di Raimondo Meledina – Redazione Ozieri Area13 Sardegna
Nella splendida cornice del Palazzo del Turismo di Riccione, si è svolto nello scorso fine settimana il Convegno Tecnico Nazionale dei Giudici di Gara, dei Direttori di Corsa e delle altre figure addette alla sicurezza nelle gare della Federciclismo.
Nel consesso si è dibattuto sulle problematiche che devono affrontare le Società di tutta Italia per organizzare le gare ciclistiche con il massimo della sicurezza, dato che le condizioni che determinano pericoli per coloro che gareggiano sono molteplici, e non sempre si riesce a raggiungere standard ottimali di sicurezza, nonostante il massimo impegno e l’impiego di moto staffette e di personale abilitato con corsi e severi esami. Infatti, benché dette gare siano regolarmente provviste di nulla-osta e autorizzazioni di Sindaci e Prefetto per la sospensione temporanea del traffico veicolare, il Direttore di Corsa della manifestazione è soggetto a grandi responsabilità di carattere civile e penale e deve prodigarsi in ogni maniera per garantire il loro regolare svolgimento.
A conclusione della tre giorni di relazioni e dibattito, la Commissione Nazionale ha voluto inoltre omaggiare tre giudici di gara provenienti da diverse parti d’Italia, con la consegna di un cofanetto con distintivo e medaglie “al merito del ciclismo”, quale riconoscimento per l’attività svolta al servizio e per la buona riuscita delle gare ciclistiche sia a livello regionale che nazionale.
Fra i premiati anche un Giudice di Gara della Sardegna, il berchiddese Filiberto Crasta che ripiega, forse con un po’ di rimpianto, la divisa blu, ma al quale rimangono tanti ricordi e numerosi aneddoti legati ad un’ininterrotta attività di quarantanove anni di tessera che lo ha visto impegnato in tantissime gare giovanili, amatoriali e agonistiche per dirigere e coordinare le attività dei colleghi di giuria nel controllo delle gare in tutte le zone della Sardegna e non solo.
Con Filiberto Crasta, per tutti Berto, ed ormai più che un’istituzione nel mondo dello sport, abbiamo voluto chiacchierare su questo lungo ed entusiasmante percorso sportivo.
Una esperienza molto lunga, caratterizzata da quali aspetti?
Senz’altro quello di aver seguito da vicino lo sport che più mi ha appassionato, insieme al calcio, devo dire. Il ciclismo piaceva molto a mio padre, grande tifoso di Fausto Coppi, che mi ha trasmesso la passione, che è poi anche un marchio di famiglia, tant’è che un mio fratello, Geppi, è stato anche lui ciclista, ed un altro, non del tutto casualmente, porta il nome di Fausto.
Il ruolo di Giudice di Gara mi ha sempre attirato, non foss’altro per lo spirito di giustizia, di correttezza e di rispetto delle regole che sin da ragazzo mi ha ispirato nelle varie fasi della mia vita e che – credo, ma ne sono certo – di aver coltivato come valori anche nei rapporti interpersonali e nel lavoro.
Come in ogni ambito della vita e del lavoro, si può pensare che ci siano state evoluzioni anche nel vostro ruolo?
In circa cinquant’anni tante cose sono cambiate nel mondo del ciclismo: basta pensare alle biciclette e alla elevata tecnologia ed ai materiali con cui oggi sono costruite. Ma anche il ruolo dei Giudici si è evoluto: sia prima che durante e dopo la gara non si può prescindere dall’uso degli strumenti informatici e non potrebbe essere altrimenti, perché’ le varie componenti hanno bisogno di risposte immediate.
Ci sono delle criticità nello svolgere la funzione di Giudice di Gara?
La figura del giudice di gara, arbitro o commissario, è per sua natura oggetto di critiche in qualunque campo. Chi è chiamato a prendere decisioni – quasi mai condivise – per garantire la regolarità della gara, non sempre riesce ad accontentare tutte le parti.
Il concetto che mi ha ispirato negli anni ha sempre avuto un filo conduttore: la sanzione, la penalità non deve essere concepita come una punizione verso chi l’ha commessa, piuttosto deve essere interpretata come una garanzia per quanti hanno invece rispettato la regola.
Cosa rimane alla fine di una esperienza durata diversi decenni?
L’aspetto primario è la consapevolezza di aver trasmesso dei valori, penso a bambini cui piace andare in bicicletta, ai giovani che amano la sana competizione, e che, anche grazie all’attività sportiva praticata nel loro percorso di crescita, sono diventati uomini. Mi piace pensare che i concetti del rispetto di norme e regolamenti nell’ambito della competizione, vengano recepiti da coloro che praticano lo sport e, nello specifico il ciclismo, per trasportarli poi nella vita di tutti i giorni.
Nel corso degli anni, molte volte sono stato gratificato dall’aver constatato che quell’aspetto apparentemente severo del Giudice di Gara nel far rispettare le regole, sia riuscito a trasmettere quei valori, fornendo un importante contribuito perché quei bambini siano diventati adulti ed elementi utili alla crescita delle comunità di appartenenza”.
A conclusione della nostra chiacchierata, non si può che concordare con Berto Crasta, uomo speciale e sportivo a tutto tondo, essendo stato anche calciatore prima e presidente poi del Berchidda Calcio, ed ancora oggi, nonostante l’incedere degli anni, ancora in sella alla sua bici tutte le volte che riesce a ritagliarsi specifici spazi, ma, soprattutto, a detta dei tantissimi atleti e dirigenti che nel corso di cinquant’anni si sono rapportati con lui, un educatore ed un vero gentleman dello sport. A Berto, attivo vicepresidente del Panathlon Club Ozieri, auguriamo almeno altri 50 anni di sport, associazionismo e di amicizia.