Il Calcio di Romano Mattè – REDAZIONE G. Brera Università di Verona – Area1 Veneto Trentino/AA
Abbiamo assistito ad un Mondiale tecnicamente più povero rispetto alle passate edizioni. Se è vero che si è alzato il livello tecnico medio globale – grazie alla tattica del possesso-palla!- per contro si è abbassato il livello tecnico di vertice. Si segna di meno e si tira in porta ancora meno, mentre le nuove regole tendono a favorire la finalizzazione in base al principio (discutibile) “più gol più spettacolo”. Si accentua sempre più l’attenzione alla fase difensiva (vedi le dichiarazioni di Capello dopo il Mondiale di Russia 2018), alle situazioni di palla-inattiva (corner, piazzati vari, rimesse laterali in zona offensiva…), si sono abbassati di circa 2-3 m. sia il pressing alto fisico (alla Gasperini prima maniera) che quello tattico (alla Sarri). In pratica abbiamo squadre sempre più corte e compatte (sui 25-30m verticali), che non concedono in fase passiva campo aperto agli avversari per colpire di ripartenza lunga profonda ed ampia (il vecchio e nobile contropiede più intenso più tecnico ed essenzializzato e verticalizzato). La rivelazione Marocco aveva il baricentro medio più basso, per non concedere profondità agli avversari. Ma il dato più rilevante e determinante sul piano strategico-tattico è l’importanza assunta dalle catene esterne. Le fasce laterali sono divenute le zone ove si porta il maggior numero di attacchi pur avendo una minore ampiezza orizzontale ( 14m+14m=28m in totale) rispetto a quella della zona centrale ( circa 40 m.). Il numero dei cross e dei tagli a chiudere esterno-interno è aumentato in modo esponenziale : ben l’83% in più rispetto alle passate edizioni . Dato confermato anche nella nostra serie A. Vince chi prende possesso delle corsie esterne (vedi la potente e martellante catena di destra della rivelazione Marocco) sia con le percussioni degli esterni-bassi – i vecchi terzini che hanno subito una profonda mutazione tattica ! – in sovrapposizione sia per linee esterne che per linee interne , che soprattutto con la riscoperta delle vecchie ali di un tempo (oggi chiamate esterni alti!) abili nel puntare all’1>1 secco e vincente e mettere nel mezzo dal fondolinea ( largo o corto) precisi e puntuali assist-gol sia rasoterra (su cui si può attuare il micidiale velo tattico) , che semitesi a spiovere su cui le punte vanno all’anticipo. Senza le ripartenze fulminee degli esterni alti, che sgommano spaccando la linea difensiva avversaria, che vincono i duelli di fascia allargando fronte offensivo e campo non si vince non solo nel nostro campionato né tanto meno in Europa. Se sono dominante nei duelli corpo a corpo sulle corsie esterne posso anche reggere e fare risultato pur soffrendo nel mezzo, ma se cedo sui fianchi, pur avendo il controllo-gara nella terra di mezzo, sono condannato ad una sconfitta certa. Prevalendo sulle corsie esterne nella spinta avvolgente, il reparto centrale avversario, temendo d’essere preso d’infilata ed aggirato sui fianchi, deve forzatamente abbassarsi ed appiattirsi sulla sua linea difensiva. Venendo all’attuale realtà del nostro campionato si nota che tra le due catene esterne quella di sinistra è nettamente dominante sia per finalizzazioni che per assist-gol su quella di destra. Tutti hanno giocato di ripartenza con costruzione lunga e rapida verticalizzazione con più intensità e fisicità temperamentale e con una maniacale attenzione agli equilibri difensivi-offensivi che sono la misura della grandezza tattica di una squadra. Vi è un altro dato tattico che si è accentuato in modo quasi esponenziale. Sulla perdita di palla vi è più intensità ed aggressività: riprenderla recuperarla nel più breve tempo possibile ( 5”per il contro-pressing!) è divenuto fondamentale: il rapporto temporale pressione – recupero è divenuto sempre più essenziale, vedi il Liverpool di Klopp con una media-gara di ben 45 palloni recuperati, mentre ad esempio la Juve di Allegri è la squadra più anti-Klopp avendo un indice di pressione e di riaggresione tra i più bassi del nostro campionato.