Dal Paratriathlon al Pararowing il passo stato breve, ma n’è valsa la pena
Il suo racconto
Un giorno a fine allenamento a Villa Gentile, campo scuola di atletica di Genova, mi ferma il presidente della mia società di appartenenza, Luca Cecchinelli, che contemporaneamente lo è anche della S.S. Murcarolo, società di canottaggio, proponendomi di provare il Pararowing, sport nuovo per me. E poiché sono abituato alla fatica, l’idea mi stuzzica, così vado a fare un test al remoergometro sulla distanza 2000 metri.
Al test l’esito parlava di 20 secondi dal record italiano. Increduli della mia performance informavano immediatamente il CT della nazionale Santaniello, che dopo 2 giorni si presentava a Genova facendomi rifare la prova, alla vista del risultato migliore del precedente, mi dice: “Sei forte, se impari a remare puoi levarti delle soddisfazioni, Tokyo è vicino, non si sa mai”, afferma il C.T.
Così, essendo nazionale già di Paratriathlon, per una anno mi sono diviso tra le due attività, ma, alla fine, scelgo il Pararowing PR2, ed i risultati non hanno tardato ad arrivare. Dopo solo dodici mesi avevo già vinto un campionato italiano outdoor, e dopo un anno e mezzo gli Europei ed i Mondiali indoor. Mi si apriva la possibilità di giocarmi le qualificazioni per le Olimpiadi di Tokyo
La strada imboccata era quella giusta. A questo punto però sorgeva il problema di trovare una donna per la categoria olimpica PR2, poiché si gareggia in una formazione mix. Nel mio caso il Covid mi ha dato una mano rinviando i Giochi di Tokyo e facendomi trovare nel frattempo Chiara Nardò, la mia coéquipier.
Verso il sogno paraolimpico
La qualificazione per il paese del Sol Levante olimpico passava dalla prova di Coppa del Mondo a Gavirate. Pronti via! L’Australia balzava subito in testa mentre noi e gli Usa restavamo in scia. Ai mille metri urlavo a Chiara di aumentare la remata. Non se lo faceva dire due volte, così le nostre braccia diventavano mulinelli. Cominciava finalmente il rush finale tra la folla che ci incitava. Non pareva vero, ma stavamo volando. Ed è stata la nostra prua a tagliare per prima il traguardo. Avevo, anzi avevamo materializzato il sogno di ogni sportivo: la partecipazione alle Olimpiadi. Tokyo ci attendeva.
Tokyo
Passati i primi momenti di grandi emozioni per questa avventura, eccoci finalmente impegnati nella prima prova di qualificazione con i team più forti del mondo, dove ci siamo classificati terzi, acquisendo però il diritto ad una gara di recupero. Gara, che, dopo una strenua lotta prua a prua con il Brasile, ci ha spedito alla finale. La gioia è stata tanta, l’emozione di battersi in una finale olimpica è inimmaginabile se non la si è provata. L’adrenalina scatenatasi in quei momenti nell’affrontare fior di campioni è stata esaltante.
La vittoria non ci ha arriso, ma il quinto posto basta e avanza per questa nostra prima volta. L’appuntamento è rinviato. Ora ci attende Parigi 2024. Un’altra bella favola.