Domenica prossima le valli di Fiemme e Fassa saranno attraversate dai 7mila “Bisonti” lungo i 70 km. della MARCIALONGA, con partenza da Moena ed arrivo a Cavalese ” IN BOCCA AL LUPO “
di Massimo Rosa/Direttore Panathlon Planet
L’abituale conto alla rovescia iniziato l’ultima domenica di gennaio (come sempre) 2021 sta terminando la sua corsa: poi sarà, ancora una volta Marcialonga, la cinquantesima della sua splendida storia. Una storia iniziata da “quattro amici al bar, reduci dalla regina e storica Vasalopet, tanto per prendere a prestito il titolo della famosa canzone e dare l’idea come dalle ciacole possano nascere delle belle favole, come la nostra Marcialonga.
Il sordo rumore di quella enorme mandria di “Bisonti”, cioè dei partecipanti alla gara, sta aumentando sempre più, visto il preannunciato arrivo dei settemila iscritti di questa storica edizione. Poi, ancora una volta al colpo di cannone, atleti famosi e sconosciuti scriveranno un’altra meravigliosa pagina della storia dello sci di fondo italiano. Si deve proprio alla Marcialonga se è nato il vasto movimento nazionale degli appassionati di questo sport tutto sudore e fatica, praticato tra scenari montani e boschivi di rara bellezza incontaminata. Nel caso della Marcialonga è soprattutto quel paradiso terrestre delle Dolomiti, posto nel regno di Re Laurino.
Alla partenza di Moena è preannunciata la partecipazione dei quattro Senatori che hanno partecipato a tutte le cinquanta edizioni. Complimenti! Io ne feci solo cinque da Bisonte, nella prima delle quali mi ritirai, dopo avere doppiato Canazei, all’altezza di Mazzin. Mi ritirai perché all’improvviso, una decina di metri innanzi a me, vidi una piccola sagoma femminile dal sedere pesante. Colto nell’orgoglio maschile (naturalmente sorrido) cercai di superarla, ma tutto fu inutile, perché la signora era irraggiungibile. Allora, colto dallo sconforto mi ritirai. Solo in quel momento mi resi conto che l’aver saltato il rifornimento idrico-alimentare poco prima di Canazei, mi era costato caro. Ma non importa, le successive Marcialonga furono delle irripetibili emozioni che porto nel profondo del mio cuore.
Il percorso.
A proposito del percorso vi invito a leggere l’intervista fatta nel 2019 “Il segreto del Generale Mamante D’Incal”, che ripropongo a parte.
Si parte dalla affollata piana di Moena, la Fata delle Dolomiti, poco meno di 1.200 metri d’altitudine, ed attraversandola ci si imbottiglia subito nelle strette vie del paese. Una volta usciti ci si ritrova con i binari intasati di concorrenti che, difficilmente, ti fanno passare. I ritmi sono quindi abbastanza lenti. Si giunge così, dopo una ventina di chilometri, a Canazei (1.460 metri), dove si cambia sponda dell’Avisio (sx) per tornare verso Moena (35° km.). Quindi una leggera e quasi costante discesa accompagna i nostri protagonisti a Predazzo (45° km.), dov’è posto il cancello che chiude i battenti ai ritardatari. Se nei primi quarantacinque chilometri il pubblico faceva da contorno, incitando i concorrenti, da Predazzo in poi si prosegue nelle deserte lande in gara solitaria. L’ideale è prendere il treno giusto per arrivare a Cavalese. Attenzione però che al 62° km. è in agguato l’altro cancelletto deputato all’eliminazione. Dopodiché inizia la salitona verso il traguardo d’arrivo, quest’anno impreziosita dalla variante delle “Mur de le Strie”, 583 metri da percorrere con un dislivello di 58 metri ed una pendenza che arriva anche al 20%. La cavalcata della Marcialonga ha il suo epilogo in viale Mendini, dove due ali di rumorosi sportivi accolgono i nostri eroi, in cui il primo e l’ultimo arrivato sono incoronati allo stesso modo, in vero stile Fair Play.
Ludis Iungit.