Il Tennis di Alberto Capilupi – Redazione Verona G.Brera UniVr – Area1 Veneto Trentino/AA
TORINO 19.11.2023 – Danil Medvedev, n. 3 del mondo, ha pagato con la propria sconfitta la lezione di tennis che ha ricevuto ieri a Torino da Sinner, che gli ha dimostrato quanto sia importante nel tennis, nello sport e non solo nello sport imparare dai propri errori
Il più vistoso che chiunque addebita al russo è quello – difensivo – di aspettare il servizio rimanendo incomprensibilmente sempre (anche in attesa della seconda palla di battuta) lontanissimo dalla riga di fondo campo, offrendo di conseguenza all’avversario la certezza di rinunciare a giocare d’anticipo con la risposta e a portarsi in avanti.
Un altro errore che meriterebbe una spiegazione è un altro omaggio – in questo caso offensivo – che dona da sempre al suo rivale di turno, con la rinuncia aprioristica a battere con l’intenzione di scendere a rete, cioè a tentare il “Serve & Volley”.
Questi esempi sembrano essere ancora più incomprensibili se si accredita Medvedev come il giocatore più intelligente del circuito, rappresentandolo addirittura come un giocatore di scacchi (un suo hobby) che fa il tennista.
Probabilmente risponderebbe semplicemente che si sente più sicuro giocando così. Liberissimo di pensarlo. D’altra parte noi siamo altrettanto liberi di ritenere che tali buchi tattici siano assurde autolimitazioni, giustificabili solo in chi si sente del tutto incapace, per motivi di età, di sperimentare vie nuove. Ma Danil non è vecchio, perché ha 27 anni: basterebbe che si confrontasse con il trentaseienne Djokovich, eterno ragazzino nel fisico e nel cervello.
Al contrario il ventiduenne Sinner sta invece tentando di completarsi con proiezioni in avanti e con palle corte che, anche se molto rischiose quando non sono perfette, spezzano il gioco e tolgono sicurezza all’avversario.
Dopo aver parlato male del russo è anche giusto metterne però in risalto gli aspetti positivi. A partire dall’eccellente servizio (che esegue efficacemente grazie anche ai suoi quasi due metri di altezza (esattamente 1,98) e mettere in risalto le sue eccezionali doti atletiche, che gli consentono di arrivare su quasi tutte le palle e di essere capace di continuare a spingere, trasformando ogni azione – tranne la risposta alla battuta – da difensiva in offensiva, tenendo quasi sempre la palla in campo. Bertolucci definisce la sua tattica una “ragnatela”. Noi preferiamo definirla rispettosamente “gioco di contrattacco”: è una tattica che il russo sa attuare in modo eccellente (a parte la goffaggine stilistica delle esecuzioni, che però non ha alcuna incidenza sulla loro efficacia), pur essendo un modello sconsigliabile come esempio da imitare, perché è difficilissimo da replicare, troppo dispendioso e – come dicevamo – incompleto.
Comunque Medvedev, giocando così, dopo aver perso il primo set a causa di un disastroso break che ha generosamente regalato al quarto gioco, nel secondo set si è ripreso, dominando Sinner nettamente al tie-break (vinto per 7-4).
Dopo una lunga pausa del russo negli spogliatoi per farsi porre rimedio a qualche misterioso acciacco, Yannik si è mostrato subito intenzionato ad accorciare i tempi di gioco e a praticare un tennis più vario. Nel secondo game il russo ha però ripetuto inaspettatamente il disastro avvenuto nel primo set, facendosi breccare al secondo gioco. Dopo di che non ha saputo più reagire, fino a cedere una seconda volta il servizio nel sesto game.
Inevitabile la conclusione del set e dell’incontro con un pesante 6-1.
In serata Djokovic ha fatto vedere ad Alcaraz tutta la distanza che ancora li divide, battendolo con un sonoro 6-3,6-2. Si è assistito comunque ad un tennis spettacolare, ad altissimo livello e a ritmi incredibili.
Nella finale c’è da aspettarsi che il serbo, entrato in semifinale per il rotto della cuffia, abbia tutta l’intenzione di prendersi la rivincita, mostrandosi all’altezza della posizione di n. 1 del mondo che per l’ennesima volta gli è stata riconfermata qualche giorno fa.
Mentre Sinner, vincendo questo strano ma bellissimo torneo, rafforzerebbe l’immagine di erede che si è conquistato sul campo, battendolo nel girone.