Il Calcio di Romano Mattè – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
“Habemus Papam !” E’ Luciano Spalletti il nuovo C.T. ponendo la parola fine all’irritante “querelle” Gravina-De Laurentis. Il vate di Certaldo dopo aver dominato novello Maramaldo con il suo Napoli delle meraviglie il Campionato prende con pieno merito la guida degli Azzurri.
Il toscano è uno degli migliori tecnici italiani sia sul piano tattico , ove è innovativo ( nell’impiego tattico delle catene laterali oggi dominanti sia per linee esterne che interne ) che tecnico . Sa sfruttare al meglio le qualità potenziali dei suoi giocatori ed ha una buona esperienza internazionale avendo vinto con lo Zenit di S. Pietroburgo il campionato russo. Il suo “4-3-3” non è rigido, ingessato, ma dinamico grazie a quello che lui chiama toscaneggiando “bipolarismo tattico” , che consiste nel cambiare modulo per linee interne nelle due fasi ( attiva e passiva ) in corso di gara. Cambiare modulo in corso-gara si può e talvolta si deve ma spesso questa mossa può destabilizzare mentalmente e tatticamente i giocatori. Per ovviare a questo rischio il suo “4-3-3“ in fase attiva con un intelligente e semplice movimento per linee interne di un solo uomo diviene un “4-2-3+1”. E’ una semplice questione di vertici virtuali : il triangolo della terra di mezzo in fase attiva punta il suo vertice verso l’alto ( linea offensiva ), mentre in quella passiva verso la linea difensiva ripristinando così nel mezzo la linea “a3”. E’ il polacco Zielinski che ( spesso) compie questo movimento e che partendo più dal basso ed alzandosi con più campo aperto a disposizione diviene più imprevedibile e devastante.
Si mantiene così sempre il modulo-base e con semplici mirati ed intelligenti movimenti interni nelle due fasi cruciali ( attiva-passiva) non si snatura la propria identità tattica non intaccando ed destabolizzando certezze nei giocatori . In fase passiva nel suo assetto difensivo “a4”
2 uomini cercano e mordono l’avversario mentre 2 scappano all’indietro. In fase offensiva Spalletti spesso (come Klopp) ama il cambio improvviso e repentino del fronte d’attacco, sfruttando tutta l’ampiezza orizzontale di campo con quella che lui chiama “la bastonata per far male” , vanificando così pressing raddoppi e marcature a scalare dell’avversario. Nel suo calcio brillano “l’anarchia del talento”, il “casino organizzato” ( vedi Fascetti altro toscano), l’armonico ed “intelligente disordine“ che sono la precisa proiezione della sua intelligenza creativa. Riconquistata palla i suoi “lanzachinecchi” ( nel suo Napoli vi sono ben 18 giocatori di diverse nazionalità per cui si comunica in inglese) partono come frecce in contro piede per vibrare la fatidica stordente “bastonata” . I suoi esterni alti rigorosamente a piedi invertiti per avere il micidiale taglio “a chiudere” esterno-interno sono la chiave tattica del suo gioco offensivo. Ma Spalletti (come Gasperini ed anche Pioli ) lavora anche sulle proiezioni offensive degli esterni-bassi , che devono avere piedi educati e buona gamba con cui affondare in verticale per gli “assist-gol” ( nella nostra serie A le catene di sinistra sono nettamente dominanti per “assist-gol” su quelle di destra e Kwara (Napoli) è il miglior “assist-man” sulla sinistra , mentre Beto (Udinese) lo è sulla destra). Ma gli esterni-bassi ( gli ex terzini ) in fase attiva – ecco la nuova opzione tattica ! – con palla (o senza) si alzano e si accentrano aggiungendosi al centro campo creando così nel mezzo superiorità numerica temporanea divenendo di volta in volta essi stessi dei “play” , degli “aiuto-play” , dei rifinitori o addirittura dei finalizzatori. Sul piano umano il nuovo C.T. è decisamente attratto dal rapporto con l’uomo-giocatore e talvolta può commettere degli errori per eccesso di confidenza ( la vicenda Totti è emblematica). Mentre nel rapporto con il mondo esterno ( stampa e media vari) Spalletti è cauto e ironicamente diffidente ma pur soffrendolo lo riconosce e ci si confronta con sottile ironia. Si apre un nuovo ciclo. Spalletti dovrà operare su se stesso una autentica mutazione-rivoluzione di filosofia progettuale : ossia dovrà operare non più come allenatore ma come selezionatore- assemblatore. Dovrà chiamare a raccolta i migliori senza farsi condizionare dalle molteplici e fuorvianti pressioni e sirene esterne. Saprà parare tutto questo ? : nell’interrogativo c’è la risposta . Non più una Macedonia del Nord !