La fortuna ha strizzato l’occhio all’eterno e grandissimo Djokovic, che accede alla finale dopo aver rischiato di farsi sbarrare la strada da Alcaraz, suo predestinato successore.
Il Tennis di Alberto Capilupi – Redazione Verona G.Brera UniVr – Area1 Veneto Trentino/AA
Il serbo ha comandato autorevolmente il gioco nel primo set, basandosi sulla precisione, sull’anticipo e su frequenti variazioni di ritmo e di direzione. Decisivo, per la cronaca, il break che ha ottenuto alla seconda occasione nel quarto gioco.
In seguito Djokovic ha ceduto per 7-5 il secondo parziale allo spagnolo, che ha reagito riuscendo progressivamente a strappare di mano la guida della partita all’avversario e a far prevalere l’incontenibile verticalizzazione dei propri colpi, basata su proiettili a filo di riga, alternati ad improvvise smorzate eseguite in contropiede.
Ma quando Djokovic ha cominciato negli ultimi game del secondo set ad aumentare anche lui il ritmo del gioco alla ricerca di colpi conclusivi imitando il giovane rivale, abbiamo avuto l’impressione che lo facesse perché le sue gambe non sembravano essere in grado di sostenere per tutto l’incontro i rapidissimi spostamenti laterali cui era costretto per tamponare le tremende bordate di Alcaraz, alternati agli scatti e alle decelerazioni in avanti per acciuffare disperatamente prima del secondo rimbalzo e senza invadere la rete le palle corte accarezzate dallo spagnolo.
Accettando di giocare così il serbo avrebbe molto probabilmente perso l’incontro per “ko tecnico”, come si dice nel pugilato, cioè dopo essere scoppiato.
Invece è successo imprevedibilmente il contrario, quando lo spagnolo, al secondo gioco del terzo set e sul punteggio di 1-1 è stato colto senza alcun preavviso da incontrollabili crampi ad una mano e alle gambe (eventualità piuttosto rara nei giovani atleti).
Inutile, ovviamente, l’intervento del fisioterapista, perché i crampi non si eliminano in poco tempo con massaggi o con farmaci.
Alcaraz ha scelto di continuare a giocare per rispetto verso il pubblico, ma solo di braccio e di anticipo, tuttavia senza alcuna speranza di potersi riprendere, come in realtà è stato confermato dal doppio 6-1 del terzo e del quarto set.
In finale Djokovic incontrerà Ruud, che ha battuto in tre set un falloso Zverev nell’altra semifinale.
Il tedesco, che si era infortunato proprio a Parigi un anno fa, si è sicuramente ripreso per quanto riguarda la qualità dei suoi colpi vincenti, ma è ancora molto lontano da un rendimento ottimale nella capacità di controllo negli scambi, con la conseguenza che, pur mettendo a segno bellissime palle, in particolare con il rovescio, commette una valanga di errori, che compromettono inevitabilmente il risultato se deve confrontarsi con tennisti di alto livello. Dovrà ancora lavorare parecchio se mira a reinserirsi tra i primi 20 del mondo.
La finale sarà quindi disputata da Djokovic e da Ruud.
Il serbo, se vincesse, conquisterebbe il nuovo record storico di trionfi negli Slam, che passerebbe a 23.