Racconto d’estate fuori tema
di Massimo Rosa Direttore Panathlon Planet
Mi trovavo all’aeroporto di Ginevra Cointrin per fare imbarcare sull’aereo della Tunisair, diretto ovviamente a Tunisi, Miss Dauphiné, una bella ragazza di Grenoble che aveva vinto il concorso di bellezza, aggiudicandosi così un soggiorno nella capitale nordafricana. La sala delle partenze, dove ci trovavamo, brulicava di persone. Era il 1965.
Mentre stavo spiegando alla Miss, rigorosamente accompagnata da maman, il programma di soggiorno vidi in lontananza una coppia che stava entrando: erano Vittorio Emanuele di Savoia accompagnato da Marina Doria, che avrebbe poi sposato nel 1970, con una prima cerimonia a Las Vegas ed una successiva a Teheran, visto che era amico dello Sha di Persia Reza Palevi.
Ad un certo momento Vittorio Emanuele si staccava da Marina Doria andando incontro ad una signora evidentemente in attesa del principe. La signora era nientechemeno Maria José, moglie di Umberto di Savoia, ultimo re d’Italia, quindi la regina. Non credevo ai miei occhi di poter vedereun tale carismatico personaggio.
Ma perché l’abbandono nel salone arrivi di Marina Doria? Perché quest’ultima era invisa a Casa Savoia non scorrendo sangue blu nelle sue vene. Così Vittorio Emanuele e la madre allontanandosi, confabulando tra loro, arrivarono alla mia altezza. E proprio in quel momento Maria Josè girandosi dalla mia parte incrociò per un milionesimo nano secondo il mio sguardo.
Tanto bastò che in segno di deferenza mi alzai in piedi inchinandomi. Quel gesto mi era bastato per ricevere il suo sorriso, un sorriso che non scorderò più, quello della mia Regina. Ancora oggi mi emoziono al ricordo.
“Qui est?” chiesero in coro mamma e Miss: ”La Reine d’Italie”, risposi. “Pas vrais!”, dissero stupite.