Avrebbe potuto fare di più se non fosse stato bersagliato dagli infortuni
Andrea Benvenuti non lo si può definire di certo un uomo fortunato, avendo subito nella sua carriera d’atleta una serie interminabile d’incidenti, che alla fine lo ha costretto ad un anticipato ritiro dalle scene sportive, di cui era protagonista.
Chi non ha più davanti agli occhi quell’immagine di felicità, che esprime a braccia aperte, mentre taglia il traguardo degli 800 metri nella finale di Helsinki del Campionato d’Europa, laureandosi così campione continentale?
Come sempre accade, quando ci sono appuntamenti importanti dell’Atletica Leggera, regina per antonomasia dello sport, davanti al video ci sono milioni di spettatori appassionati a rimirare quei campioni, grandi o piccoli che siano, soffrire le pene dell’inferno per conquistare l’alloro della vittoria.
Anche quella volta, di sicuro, erano in molti a gustarsi e soffrire idealmente assieme all’atleta veronese in quei 800 metri che valevano il primato Europeo del 1994.
Atleta dotato di grandi mezzi tecnici e di grande classe, Andrea già all’età di 15 anni conquistò il suo primo titolo di “cadetto” sulla misura dei 600 metri, questo accadeva nel 1984; due anni dopo bissava il successo con la conquista di un nuovo titolo, questa volta però sugli 800, nella categoria “ Allievi “.
Poi, l’anno successivo, s’impone, sempre tra gli Juniores, nel campionato italiano “indoor”.
Vicino a lui c’è Gianni Ghidini, suo allenatore, che gli svela i segreti della specialità. E lui di questo ne farà tesoro nel prosequio della sua carriera.
Nel ’91 è campione assoluto indoor e, nel febbraio dello stesso anno, è chiamato finalmente in azzurro.
Il ’92 lo vede riconfermare quel titolo conquistato dodici mesi prima, mentre alle Olimpiadi di Barcellona giunge quinto nella finale degli 800. Lo stesso anno ottiene la terza miglior prestazione italiana di sempre sulla sua distanza preferita.
Cominciano i primi guai: una microfrattura, siamo nel ’93, da stress in batteria ai Mondiali di Stoccarda sono il campanello d’allarme di ciò che saranno le sue future tribolazioni. Ma il ragazzo ha carattere e non demorde, anzi verso la fine dell’anno la sua ripresa è sotto gli occhi di tutti.
Helsinki, stadio olimpico Paarvo Nurmi, il redivivo Benvenuti è entrato nella finale degli 800 in compagnia dei più temibili campioni continentali della specialità.
La sua presenza, a questa gara che assegnerà l’alloro europeo, è la conferma che quando sta bene, Andrea, è lì in prima fila a contendersi il titolo con i migliori, campione tra i campioni.
La descrizione più avvincente di quella gara è dell’inviato di Tuttosport, Guido Alessandrini, presente quel giorno nella capitale finlandese: “ Esattamente 365 giorni per costruire un piccolo capolavoro. La sera del 14 agosto 1993 Andrea Benvenuti crollava sulla pista dello stadio di Stoccarda, all’uscita della seconda curva, nella batteria dei mondiali; il piede sinistro era rotto il sogno iridato era svanito.
Il 14 agosto 1994 Andrea ha tagliato il traguardo a braccia larghe e con un urlo liberatorio: campione d’Europa.
In mezzo, c’è una tormentata storia di dubbi, perplessità, nuovi infortuni, speranze, faticosi recuperi e, soprattutto, volontà di farcela…..”
Poi, dopo l’acuto europeo, l’inesorabile ruota della sfortuna gli gioca contro, relegandolo sempre più, suo malgrado, nel cantone dei ricordi.
Resta comunque il primo azzurro, nella storia dell’atletica leggera, a cingere la corona di campione europeo degli 800 metri piani.
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