DICA 33
Di Dott. Piera Vettori – Redazione Castelfranco Veneto Area1 Veneto Trentino/AA
Tra le patologie che minano la qualità della vita delle persone (qualità di vita intesa come da definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità “La percezione che ha un individuo del posto che occupa nella vita, nel contesto della cultura e del sistema di valori nel quale egli vive ed in relazione con i suoi obiettivi, le sue aspettative, le sue regole e le sue inquietudini” e quindi uno “stato di salute inteso non solo come assenza di malattia o di infermità”) sono da segnalarsi le malattie reumatiche che si attestano in Italia e nel mondo in una posizione “da podio” tra le malattie croniche andando a colpire circa 1/10 della popolazione italiana.
Varie forme e relative classificazioni sono a disposizione nella letteratura scientifica e conosciute e trattate degli specialisti. Va sottolineato come le malattie reumatiche rappresentino il 30% delle pensioni di invalidità (seconde solo alle malattie cardiovascolari), come contribuiscano a gravare pesantemente sul monte dei giorni di assenza dal lavoro e come il 50% delle forme più gravi sia destinato entro 10 anni a determinare una condizione di invalidità se non adeguatamente diagnosticate e sottoposte a trattamento terapeutico. Inoltre, va ricordato come i costi socio-assistenziali per tali malattie siano elevatissimi.
Sono patologie che interessano le articolazioni, i tendini, i muscoli e le ossa con livelli di gravità e di estensione molto diversi: distinguiamo l’artrite, l’artrosi (presente nell’80% della popolazione sopra i 60 anni), reumatismi, dolori alle ossa e forme più rare ma importanti di connettiviti e vasculiti.
Si parla di artrite di solito quando ci si trova in presenza di un fenomeno infiammatorio che ha caratteristiche di un quadro clinico acuto a rapida insorgenza con comparsa di dolore, anche importante, spesso lancinante, spesso notturno, di rossore, di calore e di impotenza funzionale dell’articolazione interessata (spesso seguiti da rigidità ed astenia).
Non si può dimenticare l’artropatia gottosa (con la sua classica localizzazione all’alluce) anche se attualmente con il controllo dei valori di acido urico nel sangue ad opera dei farmaci e con dieta adeguata è un esempio di patologia meno frequente rispetto al passato.
L’artrite reumatoide con le sue varianti colpisce soprattutto le donne con un picco di età tra i 40 e 60 anni, interessa particolarmente le piccole articolazioni delle mani e dei piedi ma anche caviglie e ginocchia e comporta nel tempo accorciamento dei muscoli, ispessimento e/o rottura di tendini, distruzione di osso e cartilagine con instabilità, sublussazione fino ad una possibile immobilizzazione delle articolazioni.
L’artrosi è forse la più nota a tutti tra le malattie di cui stiamo parlando anche perché è molto frequente: colpisce di più le donne e prevalentemente le articolazioni delle ginocchia ma anche delle mani e delle anche. E’una malattia articolare degenerativa con fasi di infiammazione localizzata. Può essere classificata come artrosi primaria sia generalizzata che localizzata e come artrosi secondaria (a traumatismi, ad anomalie di sviluppo, ad alterazioni della struttura ossea a malattie metaboliche ed endocrine, a malattie del connettivo ed altre).
Il dolore, che migliora con il riposo, la rigidità al risveglio e dopo il riposo e la progressiva limitazione funzionale sono i sintomi più frequenti spesso associati a tumefazione dura con a volte crepitio e scrosci articolari con parametri laboratoristici in genere negativi ma con invece segni radiologici molto “orientativi” per gli addetti ai lavori.
La terapia dell’artrosi prevede un approccio educazionale al paziente per quanto riguarda la promozione dell’esercizio fisico (se possibile personalizzato per intensità frequenza e tipologia di attività )e la gestione corretta dell’attività occupazionale/professionale del soggetto. Vanno suggeriti un calo del peso corporeo per ridurre il carico di lavoro sulle articolazioni e sulle ossa, un’adeguata alimentazione e lo stop fumo.
Gli analgesici spesso sono indispensabili combinati con antiinfiammatori di nuova generazione, di solito assunti a cicli ed anche con l’aggiunta di farmaci che proteggono la cartilagine. Nei casi più dolorosi e complicati la terapia intraarticolare in mani esperte può dare sicuramente dei risultati a volte sorprendenti. Qualche volta bisogna ricorrere alla chirurgia.
Anche in questi casi, come per altre patologie va sottolineato come la prevenzione e l’adozione di stili di vita adeguati e corretti siano importanti e da raccomandarsi; l’attesa nel caso di percezione di modifiche del nostro organismo nella speranza che i disturbi passino da soli non ha senso ; i disturbi vanno affrontati per tempo prima che sia troppo tardi.