RUOTE D’ORO – Gold Wheels – Capitolo n. 40
Di Roberto Gerosa – Redazione Verona Area1 Trentino/AA
Oggi probabilmente non ne saremmo meravigliati ma, a quell’epoca, nell’immediato dopoguerra, il sesso femminile era ben lontano dal mondo delle corse in veste di pilota nonostante avesse ottenuto il diritto di voto (1946). Le donne proprietarie di un’auto sportiva si contavano su una mano in quanto era necessario disporre di cospicui mezzi finanziari.
Questa Signora, nata a Napoli nel novembre del 1926, fu la prima donna a qualificarsi ad un Gran Premio di Formula 1. Soprannominata “pilotino”, di corporatura esile, circa 45 kg, era una ragazza bene proveniente da una nobile famiglia con il padre conte, proprietario di una Società elettrica in Campania e di alcuni cavalli con cui la giovane ventenne Maria Teresa praticava equitazione. Si dice che, stanca di essere presa in giro dal fratello maggiore che la considerava una “schiappa” alla guida dell’auto, per ripicca abbandonò l’elegante gonna e iniziò partecipando e vincendo, con la sua Topolino, ovviamente elaborata, la “Salerno-Cava dei Tirreni” nel 1948. M. Teresa partecipò nello stesso anno, al “Giro di Sicilia”, con una Fiat 1100 ma si dovette ritirare causa di un guasto meccanico mentre, nel 1950, sempre al “Giro di Sicilia” si classificò al 4° posto dopo aver corso per 11 ore sotto la pioggia. Seguirono altre gare con buoni risultati, decise poi di abbandonare definitivamente i cavalli a favore delle auto da corsa. Una “prima donna” in un mondo essenzialmente maschilista.
Nel 1954 la sua partecipazione al Campionato Nazionale per auto sportive e le conquiste ottenute nei vari circuiti italiani, la fecero notare da Maserati che la assunse come collaudatore (test-driver). Essere una donna al volante di un’auto da corsa era già un privilegio, figurarsi essere al volante di un’auto da Formula 1!
Nella pista dell’azienda Maserati, svolgendo il compito di collaudatrice, conobbe Juan Manuel Fangio (1911/1995) pilota della Maserati con cui nacque una sincera quanto profonda amicizia. Fangio, notando negli occhi della De Filippis un interesse particolare verso le auto da corsa, iniziò nel darle dei consigli su come meglio approcciare certe gare. Non dimentichiamoci che Fangio fu campione mondiale di Formula 1 negli anni 1951, 1954, ’55, ’56, ’57, soprannominato El Chueco per le sue “gambe storte” ai tempi in cui giocava al calcio, disputò 52 Gran Premi vincendone 24. Non era certo uno sprovveduto!
Alla De Filippis, dopo il ritiro dalla Formula 1 di Fangio e della stessa Maserati, fu possibile, con altri piloti, usare le auto dell’azienda però a proprio carico economico perché a quei tempi non vi era una grande diffusione di sponsor.
Nel maggio del 1958 esordì in Formula 1, al Gran Premio di Monaco, con la Maserati 250 F che aveva guidato Fangio, il pilota che, oltre ai consigli, le aveva insegnato a pensare come un pilota. Una nota curiosa, a proposito di maschilismo, fu quella che si vide rifiutata la sua iscrizione al Gran Premio di Francia con la motivazione che la Francia è il Paese delle belle donne dove le stesse nascono e non muoiono e che l’unico casco indossato dalle donne era quello del parrucchiere. Non oso pensare se questo dovesse accadere ai tempi nostri… La De Filippis lasciò il mondo delle corse a seguito della morte di alcuni amici piloti ed in particolare quella del francese Behra nel 1959. Dopo una lunga carriera, diverse onorificenze come presidente onorario del Maserati Club, Vice dell’International des Anciens Pilotes de F1 e come parte del Comitato d’onore Mille Miglia, ci ha lasciato nel gennaio del 2016.
“Amici con i quali avevo macinato chilometri, vivendo insieme tra Europa e Sud America circondata dal loro affetto, spesso vittima dei loro scherzi, l’amica vera, la piccola da proteggere, il pilotino pieno di gioia di vivere d’allegria. Non avrei più saputo ridere come prima senza di loro ed è finita così, con l’addio alle corse” -M.T. De Filippis-
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3 Comments
Silvano Quintarelli
Come sempre elogiamo le virtù narrative di Roberto Gerosa, questa volta accompagnate dal valore aggiunto di una sincera sensibilità per le quote rosa (ben visibile fin da subito nel colore di fondo su cui campeggia il testo) e da una attenzione non retorica, non plateale per la questione femminile.
Oliver
Molto buono
Interesting story
Hello Roberto
Oliver
Flavio Orlandi
Grazie Roberto per avermi fatto scoprire questa bella storia di cui non ne ero a conoscenza. Come sempre grazie per per l’impegno e la dedizione che dedichi per questo lavoro.