di Tonino Raffa – Redazione Reggio Calabria Area8 Puglie Calabria Molise
Venerdì a Milano nell’auditorium della Banca popolare, sabato al palazzo comunale di San Zenone Po, oggi a Pavia nel salone della biblioteca universitaria. Treeventi nell’arco di settantadue ore per ricordare, a trent’anni dalla morte, Gianni Brera, il più grande giornalista sportivo del dopoguerra, capace, con la sua travolgente narrativa di convertire in epica il racconto degli eventi e la descrizione dei protagonisti. Tre luoghi scelti non a caso : a Milano il grande Gioan visse per l’intero arco della carriera, a San Zenone era nato lì e lì è stato sepolto. all’ateneo di Pavia aveva conseguito la laurea. Brera lasciò tragicamente questo mondo la sera del 19 dicembre del 1992 in seguito ad un incidente sulla statale che collega Codogno e Casalpusterlengo, in provincia di Lodi. Nello schianto, provocato da una vettura che aveva invaso a folle velocità la corsia opposta, persero la vita anche due amici con i quali aveva cenato in una vicina trattoria.
C’è un paradosso che macchia il giornalismo di oggi: se domandate a qualcuno dei tanti giovani che popolano le tribune stampa degli stadi e discettano sul calcio riempendo le trasmissioni e i servizi di banalità e luoghi comuni, chi era Gianni Brera, otterrete come risposta il silenzio più imbarazzato. Il black out sarà totale se provate a chiedere qualcosa sulle altre firme che hanno nobilitato la letteratura sportiva : Arpino, Vergani, Zavoli, Roghi, Ghirelli, Buzzati. Le loro “non risposte fanno paura. Per fortuna, in coincidenza con il trentennale della morte è partita una crociata contro l’oblio. L’hanno promossa I Panathlon Club di Mantova e di Verona in sinergia con l’università della città scaligera e con il CONI. Va ascritta a loro merito una pubblicazione speciale dedicata al grande maestro, appena uscita per la collana “La coda del Drago” (casa editrice zerotre) a cura di Alberto Brambilla e Adalberto Scemma. Il giro delle presentazioni è appena cominciato. Il programma prevede per tutto il 2023 tante tappe in tutta Italia. Titolo dell’opera “Per Gianni Brera l’Arcimatto” dal nome della popolare rubrica di dialogo con i lettori (e degli curata da Gianni sul Guerin Sportivo a partire dagli anni sessanta. Grazie ai contributi di colleghi cresciuti alla sua scuola (e degli studenti iscritti al corso di letteratura sportiva dell’Ateneo di Verona) che si autodefiniscono i “senzabrera” (etichettati così dal suo migliore allievo, Gianni Mura, spentosi nel 2020), riemergono dall’archivio della memoria tutte le magie dell’Arcimatto. Viene fuori cioè il Brera che tutti da ragazzi abbiamo ammirato. Quello che ti inchiodava alla lettura dal primo all’ultimo rigo per la prosa scintillante, per i soprannomi (Rivera era “L’abatino”, Gigi Riva “Rombo di tuono”, Mariolino Corso era “il participio passato del verbo correre”, i tifosi della Juve “le oceaniche turbe bianconere”), per gli endecasillabi tronchi e i neologismi fantasiosi poi entrati, con effetto valanga, nelle enciclopedie e nel linguaggio comune. Grazie a questa narrativa effervescente “Gioan” riusciva a dare dimensione epica ai racconti sportivi, ben miscelando l’italiano con il Latino, il Greco antico e il dialetto padano. Senza mai trascurare la sostanza che richiede l’analisi tecnica. Tra una riflessione tattica sul difensivismo e il gioco all’italiana, ti infilava sempre una massima di Platone, di Seneca o di Aristotele, una citazione di Dante o un blocco di versi di Omero. Un mix affascinante. Spiegò il contropiede ricordando che così veniva definita la danza del coro nelle tragedie greche e inventò “Eupalla” la Dea protettrice del calcio (termine tratto dal prefisso “Eu” che indica il “bene”).
Non sono mancate le polemiche scatenate dal suo stile funambolico e dalle sue opinioni. Umberto Eco lo paragonò ad un “Gadda spiegato al popolo”, lui rispose “sono un povero cristo costretto a scrivere in fretta, mentre lui può prendersi tutto il tempo che vuole”. Ma anche i detrattori e i personaggi criticati riconobbero sempre il suo inarrivabile magistero culturale e professionale. Un esempio? Brera attaccò spesso Gianni Rivera. La definizione spregiativa di “Abatino” nasceva dalla convinzione che il calcio dovesse essere uno sport muscolare e speculativo e non uno spettacolo per gli esteti. Bene : dopo la morte del maestro, Rivera fu tra i fondatori dell’associazione “Amici di Gianni Brera”. Un gesto di fair play in linea con i grandi valori dello sport, tra i quali c’è , al di sopra di tutto, il rispetto per l’avversario. E’ stata anche questa una lezione di cultura.
Who is who GIANNI BRERA
Gianni Brera, nato nel settembre del 1919 a San Zenone, in provincia di Pavia e deceduto in un incidente stradale il 19 dicembre del 1992, iniziò a scrivere a diciassette anni occupandosi di calcio minore per lo storico “Guerin Sportivo” .Dopo la laurea in Scienze politiche, si arruolò nel corpo dei paracadutisti. Nel 1945 cominciò a collaborare alla “Gazzetta dello sport”, quotidiano del quale a trent’anni diventò il più giovane direttore.
Passò al “Giorno” di Baldacci nel 1956, continuando contestualmente a scrivere per il Guerino del quale assunse la direzione nel 1967. Dopo una breve parentesi, (fino al 1981) al Giornale di Montanelli, approdò nel 1982 a Repubblica, su proposta di Eugenio Scalfari. Numerose le sue apparizioni in TV, in particolare alla Domenica sportiva. Tra i suoi romanzi di successo “La ballata del pugile suonato” e “Il corpo della ragassa” dal quale venne tratto l’omonimo film di Luchino Visconti. La salma di Brera riposa nel cimitero di San Zenone. La sua mitica Olivetti 22 di color verdolino, è custodita al Museo del calcio di Coverciano.
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