Ruote d’Oro di Roberto Gerosa – Redazione Verona Area1 Veneto-Trentino/AA
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RUOTE D’ORO – Gold Wheels – Capitolo n. 51
La pista di Indianapolis fu inaugurata nel lontano 1909 ed aveva una distanza da percorrere di 300 miglia (482,803 km) fu però solo nel 1911 che il tracciato venne modificato in 500 miglia ed eseguita la pavimentazione in mattoni, tant’è che questa edizione venne considerata la prima gara di Indianapolis, senza dimenticare che non risultano presenti documenti ufficiali attestanti le precedenti.
Nel 1962, la gara di cui parleremo oggi, è stata la prima ad essere effettuata con la pista totalmente asfaltata (nel ’61 aveva ancora circa mezzo miglio in mattoni). Il regolamento, in quegli anni ’60, permetteva la partecipazione di vetture monoposto con cilindrata fino a 2.800cc con compressore e fino a 4.200cc senza compressore. Come sappiamo il compressore azionato dalla turbina comprime l’aria facendola passare attraverso il collettore di aspirazione garantendo così una maggior massa d’aria ai cilindri.
Come spesso accade in questa tipologia di gare non sono mancati colpi di scena con relative emozioni: la “carambola” di quattro monoposto quando gli spettatori videro uscire solo tre piloti dalle vetture mentre il quarto, uscì successivamente poiché infortunatosi al piede. Non mancarono nemmeno alcune delusioni come quella di Dan Gurney (1931/2018) pilota di Formula1, della CanAm, della Nascar e della 24 Ore di Le Mans che, se pur alla guida di una Thompson Special con 8 cilindri a V e un motore modificato a 4195cc (normalmente aveva un 3523cc) il limite possibile per partecipare a Indianapolis, il risultato sperato non arrivò. Nota curiosa: a pieno carico (solo 665 kg.) questa vettura poteva percorrere con un litro di carburante circa 1,7 km. mentre oggi, con le nuove tecnologie, le monoposto riescono a percorrere circa 2,7 km. sempre con un litro di carburante. Questa Thompson “cedette” al 96° giro (circa metà gara) causa la rottura di un componente del motore e mai si seppe quale.
Non va dimenticata l’ottima impostazione di gara avuta dal pilota Parnelli Jones (nato nel 1933) che ottenne, grazie alle prove di qualificazione a ben 242 chilometri all’ora, una partenza nella parte migliore della pista considerato inoltre da molti il favorito. Tutto faceva presagire questo, la buona partenza, l’ottima guida senza affaticare troppo il motore, un oculato consumo delle coperture nelle curve abusando forse un po’ dei freni. Fu così che al 125° giro dopo il dovuto cambio gomme peraltro penalizzato da un ritardo nei tempi di sostituzione, i freni, risposero sempre meno e non gli permisero di completare in sicurezza e alla stessa velocità i restanti 75 giri con il risultato che si dovette accontentare del settimo posto in graduatoria.
La classifica finale di quell’anno, decretò pertanto vincitore assoluto il pilota Rodger Ward (1921/2004) del Team Leader Cards, che percorse il tracciato ad una media di 225,830 km/h.
Nella recente gara di Indianapolis, la 106esima svoltasi a maggio 2022, si è aggiudicata la vittoria lo svedese Marcus Ericsson, classe 1990, su Dallara-Honda. Queste vetture definite IndyCar possono arrivare alle velocità di 380 km/h superando quelle della Formula 1 che arrivano normalmente a punte di 350/360 km/h.
Frase del mese: “facciamo un minuto di silenzio, per gli orologi nei cruscotti delle auto che rimarranno con l’ora sbagliata fino a ottobre. . .
Gli appuntamenti nel mese:
HCC Verona 07 – RIEVOCAZIONE STORICA “SALITA DELLE TORRICELLE”
VCC E. Bernardi 14 – FESTA DEI MOTORI “MARTIN PESCATORE” -partecipazione
Auto Moto Storiche Vigasio 28 – 12° RADUNO 50 CINQUANTINI
Benaco Auto Classiche 28 – GYPSOTECA ANTONIO CANOVA A POSSAGNO
VCC Legnago 28 – VISITA A COLLEZIONE PRIVATA