SI E’ CONCLUSO A PADOVA IL CONGRESSO EIEMIM
di Claudia Tamiro – Ufficio Stampa Testori Comunicazione
L’esercizio può essere una vera e propria medicina, per questo deve essere diffuso e far parte della pratica clinica quotidiana. Il messaggio conclusivo che arriva dal congresso della European Initiative for Exercise in Medicine
L’esercizio fisico è più di uno svago. È un una componente essenziale della nostra vita e decisiva per la mantenerci in salute e per gestire al meglio la malattia. È questo il messaggio che arriva dalla tre giorni di lavori del X Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) che si conclude oggi a Padova e che ha visto la partecipazione di oltre 200 partecipanti provenienti da tutto il mondo. L’evento è stato organizzato da Exercise is Medicine – EIM® Italy, sotto l’egida del Dipartimento di Medicina, in collaborazione con Motore Sanità.
1. ATTIVITÀ FISICA PER TUTTI. I benefici dell’attività fisica sono ormai conclamati: bastano 150 minuti a settimana per cominciare a goderne. “È dimostrato che questa quantità riduce in in modo importante la mortalità, il rischio di malattie croniche e tumori. Nel caso in cui si sviluppa una neoplasia, poi, riduce il rischio di recidive aumentando le probabilità di guarigione”, ha affermato Andrea Ermolao dell’Università di Padova, organizzatore del congresso e responsabile putativo di Exercise is Medicine Italy, nonché direttore dell’UOC di Medicina dello Sport e dell’Esercizio. “Oggi le evidenze scientifiche sono fortissime, sappiamo che l’esercizio può essere una vera e propria medicina. E non è mai troppo tardi, anche per chi ha una patologia o non è attivo, per iniziare a fare attività fisica”, ha aggiunto.
2. USCIRE DALLA PANDEMIA. Da questo punto di vista, Covid ha avuto effetti pesanti. “Durante la pandemia la possibilità di fare sport è stata ridotta notevolmente a livello statale, con la chiusura di scuole, impianti sportivi, a causa della pandemia Covid. È stato un trend omogeneo in tutto il mondo anche se ci sono state delle differenze da regione a regione, e questo ha avuto un impatto negativo notevole sulla salute a livello globale”, ha detto la la Vicepresidente di EIM, Robyn Stuhr.
3. RISPARMI PER IL SSN. Dopo la fase più acuta della pandemia, si è assistito a una ripresa dell’attività fisica, ma manca ancora la piena consapevolezza dei suoi benefici nella popolazione e la piena volontà di applicare strategie di promozione del moto. Eppure “non essere sedentari significa ridurre la morbidità e la mortalità, quando ciò avviene si genera un risparmio importante per il servizio sanitario nazionale”, ha sottolineato Roberto Vettor, direttore Dipartimento Medicina Università di Padova.
4. MECCANISMI PROFONDI. Il congresso è stato l’occasione per fare il punto sui meccanismi biologici attraverso cui l’attività fisica esercita i suoi effetti benefici: per esempio, la sua capacità di preservare l’autofagia, un meccanismo chiave all’interno delle cellule, e la buona salute dei mitocondri, la centrale energetica delle cellule. Così come la sua capacità di contrasto della sarcopenia, la perdita progressiva di massa muscolare e cellule nervose che consentono l’attività dei muscoli che è tipica della Terza Età.
5. ESERCIZIO PER I PAZIENTI. Tra gli argomenti protagonisti degli incontro, le strategie che oggi rendono sempre più realistica e sicura l’implementazione di interventi basati sull’attività fisica nelle persone affette da patologie croniche. L’esempio più calzante è quello del diabete, una delle patologie che più può beneficiare dal moto e in cui oggi l’attività fisica può essere resa più sicura dall’uso dei sensori di monitoraggio continuo della glicemia.
A rendere sempre più efficaci gli interventi nelle persone affette dalle più diverse patologie anche l’innovazione nella strumentazione per gli allenamenti. Alcuni attrezzature rendono possibile un elevato livello di modulazione dell’esercizio fisico, inducendo per esempio diversi tipi di contrazione muscolare. Inoltre raccolgono i dati e li inviano al personale sanitario di riferimento che può, in questo modo pianificare un piano di allenamento, prescriverlo e mandarlo alla macchina.
7. A CIASCUNO IL SUO. Un aspetto fondamentale è poi quello della diagnostica: è fondamentale che l’attività fisica non sia appannaggio esclusivo soltanto alle persone sane ma anche a chi è affetto da una o più patologie. Tuttavia perché ciò sia possibile è necessario conoscere bene le condizioni di ciascuna persona e prescrivere il tipo di attività fisica a essa più adatta affinché si traggano i massimi benefici e si riducano al minimo i rischi. In questo campo nel corso del congresso si è approfondito il ruolo di diverse tipologie di esami, dall’’ecocardiografia al test cardiopolmonare.
La European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) è partner di Exercise is Medicine (EIM), l’iniziativa sanitaria globale gestita dall’American College of Sports Medicine (ACSM) che si prefigge di rendere la valutazione e la promozione dell’attività fisica uno standard nell’assistenza sanitaria.
“Exercise is Medicine” si impegna a promuovere l’attività fisica per il mantenimento di una salute ottimale, considerandolo parte integrante nella prevenzione e nel trattamento di molte condizioni mediche. L’evento, che si inserisce nelle celebrazioni per l’anniversario degli 800 anni dalla fondazione dell’Università di Padova, è principalmente (ma non esclusivamente) rivolta a medici professionisti dell’ambito sanitario e a chinesiologi.
Obesità e patologie di cuore e polmoni? Fai attività fisica!
L’attività fisica nel trattamento dei pazienti affetti da obesità è un altro tema portato all’attenzione durante il Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) a Padova. L’evento è organizzato da Exercise is Medicine – EIM®️ Italy, sotto l’egida del Dipartimento di Medicina, in collaborazione con Motore Sanità
Nei pazienti affetti da obesità l’allenamento ha molti benefici oltre alla perdita di peso, come la riduzione del rischio cardiometabolico e il miglioramento del comportamento alimentare. Il Professore di Nutrizione Jean-Michel Oppert, dell’Università Pierre et Marie Curie di Parigi, ha sottolineato come non sia sufficiente una raccomandazione di esercizio standardizzata: “Gli obiettivi specifici della prescrizione di esercizio fisico devono essere definiti per ogni paziente affetto da obesità con un approccio personalizzato” ha spiegato.
Per quanto riguarda le barriere all’attività fisica regolare per i pazienti affetti da obesità, il Professor Jean-MichelOppert spiega che esistono molte cause. “Sono cause fisiologiche, individuali e cause ambientali. Le cause fisiologiche correlano alla bassa capacità funzionale o a comorbidità e quindi per superarle dobbiamo considerare le comorbidità e fare una prescrizione di esercizio adattata con una progressione molto lenta. Riguardo alle barriere individuali, ad esempio le esperienze negative legate all’attività fisica, in questo caso dobbiamo stare molto attenti alla stigmatizzazione della patologia di obesità. Le barriere ambientali sono, infine, la mancanza di tempo, difficoltà di accedere alle strutture, quindi dobbiamo lavorare per attrezzare le strutture sportive e le palestre affinché possano accogliere anche questi pazienti”.
Si è continuata questa ampia panoramica clinica con il ricercatore dell’Università di Padova, Daniel Neunhaeuserer, con focus sulla possibile supplementazione di ossigeno per eludere la dispnea nella riabilitazione polmonare dei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva.
“L’esercizio terapia è sicuramente un trattamento molto efficace in questa popolazione. Il problema è che spesso i pazienti si devono fermare molto precocemente durante l’esercizio fisico per la mancanza di respiro che impedisce a volte un adattamento cardiovascolare, metabolico e muscolare all’esercizio fisico. Per questo motivo i medici cercano di trovare delle soluzioni per bypassare queste limitazioni ventilatorie, e una delle possibilità potrebbe essere la supplementazione con ossigeno durante l’esercizio fisico”.
Il Professor Josep Niebauer, Direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport, di prevenzione e riabilitazione dell’università di Salisburgo, ha concluso la sessione con l’analisi dei benefici specifici dell’allenamento aerobico e della forza, definendo come entrambi debbano essere “parte integrante della prevenzione e della riabilitazione cardiovascolare per tutta la vita”. “Penso che anche i medici – prosegue il Professor Niebauer – stiano comprendendo che l’esercizio fisico è parte della terapia. Nonostante si trovi nelle linee guida nella pratica clinica non è ancora diventato routine. Penso tuttavia che tutti abbiano finalmente capito che l’esercizio fisico fa parte della terapia come le linee guida già dicono da tempo e credo che entrerà presto nella routine clinica”.
La European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) è partner di Exercise is Medicine (EIM), l’iniziativa sanitaria globale gestita dall’American College of Sports Medicine (ACSM) che si prefigge di rendere la valutazione e la promozione dell’attività fisica uno standard nell’assistenza sanitaria.
“Exercise is Medicine” si impegna a promuovere lo sport per il mantenimento di una salute ottimale, considerandolo parte integrante nella prevenzione e nel trattamento di molte condizioni mediche. L’evento, che si inserisce nelle celebrazioni per l’anniversario degli 800 anni dalla fondazione dell’Università di Padova, è principalmente (ma non esclusivamente) rivolta a medici professionisti dell’ambito sanitario e a chinesiologi.
DALLE CORSE IN ESTATE ALL’HIKING FINO ALLE IMMERSIONI: SE L’ATTIVITÀ FISICA SI FA IN CONDIZIONI DIFFICILI
Attività fisica in contesti particolari o estremi: la possono svolgere anche anziani e malati cronici, ma con le giuste attenzioni
Si può fare attività fisica in sicurezza con estati sempre più calde e lunghe? E quali sono gli accorgimenti per chi fa hiking in montagna, specie se anziano o malato? E, poi, chi ha una malattia cronica può fare immersioni subacquee?
Sono alcune delle domande al centro della terza giornata del X Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) che si è concluso, dopo tre giorni, a Padova. L’evento è organizzato da Exercise is Medicine – EIM® Italy, sotto l’egida del Dipartimento di Medicina, in collaborazione con Motore Sanità.
“Negli ultimi anni, specie con la pandemia, abbiamo assistito a un fenomeno nuovo: è esploso il numero di eventi di running. Non si tratta di competizioni di élite, ma di eventi a cui prendono parte centinaia di persone comuni. Spesso sono caratterizzate da lunghe distanze e alcune di queste sono realizzate anche in condizioni proibitive. Per citarne qualcuna, la Badwater Ultramarathon che si corre per 135km nella Death Valley; la Polar Circle Marathon, che si corre proprio oggi e domani in Groenlandia; la maratona che si corre sul passo del Khunjerab, in Pakistan, a 4.700 metri. Anche senza arrivare a questi appuntamenti estremi, il cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature, sta rendendo sempre più comune confrontarsi con l’attività fisica a temperature elevate”, dice Paolo Emilio Adami, Medical Manager of the Health and Science Department of World Athletic.
Tutto ciò pone l’attenzione su un aspetto spesso sottovalutato dell’attività fisica: quello del rapporto con il clima e con la necessità di mantenere una temperatura ottimale dell’organismo.
Che fare dunque? Specie se si deve affrontare una impegno fisico con condizioni non ottimali? Per Adami è fondamentale “studiare le condizioni ambientali, imparare ad ascoltare i segnali di allarme lanciati dal proprio corpo, testare prima (per esempio durante l’allenamento) strategie di raffreddamento (o riscaldamento). Anche se non sempre è possibile farlo, sarebbe importante acclimatarsi allenandosi nel posto (o almeno nelle condizioni) della gara”. Infine, ricorda l’esperto, occorre fare attenzione ai farmaci: molti incidono sui processi biologici che regolano la temperatura: per esempio gli stimolanti o gli antidolorifici.
Tra gli argomenti della giornata, l’attività fisica in montagna, un fenomeno che sta diventando sempre più ampio coinvolgendo spesso persone anziane e affette da patologie croniche.
“È un fenomeno positivo”, dice Nicola Borassio, dell’Università Padova. “Le persone nell’ambiente naturale si sentono più coinvolte, il contatto con la natura incentiva a spendere tempo in attività fisiche. Inoltre la qualità dell’aria in montagna è decisamente migliore che in città”.
Ciononostante è necessario farlo con consapevolezza, poiché all’aumentare dell’altitudine il nostro organismo va incontro a un una serie di risposte fisiologiche che coinvolgono polmoni, cuore, sistema nervoso, specie sopra i 2.000-2.500 metri.
“Fino a questa quota, in genere non ci sono particolari difficoltà, anche per gli anziani. A questi è però consigliato un periodo di acclimatamento e di prestare attenzione all’intensità dell’attività fisica, per esempio sorvegliando la frequenza cardiaca”, dice Borasio.
Maggiore attenzione dovrebbero prestare le persone con malattie croniche che possono andare incontro a potenziali rischi, avverte Marco Vecchiato, dell’Università di Padova. Ciò, naturalmente non significa che debbano rinunciare all’attività fisica in montagna.
“Per chi soffre di malattie respiratorie come la Bpco o l’asma, occorre una certa cautela”, dice. “È bene valutare se l’altitudine è tollerata e magari monitorare la saturazione. In alcuni casi può essere raccomandato avere a disposizione l’ossigeno. Molto, però, dipende dal grado di controllo della malattie e dall’altitudine a cui ci si reca”, afferma. “Attenzione anche per chi soffre di malattie cardiovascolari: in tal caso l’alta quota può peggiorare i sintomi e in alcuni casi può essere necessario aggiustare la terapia. Un discorso a parte meritano le persone con diabete: in genere chi non è insulino-dipendente tende a trarre giovamento dall’attività in alta quota; per chi invece ha bisogno dell’insulina, aumenta il rischio di ipoglicemia e quindi può essere necessario monitorare i livelli di glucosio e, semmai, aggiustare il dosaggio dell’insulina”.
Se ai malati cronici non è preclusa l’alta quota, lo stesso vale anche per le profondità del mare. “Certo che un malato cronico può fare immersioni”, dice Gerardo Bosco, professore all’Università di Padova e presidente della Società italiana di medicina subacquea e iperbarica (SISMI).
“L’immersione, sia in apnea sia con le bombole di ossigeno – e perfino lo snorkeling – ha molti benefici: insegna a respirare, migliora la frequenza cardiaca, il metabolismo, la forma fisica complessiva”, dice l’esperto.
“L’importante è rispettare tre regole”, conclude Bosco. “Ascoltare e rispettare il proprio corpo; ascoltare e rispettare il proprio medico e ascoltare e rispettare il mare”.
La European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) è partner di Exercise is Medicine (EIM), l’iniziativa sanitaria globale gestita dall’American College of Sports Medicine (ACSM) che si prefigge di rendere la valutazione e la promozione dell’attività fisica uno standard nell’assistenza sanitaria.
“Exercise is Medicine” si impegna a promuovere lo sport per il mantenimento di una salute ottimale, considerandolo parte integrante nella prevenzione e nel trattamento di molte condizioni mediche. L’evento, che si inserisce nelle celebrazioni per l’anniversario degli 800 anni dalla fondazione dell’Università di Padova, è principalmente (ma non esclusivamente) rivolta a medici professionisti dell’ambito sanitario e a chinesiologi.
L’attività fisica è una terapia prescrivibile con dosaggi personalizzati grazie alle più sofisticate tecnologie
Gestione del diabete, piano di allenamento per il completo recupero fisico e Moving medicine per aiutare gli operatori sanitari a migliorare la qualità e la frequenza delle loro conversazioni sull’attività fisica.
“L’alleanza globale permette di diffondere l’esercizio terapia in Medicina”. Con questo messaggio i diversi national Center di Exercise is medicine – Stati Uniti, Germania, Olanda, Svezia, Spagna – hanno sottolineato questo comune intento e l’hanno fatto attraverso video messaggi che hanno aperto la seconda giornata del X Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine, l’iniziativa sanitaria globale gestita dall’American College of Sports Medicine (ACSM) che si prefigge di rendere la valutazione e la promozione dell’attività fisica uno standard nell’assistenza sanitaria. Location d’eccezione l’Orto botanico della città di Padova, fino a domani 29 ottobre. L’evento è organizzato da Exercise is Medicine – EIM®️ Italy, sotto l’egida del Dipartimento di Medicina, in collaborazione con Motore Sanità. Il Professor Andrea Ermolao, Direttore dell’UOC di Medicina dello Sport e dell’Esercizio, è organizzatore del Congresso e responsabile putativo di Exercise is Medicine Italy.
“Exercise is Medicine” si impegna a promuovere lo sport per il mantenimento di una salute ottimale, considerandolo parte integrante nella prevenzione e nel trattamento di molte condizioni mediche. L’evento, che si inserisce nelle celebrazioni per l’anniversario degli 800 anni dalla fondazione dell’Università di Padova, è principalmente (ma non esclusivamente) rivolta a medici professionisti dell’ambito sanitario e a chinesiologi.
Nella seconda giornata si pone l’accento sulla digital health e l’intelligenza artificiale per la diffusione dell’esercizio fisico come terapia. Due importanti moderatori, Josef Niebauer, Direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport, di prevenzione e riabilitazione dell’università di Salisburgo e Giacomo Pucci, Professore associato del Dipartimento di Medicina dell’Università di Perugia, hanno guidano la sessione.
Alberto Maran, Professore del Dipartimento di medicina dell’Università di Padova ha approfondito il tema delle tecnologie al servizio della cura e il trattamento del diabete, con un focus sull’utilizzo dei sensori di monitoraggio continuo della glicemia e il ruolo dell’attività fisica per la gestione del diabete di tipo 1. “Le tecniche di intelligenza artificiale offrono grandi opportunità per l’analisi dei dati dei sensori e lo sviluppo di strategie avanzate di ottimizzazione della terapia. Per quanto riguarda i sensori di monitoraggio continuo della glicemia al giorno d’oggi vengono utilizzati quotidianamente dai pazienti diabetici per monitorare la loro terapia insulinica e per evitare il rischio di ipoglicemie. Soprattutto nei soggetti che vogliono compiere delle attività fisiche l’utilizzo di questa tecnologia consente di programmare in anticipo e soprattutto di correggere eventuali discese della glicemia per evitare il rischio di gravi ipoglicemie. Quindi al giorno d’oggi questi dispositivi sono utilizzati comunemente dai pazienti con diabete insulino-trattato, in diabete di tipo 1, e soprattutto dai ragazzi che svolgono attività sportiva che devono cercare di evitare questi sconvenienti episodi”.
Sul ruolo dell’attività fisica nella gestione del diabete il professor Maran ha sottolineato: “E’ stato dimostrato che l’attività fisica, l’esercizio fisico aerobico sono essenziali nel diabetico sia di tipo 2 ma soprattutto di tipo 1 giovanile, perché dà un impatto positivo su alcune delle caratteristiche cliniche della dislipidemia, della pressione arteriosa, delle complicanze croniche del diabete che possono inficiare anche il rischio cardiovascolare in età adulta, quindi l’attività aerobica associata all’attività di resistenza sono raccomandate per almeno 150 minuti alla settimana in tutti i soggetti che la possono compiere, secondo le linee guida”.
Si continua con una panoramica sui big data in medicina e sulla possibilità che le moderne tecnologie offrono per migliorare l’allenamento e l’attività fisica.
A tale proposito Silvano Zanuso del Dipartimento di Tecnologia della ECU, Università di Perth in Australia, offre una prospettiva sulle novità in campo per la personalizzazione e l’ottimizzazione dell’allenamento della forza della tecnologia controllata da software BiostrenghtTM di Technogym. “Si tratta di attrezzature per l’allenamento della forza che utilizzano una tecnologia di derivazione aerospaziale: il carico non è fornito da un pacco pesi ma è fornito da un motore che consente di generare diversi tipi di contrazione – elastica, eccentrica, isocinetica, isotonica tradizionale – spiega Zanuso -. L’utilità clinica di questo sistema è duplice: da una parte la diversità delle contrazioni sono un grande vantaggio dal punto di vista clinico, dall’altra sono attrezzature connesse in rete cioè mandano dei dati in rete e ricevono dei dati dalla rete, il clinico cioè può pianificare un piano di allenamento, prescriverlo, mandarlo alla macchina e il paziente quando si logga nell’attrezzo riceve esattamente l’esercizio-terapia che è stata prescritta dal suo medico”.
Ma la pillola dell’esercizio viene già somministrata? il sistema sanitario è pronto a recepire queste innovazioni? Rebecca Gould, Sport and Exercise Medicine Registrar, Oxford University Hospitals NHS Foundation Trust, che sottolinea il ruolo fondamentale dell’iniziativa EIM in Italia, presenta gli strumenti di “Moving medicine, una serie di risorse online per aiutare gli operatori sanitari a migliorare la qualità e la frequenza delle loro conversazioni sull’attività fisica.
“To Moviment Medicine è una collezione online di risorse che sono in grado di supportare e integrare la promozione dell’attività fisica con la pratica quotidiana, ma aiuta anche ad avere migliori conversazioni con i pazienti. È stato sviluppato nel 2018 dal Moving Healths Professionals Program che era nel Regno Unito. L’idea era quella di provare a sviluppare risorse per rendere la promozione dell’attività fisica più accessibile per i lavoratori dell’ambito sanitario, gli operatori sanitari che svolgono un ruolo cruciale nella promozione dell’attività fisica, in particolare per le persone che vivono con patologie e negli anziani. Usiamo i cattivi comportamenti non solo per indurre i pazienti ad essere più attivi, ma anche per i medici e per avere più conversazioni riguardo il tema con i loro pazienti sull’attività fisica. Active Hospital è una delle risorse che abbiamo prodotto. Inizialmente, aveva solo una sede e aveva un approccio completamente diverso. Usavamo l’attività fisica in pazienti in gravidanza e con diabete”.