Di Prof. Chiara Milanese Università di Verona Facoltà Scienze Motorie
Le gare di velocità nell’atletica leggera iniziano con la partenza dai blocchi ed è proprio la fase della partenza a rivestire un ruolo cruciale per il buon esito della gara. Il posizionamento dell’atleta sui blocchi è un compito ostico sia per gli allenatori sia per gli atleti. In genere questo richiede molto tempo, ci si basa sulle sensazioni degli atleti e si procede per prove ed errori e spesso questo non è sufficiente a garantire ad ogni atleta la miglior prestazione alla partenza.
La ricerca scientifica, nell’ambito delle scienze dello sport, ha come obiettivo quello di rendere oggettive le esperienze maturate sul campo da parte di atleti e allenatori e di migliorare la prestazione sportiva attraverso un approccio basato su evidenze scientifiche.
A tal proposito, un gruppo di ricercatori dell’ateneo veronese coordinato dalla professoressa Chiara Milanese, docente presso il Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, ha recentemente concluso una ricerca dal titolo “Relationships between anthropometric characteristics, block settings and block clearance technique during the sprint start” (autori: Valentina Cavedon, Neil Bezodia, Marco Sandri, Mariola Pirlo, Carlo Zancanaro e Chiara Milanese) e pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Sports Sciences”. A questo studio hanno partecipato oltre al gruppo di ricercatori dell’ateneo scaligero anche un ricercatore del Dipartimento di “Applied Sports, Technology, Exercise and Medicine Research Centre, Swansea University, UK.
Per la letteratura scientifica questo è il primo studio che ha indagato la relazione tra le dimensioni fisiche dell’atleta (lunghezze dei segmenti corporei) e le distanze anteroposteriori dei blocchi (distanza tra il blocco anteriore e la linea di partenza e la distanza tra i due blocchi), oltre alla relazione causale tra queste distanze e gli angoli articolari degli arti inferiori (anca, ginocchio e caviglia). Sono stati inoltre misurati gli effetti che gli angoli articolari, assunti al comando “pronti”, hanno sulla forza espressa dall’atleta all’uscita dai blocchi e conseguentemente sulla prestazione. La ricerca è stata condotta su un campione di 50 sprinters italiani di medio-alto livello che gareggiavano sia in competizioni nazionali che internazionali e 28 neofiti. Ciascun partecipante ha svolto un totale di tre partenze dai blocchi. I parametri biomeccanici sono stati rilevati attraverso dei blocchi di partenza sensorizzati muniti di celle di carico. Questo strumento consente di rilevare direttamente in pista di atletica (e non solo in un laboratorio di biomeccanica) il profilo della forza espressa dall’atleta su entrambi i blocchi e, quindi, di ricavare numerosi parametri biomeccanici (tempo di reazione, tempi di spinta sui blocchi, impulsi di forza, velocità orizzontale di uscita dai blocchi). Inoltre, abbiamo utilizzato due videocamere con successiva analisi video per la stima dei gradi angolari alle articolazioni dell’anca, del ginocchio e caviglia di entrambi gli arti inferiori. I risultati hanno evidenziato che, tra i vari segmenti corporei misurati, la lunghezza dell’arto inferiore è in grado di predire la distanza tra il blocco anteriore e la linea di partenza. Questa distanza a sua volta ha mostrato una relazione statisticamente significativa con l’angolo all’anca, il quale è risultato avere effetti significativi su quei parametri biomeccanici considerati cruciali per la prestazione della partenza dai blocchi. In generale, i risultati forniscono importanti evidenze biomeccaniche degli effetti che l’assetto sui blocchi può avere sulla prestazione e costituiscono un utile punto di partenza per ricerche future. Gli autori concludono affermando che le distanze anteroposteriori dei blocchi dovrebbero essere determinate tenendo in stretta considerazione la lunghezza dell’arto inferiore dell’atleta. I risultati inoltre sottolineano l’importanza dei muscoli estensori dell’anca, suggerendo di includere esercizi specifici nei programmi di allenamento per migliorare l’espressione di forza di questi muscoli.
Il gruppo di ricercatori sopracitato si augura che si possa instaurare una sempre più fitta e cospicua collaborazione con tecnici, allenatori e atleti della sezione velocità dell’atletica leggera al fine di promuovere l’innovazione e il confronto tra evidenze scientifiche ed esperienza in campo. Ridurre sempre più il gap tra scienza e prassi andrebbe a vantaggio di chi tutti i giorni si allena con impegno, passione e cuore e, magari, sogna anche una medaglia importante.