Ancora una volta lo scudetto del Milan passa da Verona, dovendo vincere a tutti i costi. Questa volta i colori della contesa dello scudetto sono nerazzurri
Di Massimo Rosa
L’articolo era stato pubblicato sul giornale Calcio Verona. La firma era quella di Goethe 2003, il mio presuntuoso ed ironico alias della rubrica che tenevo.
Verona 8 maggio 2023 – Torniamo a quel 20 Maggio 1973 andando indietro di qualche giorno, e precisamente al 17 quando il Milan conquista la sua bella Coppa UEFA con un goal di Chiarugi in quel di Salonnico, mentre padre Eligio, il padre spirituale di Gianni Rivera e dell’intero Milan, è chiamato in tribunale a Milano per avere dichiarato “gli arbitri sono venduti o condizionati “. E ti pareva!
Tra gli arbitri presenti in aula anche il fischietto Paolo Casarin, che ancora ci ritroviamo di torno.
Non migliore pubblicità è riservata al presidente del Milan, Albino Buticchi, chiamato a sua volta in tribunale da una sua ex, madre di un figlio avuto fuor dalle mura domestiche, per non corrispondere gli alimenti al figlio del peccato riconosciuto. Come poteva il poveretto corrispondere i denari, quando questi erano stati tutti spesi per il Milan? Suvvia, un po’ di buon senso.
Ma, dopo il gossip d’intrattenimento, ritorniamo a noi, cioè a poche ore dall’inizio del match.
Le orde rossonere sono calate da ogni dove allo stadio Marc’Antonio Bentegodi. Il tricolore delle due stelle del decimo scudetto è poco là dietro, pensano mentre si accampano davanti ai cancelli ancora chiusi. Il caldo è di quelli che si fa sentire. Scamiciati e sudati tracannano birra sin dal loro arrivo. Ma tutto si svolge nella massima sobrietà: per il Milan è solo una formalità, ed i tifosi questo lo sanno.
Sarà una passerella di novanta minuti. Poi tutti giù sul prato del “Bentegodi-San Siro 2 “ a festeggiare il sogno delle due stelle come l’odiata Juventus, che da tempo le possiede.
I dati ufficiali dicono 25.000 i tifosi rossoneri, 15.000 i tifosi gialloblù. Scoppiettio di petardi, lancio fumogeni e fiaccole accese.
“ Vinceremo, vinceremo, vinceremo il tricolor “ cantano i meneghini, “ Alé Verona, Alé Verona, alé, alé, alè “, rispondono i nostri. Nessuno dei milanesi intona l’ormai rituale “Verona, Verona, vaff……”, tanto ormai è una pura formalità:: “ volesemo tutti bbene (alla romana)”.
A proposito la Juventus è sotto er Cupolone a giocare uno scopone scientifico con la Roma.
Le intenzioni di Mister Cadé sono quelle di piazzare Battistoni, stopper, su Bigon, mentre Nanni dovrà arfiare (fiatare) sul collo dell’imprendibile Chiarugi, e Busatta dovrà intrattenere Gianni Rivera, in amabile conversazione.
Il terreno è in ottime condizioni. Puntuale, come il destino, il signor Monti di Ancona fischia l’avvio della contesa. Il Verona da subito è pimpante, mentre il Milan balbetta. L’undici di casa corre, il Milan cammina (forse il caldo e la stanchezza?). Al 16’ Bergamaschi imbecca Zigogol, che si beve Anquilleti, crossa al centro, dove puntuale come il tempo, c’è la testa celliniana di Sirena per il goal dell’1-0.
15.000 gioiscono e 25.000 ammutoliscono. Poi al minuto 26 c’è la triangolazione vincente di Luppi, Zigoni per Busatta, che infila il pallone del 2-0.
Scoramento tra i tifosi rossoneri, ma subito rincuorati perché la Juventus contemporaneamente ha beccato la scopa dell’1-0 ad opera del giallorosso Spadoni. Nuovamente vessilli milanesi a garrire al vento (ma poi c’era il vento?). Passano che soli tre minuti, ed ancora il Verona la fa grossa: Sirena appoggia su Busatta, c’è il solito rimpallo e la palla finisce dritta dritta tra i piedi di Luppi, che lascia partire la stecca del 3-0 (c’è stata una complice deviazione di stinco di Sabadini). Che caldo fa.
Ma quattro minuti dopo Rosato su un rinvio mal riuscito di Mascalaito fa secco il nostro portiere 3-1. Si va al riposo. Fa sempre più caldo (dalla parte milanista). Molti di loro piangono, molti dei nostri sorridono, anzi se la ridono: “Loro gli dei del calcio, noialtri i poareti del balon “.
Inizia la ripresa. Intanto al 12’ dalla capitale giunge la notizia che la Juventus ha pareggiato grazie a quel Coniglio bagnato (lo avevano soprannominato così a Milano quando vestiva rossonero) di Josè Altafini: è l’1-1 che vale l’aggancio. E’ il 25’ quando Luppi lanciato dallo scatenato Bergamaschi fa fesso Zignoli, concludendo da posizione angolata per il 4-1. Quattro minuti dopo, al minuto 29, il terzino Cozzi, subentrato a Nanni al 34’ del primo tempo, lancia la palla a Busatta che, prontamente, scarica a rete. Ed è il 5-1. E, come sempre, c’è il premio di consolazione, infatti il Verona, ormai pago ed inebriato dai goal, lascia ai rossoneri l’onore delle armi per il 5-2, che si concretizza al 38’. Mancano ormai che sei minuti alla conclusione, ed il Milan, pur leccandosi le ferite, sa già che dovrà spareggiare con la Juventus. Ma al 42’ Cuccureddu scarica a rete con la potenza che gli è congeniale il pallone del 2-1: è il trionfo bianconero del quindicesimo scudetto, conquistato alla chetichella in punta di piedi, senza trionfalismi. Poi ancora Bigon, che la 46’ accorcia ulteriormente le distanze: è il 5-3 della fatal Verona.
“Manco mal che i dovea essar comprensivi, se i xera rabiadi i ne sepeliva in campo “, ha sussurrato paron Rocco mentre scendeva negli spogliatoi (Meno male che dovevano essere comprensivi, se fossero stati arrabbiati ci avrebbero sommerso).
Mentre il Commenda, da buon affarista qual è, sembra aver chiesto a Buticchi “ Albin, quel sampan che t’è portado da milan par festegiar, possito vendarmelo, a bon presso naturalmente, par brindar co’ i mei butei, tanto ti nol te lo bevi pì ? “ (Albino, quello champagne che hai portato da Milano per festehhiare, potresti vendermelo, a buon prezzo naturalmente, per brindare con i miei ragazzi, tanto tu non lo bevi più).
Sia ben chiaro se glielo avesse veramente detto, lo avrebbe fatto con la mano sul cuore, mentre gli rifilava l’incontenibile Bergamaschi.
E, così, il Milan alle Cinque de la tarda salì mestamente sul pulmann-salotto, dal costo di cento milioni di lire, per fare ritorno sotto la Madunina, per ricevere la benedizione di Padre Eligio.
PS. Sei anni prima Cadè, quando allenava il Mantova, aveva tolto lo scudetto all’Inter, sempre all’ultima giornata, per regalarlo, indovinate a chi?: alla Juventus.
E, poi no c’è da incazzarsi.
P.S. Da sportivi un “In bocca al lupo” ai milanesi…ma attenti alle distrazioni, perchè l’Hellas non perdona!