me un punto di riferimento costante per la narrazione sportiva e soprattutto calcistica. Io sognavo di fare il giornalista sportivo fin dalla terza elementare quando alla domanda del mio maestro Ugo Pagliuca, (“Darwin, cosa vuoi fare da grande?”) rispondevo: “Voglio raccontare lo sport”. Soprattutto il calcio, che era una delle mie passioni sin da piccolo insieme con la letteratura.
«Giovanni – ha continuato Darwin – è stato il mio maestro di letteratura e quindi anche di vita. Ho imparavo tantissimo anche dai suoi silenzi, quando lo andavo a trovare nella sua bella casa nel quartiere Crocetta di Torino. A lui dobbiamo “Azzurro tenebra”, ancora oggi il più bel romanzo, intenso, un racconto straordinario, scritto dentro il mondo del calcio, una vicenda ambientata ai Mondiali del 1974 che furono una grandissima delusione per la Nazionale azzurra di Valcareggi con l’eliminazione al primo turno. Però Arpino riesce a creare una storia parallela, una storia di uomini, di anime salve e di anime perse, dove i protagonisti dell’avventura del calcio diventano personaggi poetici, eroi tragici e le figure dominanti sono soprattutto Arp, che è lo stesso Arpino, e “il Vecio”, che è Enzo Bearzot e che diventerà nel 1982, come allenatore, campione del mondo in Spagna con la Nazionale in un Mundial, che vedeva in tribuna stampa grandi firme come Giovanni Arpino, Gianni Brera, Mario Soldati e Oreste del Buono.
«Di “Azzurro Tenebra” – ha confessato Darwin – conservo la prima edizione, Einaudi 1987, Giacinto Facchetti in copertina con una dedica speciale: “All’amico Darwin con l’affetto di Giovanni Arpino”. Ed è una dedica che io porto sempre dentro il mio cuore. Tra l’altro, tra poco, uscirà una ristampa di “Azzurro tenebra” grazie a Minimum Fax, e a Minimum Fax devo dire grazie, complimenti, giù il cappello, perché si sta dedicando a riproporre alcune delle opere più importanti di Giovanni, del mio Arp. Ecco ragazzi, se volete conoscere il mondo del calcio attraverso un linguaggio splendido e attraverso una storia che vi resterà per sempre nel profondo, mi raccomando, fatevi regalare o acquistate “Azzurro Tenebra”. E poi vi chiedo di recuperare tutte le storie di Giovanni Arpino, che è stato un grande bracconiere di tipi e di personaggi come le suore giovani, gli eroi randagi, i fratelli italiani, le nuvole d’ira, lui che ci ha insegnato che la vita o è stile o è errore. Esattamente sessant’anni fa Arpino conquistava il Premio Strega con “L’ombra delle colline”. Io voglio chiudere questo mio intervento che ho fatto così, a braccio, in una mattinata invernale torinese che sembra, alla Gozzano, una menzogna primaverile, con la chiusa de “L’ombra delle colline”: saremo condannati solo se rifiuteremo di esprimere il bene segreto che ci attende nell’umile alba di ogni giorno».
Accanto a Darwin, con un affettuoso ritratto dell’uomo Giovanni Arpino, grande almeno quanto scrittore, è intervenuto Ferdinando Albertazzi, oggi tra i più autorevoli esponenti della letteratura per ragazzi, critico del quotidiano La Stampa e autore di decine di libri tradotti anche all’estero.
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