U.S.OPEN Giornata 15
ALCARAZ STRAVINCE GLI US OPEN E DIVENTA IL N.1 DEL MONDO SALENDO AL PRIMO POSTO DELLA CLASSIFICA ATP.
UN MOSTRO DI BRAVURA. NESSUNO HA MAI SAPUTO GIOCARE COME LUI. UN GIOCATORE QUASI PERFETTO.
RUUD OTTIMO TENNISTA, MA “UMANO”.
Il Tennis di Alberto Capilupi – Redazione Verona G.Brera Univr – Area1 Veneto Trentino/AA
Lo spagnolo diciannovenne Carlos Alcaraz (“Carlitos” per i tanti amici) è da poche ore sul trono del tennis, al posto del russo Medvedev che, pur non entusiasmando, aveva preso il posto precedentemente occupato da Djokovich.
Alcaraz invece entusiasma, eccome. Persino più del connazionale Nadal, che assieme al serbo e allo svizzero Federer ha dominato il tennis mondiale per moltissimi anni. Roger gioca ancora, ma ormai non è più competitivo, mentre gli altri due sono ancora sulla breccia, probabilmente ancora per poco, mentre tutta una generazione di giovani e giovanissimi ha già cominciato a prendere i loro posti. Oltre ad Alcaraz, infatti, c’ è sicuramente il ventunenne Sinner, ma anche il ventitreenne Ruud e il norvegese Tiafoe, come si è visto chiaramente in questo slam americano.
Nella finale lo spagnolo si è imposto in 4 set sull’ottimo Ruud.
Tra i due c’è una profonda differenza. Alcaraz, in generale, crea e utilizza continuamente situazioni difficili e potenzialmente vincenti, correndo sempre il rischio di commettere qualche errore: molte palle smorzate (solo in parte destinate a superare il nastro); varie battute con discesa a rete (con la classica tattica azzardata del “serve and volley”) accettando di poter essere infilato da qualche passante; pallonetti millimetrici come ultima speranza per vincere il punto; improvvise accelerazioni esplosive anche per ridurre la durata degli scambi; anticipi eseguiti volutamente anche in controbalzo per trasformare una situazione da difensiva in offensiva.
Tutte situazioni che invece Ruud evita accuratamente, anche se in gran parte sono alla sua portata. Infatti le smorzate non fanno parte del suo repertorio, per cui l’avversario sa che non sarà quasi mai costretto ad andare avanti; idem per il serve and volley, che non utilizza, perché va a rete da metà campo soltanto quando l’avversario non riesce a tenere lunga la palla; anche il pallonetto è per lui un oggetto misterioso, perché preferisce affidarsi al passante, che sa eseguire in modo eccellente tirandolo basso sui piedi in diagonale e sulla riga in lungolinea; ricerca della profondità e dell’anticipo ma cercando sempre di mantenere il controllo; tendenza a prolungare gli scambi, in piena fiducia nella propria capacità di evitare errori non forzati.
“Devi andare a prenderti punto”, ha suggerito giustamente più volte Ferrero, allenatore di Alcaraz, al suo pupillo, sintetizzando la richiesta di una tattica sempre offensiva.
Più prudentemente, invece, Ruud attaccava solo quando se ne presentava l’occasione. Ma così non si può vincere contro lo spagnolo.
Nel primo parziale è stato sufficiente un break al terzo gioco per consentire a Carlitos di aggiudicarsi il set (vinto per 6-4).
Nel secondo Alcaraz è calato soprattutto per deconcentrazione, cedendo il servizio nel sesto e nell’ultimo game: 6-2 per Ruud.
Nel terzo parziale, break per lo spagnolo al primo gioco, seguito dal contro-break del norvegese al quarto game. Ma poi nel tie-break si è registrato un totale dominio di Alcaraz che, strappando il servizio al rivale ben 3 volte, ha vinto il game speciale per 7-1.
Nel quarto ed ultimo parziale Alcaraz ha ridotto il numero delle sue improvvise accelerazioni, accettando quindi scambi anche prolungati, mostrandosi tuttavia alla pari dell’avversario anche con questa modalità di gioco a lui poco usuale.
Ma il forzato contenimento di energie da parte dello spagnolo ha trovato poi uno sfogo nel quinto gioco, in cui Alcaraz ha ottenuto tre “ace” consecutivi e poi la conquista del game, seguita dal break (unico, ma decisivo) nel sesto gioco: 4-2 e infine 6-3 senza ulteriori traumi.